Partigiano della 818° Brigata Garibaldi Sap "Rissotto", VI Zona Operativa Liguria. Fucilato il 24 marzo 1945, è uno delle cinque vittime dell'eccidio di via Rocca dei Corvi avvenuto a Genova - Fegino tra il 22 e il 25 marzo 1945. Le vittime periscono in seguito alle torture subite.
Nel Fondo DV, Busta 2, Fascicolo n.1 "Eccidi dei partigiani - Rocca dei Corvi, Fegino" conservato presso l'Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell'Età Contemporanea - ILSREC - di Genova è reperibile una breve biografia relativa a tale partigiano. Essa viene di seguito riportata testualmente.
"Il 24 marzo 1945, SS italiani e tedeschi entrarono in casa del partigiano Macciò Sebastiano per procedere al suo arresto. Prontamente egli si gettò dalla finestra mettendosi in salvo. I nazisti, con la consueta vigliaccheria, dopo aver devastato la casa trassero in arresto, come ostaggio, la madre del Macciò [...]. In seguito mandarono a chiamare lo zio del Macciò, Cavo Giuseppe, che fu trattenuto come ostaggio al posto della madre che venne scarcerata. [...] L'accaduto intanto s'era diffuso per tutta la delegazione; non appena ne pervenne a conoscenza, il Macciò si consegnò agli sgherri nazisti. Da allora di lui non si seppe più nulla. I tedeschi comunicarono la consueta formula, divenuta purtroppo chiaro segno di sventura: "E' stato inviato al lavoro oltre Po". Orrendamente mutilato (gli erano stati strappati perfino gli occhi) il corpo del valoroso partigiano fu trovato il 28 aprile 1945 nella fossa comune di via Rocca dei Corvi, a Fegino, luogo di tortura scelto dalle belve naziste italiane tedesche, forse perché avevano trovato nella denominazione di tale via la simbolizzazione del loro feroce animo di carnefici".