Industriale antifascista, all’inizio degli anni Venti ospita nella sua casa dirigenti sindacali, socialisti e comunisti braccati dalla polizia e dagli squadristi fascisti. Nel 1935 viene arrestato a Milano per aver partecipato ad alcune riunioni “sovversive” ma viene rilasciato senza subire danni. Nel 1938, rifiutando di aderire all’Associazione industriale fascista, lavora come rappresentante alle dipendenze della società Ilva. Nello stesso tempo continua la sua attività cospirativa, riuscendo a sfuggire alle frequenti ondate di arresti. Nel 1939 fornisce un’attiva collaborazione per gli aiuti ai repubblicani spagnoli. Il 20 luglio 1939 si iscrive al Partito comunista genovese. Dopo il 25 luglio 1943 la sua casa diventa ancora rifugio di numerosi
ex detenuti politici appena liberati e, in seguito, anche di alcuni massimi dirigenti politici. È inoltre attivo nel portare aiuto agli ex prigionieri alleati, fuggiti dai campi di concentramento.
La sua attività non conosce soste: procura i caratteri per l’impianto di una tipografia clandestina a Pontedecimo, fornisce assistenza per l’affitto di appartamenti clandestini a Genova, per forniture di materiali e viveri alle formazioni partigiane e somme di denaro per le necessità della lotta.
Prosegue nella sua attività di organizzazione e sostegno finché, il 1° novembre 1944, cade in mano alle Brigate nere. Pesantemente interrogato e torturato alla Casa dello Studente, viene poi deportato nel campo di concentramento di Mauthausen dove muore a poche settimane dalla fine della guerra.
Fonte: Gimelli, Franco, Battifora, Paolo, "Dizionario della Resistenza in Liguria", DeFerrari Editore, Genova 2021, p.255