Presidente dell'Egitto, nato nel 1928 a Kafru I- Musilha, è fra i maggiori fautori, all'interno del mondo arabo, di una riconciliazione con l'occidente e di una risoluzione di pace con Israele. Oggi, è riconosciuto tra i più stretti alleati di Washington e fra i più efficaci e tenaci mediatori tra palestinesi e israeliani e fra Israele e altri stati arabi (in particolare Siria e Libano). Nasce a Kafru I- Musilha, in Egitto, nel 1928, in una famiglia dell'alta borghesia. Riceve un'educazione militare frequentando prima, in Egitto, l'Accademia militare nazionale e l'Accademia aeronautica e poi, in Unione Sovietica, l'Accademia di Stato maggiore. All'età di ventidue anni si arruola nell'aeronautica, iniziando, così, una carriera militare che durerà per oltre due decenni e che lo farà giungere ai vertici delle gerarchie delle forze armate. Diviene, infatti, capo di stato dell'aeronautica nel 1969 e comandante in capo nel 1972.
Durante gli anni della presidenza di Anwar Sadat ricopre incarichi militari e politici: oltre ad essere il più stretto consigliere dello stesso presidente egiziano, viene nominato viceministro della guerra e, nel 1975, vicepresidente.
Il 13 ottobre 1981, una settimana dopo l'uccisione di Sadat, viene eletto presidente dell'Egitto. Al suo insediamento in carica, dichiara che perseguirà la medesima linea politica del suo predecessore, continuando a favorire la riconciliazione con i paesi occidentali e con Israele, con il quale il 26 marzo 1979, a Washington, l'Egitto aveva siglato un trattato di pace.
Mentre in politica estera tenta di rimanere in una posizione di sostanziale imparzialità tra le grandi potenze e di migliorare i rapporti con gli altri paesi arabi, in politica interna adotta riforme economiche, favorisce la libertà politica (come il permesso concesso alla Fratellanza musulmana di accedere al Parlamento) e quella di stampa.
Viene rieletto nell'ottobre 1987. In questi anni la questione che più richiederà la sua attenzione e il suo impegno è quella riguardante il terrorismo dei militanti islamici, strettamente connesso con i problemi economici che attanagliano il paese. Mubarak decide di applicare misure meno forti per reprimere questo fenomeno rispetto a quanto non sia fatto in altri stati arabi (come Siria o Tunisia) e si concentra, invece, maggiormente sulle misure che possano favorire la crescita economica del paese.
In politica estera, in tale periodo, appoggia le sanzioni applicate dalle Nazioni Unite contro l'Iraq dopo l'occupazione del Kuwait del 1990.
Nuovamente eletto nel 1993, dichiara che non si ripresenterà per le elezioni del 1999, invece alle elezioni presidenziali del 26 settembre 1999 è lui l'unico candidato. Riceve pesanti critiche da parte delle forze di opposizione come mai si era verificato in precedenza in Egitto. I suoi avversari contestano i risultati della sua politica, in particolare l'alto tasso di disoccupazione e i sempre più stretti legami con Israele. Mubarak, infatti, oltre ad essere stato a lungo un importante sostenitore di Arafat è stato anche fra i primi a dare il proprio appoggio al primo ministro israeliano Ehud Barak. Inoltre non riconoscono la validità del referendum che nel settembre '99 gli ha consentito di farsi affidare per la quarta volta il mandato di presidente e pretendono nuove elezioni con maggiori garanzie democratiche.
Alla fine del dicembre 2000, a tre mesi dall'inizio della crisi che, tra scontri e attentati, ha provocato la morte di oltre 350 persone, per massima parte palestinesi, invita a colloqui separati il dimissionario primo ministro israeliano Ehud Barak e il leader palestinese Yasser Arafat <../pro/062.htm>, proponendo anche un summit a Sharm el- Sheikh per discutere il piano di pace formulato dall'uscente presidente statunitense Bill Clinton <../pro/061.htm>. Il progetto, però, non ha buon esito.