Ministero della Cultura Popolare

  • Storia

    Il Ministero della cultura popolare è stato un ministero del governo italiano con compiti riguardanti la cultura popolare e l'organizzazione della propaganda fascista. Sin dall'epoca fu anche noto con l'abbreviazione di MinCulPop, tuttora usata anche in senso ironico o dispregiativo.

    L'antesignano del Ministero può essere considerato l'Ufficio stampa della Presidenza del Consiglio, istituito nel 1922 con il compito di diffondere i comunicati ufficiali del regime fascista. Venne rinominato nel 1925 Ufficio stampa del Capo del governo. Con r.d. 6 settembre 1934, n. 1434, il predetto ufficio fu trasformato in Sottosegretariato di Stato per la stampa e la propaganda, composto di tre direzioni generali: stampa italiana; stampa estera; propaganda. Con r.d. 18 sett. 1934, n. 1565, fu istituita una quarta direzione generale per la cinematografia. Il nuovo sottosegretariato, con r.d.l. 21 nov. 1934, n. 1851, assunse altresì le competenze del commissariato per il turismo, per l'occasione trasformato in direzione generale.
    Con r.d. 24 giu. 1935, n. 1009, il sottosegretariato divenne Ministero per la stampa e la propaganda. Con r.d.l. 24 sett. 1936, n. 1834 fu introdotta una nuova direzione generale, quella per lo spettacolo, e furono posti alle dirette dipendenze del ministero diversi enti e istituti, in particolare:

    • l'Istituto Luce
    • l'Ente nazionale per le industrie turistiche (ENIT);
    • l'Istituto nazionale del dramma antico (INDA);
    • la Discoteca di Stato;
    • gli enti provinciali per il turismo;
    • il comitato per il credito alberghiero.

    Con r.d. 27 maggio 1937, n. 752, il ministero assunse la denominazione di Ministero per la cultura popolare. Il primo titolare del dicastero fu Dino Alfieri. Nonostante avesse concentrato tutti i suoi sforzi nella propaganda bellica, il Ministero della cultura popolare non poté fare nulla per evitare il peggioramento e la crisi della situazione italiana in guerra, soprattutto a partire dal 1942, e il conseguente sviluppo nella popolazione di un sentimento di avversione verso il regime. Dal 1942, infatti, gli italiani presero maggiore consapevolezza del fatto che i valori di sacrificio e privazione affidati dal fascismo alla guerra e che univano i singoli individui in comunità non li avrebbero comunque condotti alla vittoria, poiché ci si scontrava con la superiore capacità tecnica e produttiva degli anglo-americani. Per questo motivo si ebbe il crollo dei valori affidati dal regime alla guerra e ciò a sua volta provocò il crollo del senso di appartenenza nazionale che proprio su questi valori si basava. Tale venir meno del senso di comunità nazionale degli italiani è testimoniato, ad esempio, dalle canzoni in cui il pronome plurale noi venne sostituito dal singolare, come simbolo del fatto che la guerra non riguardava più la comunità ma era una guerra personale, di chi aveva perso il proprio figlio o voleva riabbracciare la propria moglie. Anche l'immagine che gli italiani avevano degli americani cambiò. Il fascismo li aveva presentati come nemici la cui società era basata sulla corruzione, sulla violenza, sull'individualismo, sull'unico valore della ricchezza. A partire dal 1942, gli italiani cominciarono a vederli più come liberatori, a riporre in loro sentimenti di fiducia e amicizia e a sostituire i valori di sacrificio e povertà propagandati dal regime con quelli americani di ricchezza e benessere.
    Nel 1943, dopo la caduta del fascismo e la costituzione della Repubblica Sociale Italiana (RSI), quest'ultima ebbe un proprio Ministero della cultura popolare con sede a Salò; la titolarità fu assegnata a Ferdinando Mezzasoma. Con d.lgt. 3 luglio 1944, n. 163 (governo Bonomi II), il ministero fu soppresso e ad esso subentrò un sottosegretariato per la stampa e le informazioni alle dipendenze della Presidenza del Consiglio, il quale, con d.lgt. 12 dicembre 1944, n. 407, venne modificato in sottosegretariato di Stato per la stampa lo spettacolo e il turismo, a sua volta soppresso con d. lgt. 5 luglio 1945, n. 416. Il ministero aveva l'incarico di controllare ogni pubblicazione, sequestrando tutti quei documenti ritenuti pericolosi o contrari al regime e diffondendo i cosiddetti ordini di stampa (o veline) con i quali s'impartivano precise disposizioni circa il contenuto degli articoli, l'importanza dei titoli e la loro grandezza. Più in generale, il ministero si occupava della propaganda, quindi non solo del controllo della stampa. Altro compito importante fu quello della promozione del cinema di propaganda fascista.

    Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Ministero_della_cultura_popolare