Negarville, Osvaldo <5 giugno 1908 - 13 gennaio 1978>

    Data di esistenza

    Data di nascita : 5 giugno 1908

    Data di morte: 13 giugno 1978

  • Luogo di nascita

    Buttigliera Alta (Torino)

  • Biografia

    "Nacque a Buttigliera Alta (Torino) il 5 giugno 1908. Di famiglia operaia, dopo le scuole elementari divenne meccanico, trovando lavoro nelle fabbriche di Torino e partecipando fin da ragazzo alle lotte politiche e sindacali. Più giovane di tre anni del fratello Celeste, si formò alla stessa scuola di socialismo, nell'ambiente "sovversivo" del rione di Borgo San Paolo, dove affermò le sue caratteristiche di "quadro" rivoluzionario prima tra la gioventù socialista e, dopo la scissione di Livorno e la formazione della Federazione giovanile comunista d'Italia, distinguendosi in questa organizzazione. Fu, sino alle leggi eccezionali del 1926, uno dei più validi elementi dirigenti della Fgci, tra i protagonisti della trasformazione politica e organizzativa dei "giovani" che, negli anni 1923-1925, accompagnò la formazione del nuovo gruppo dirigente del partito comunista; in particolare, N., che lavorava in quel periodo allo stabilimento Lancia, riuscì a dare impulso e sviluppo alla costituzione delle cellule d'officina, raggiungendo risultati che avrebbero dimostrato tutta la loro importanza in seguito, quando il partito sarebbe stato costretto all'illegalità. Arrestato una prima volta nel marzo del 1927 ad Abbadia di Stara, con altri militanti della Fgci, fu dopo poco rilasciato "per non provata reità". e rimpatriato a Torino, ove riprese l'attività politica illegale, riuscendo a sfuggire alla vigilanza della polizia finchè, per ordine del partito, non espatriò clandestinamente nell'agosto del 1934, raggiungendo a Parigi il fratello Celeste.
    Allo scoppio della guerra civile spagnola, N. fu inviato dal partito in Spagna tra i primi, nel luglio 1936, come rappresentante del comitato italiano antifascista, svolgendovi una preziosa attività organizzativa in vista della creazione delle Brigate internazionali. L'anno successivo fu incaricato di una missione in Italia, nel corso della quale cadde nelle mani della polizia mentre, dopo aver toccato diversi centri della penisola per ritessere le fila della lotta clandestina, si trovava a Pisa. Il Tribunale speciale lo condannò a 18 anni di carcere; tradotto alla casa penale di Civitavecchia, vi trascorse, con altri antifascisti tra cui G. C. Pajetta, S. Cacciapuoti, V. Foa, gli anni che precedettero il crollo del fascismo. Liberato dopo il 25 luglio 1943, raggiunse Torino con Pajetta per organizzare la lotta armata, e divenne in seguito comandante di brigata in Piemonte, dopo aver fatto parte del gruppo di Roma della direzione del Pci. Dopo la Liberazione, ha ricoperto incarichi direttivi nel partito, continuando l'attività politica a Roma e a Torino. (R. Martinelli)".

    Altre notizie dalla sua autobiografia conservata nel fondo Garelli:
    Impiegato. Nel partito dal 1924 (giovani). Comitato federale dei giovani comunisti 1924-1927.
    1934-1936: scuola leninista a Mosca fino al 1936
    1943: Comitato federale torinese
    1945-1946: Segreteria Federazione torinese
    1946-1948: segretario della Federazione di Bergamo
    1948-1951: segretario della Federazione di Pavia

    Ulteriore indicazioni si possono trovare su: https://www.anpi.it/donne-e-uomini/1575/osvaldo-negarville:  "Nato a Buttigliera Alta (Torino) il 5 giugno 1908, deceduto a Torino il 13 gennaio 1978, operaio, dirigente comunista. Fratello minore di Celeste Negarville, aveva, da ragazzo, lavorato alla Lancia di Torino come operaio metallurgico. Tra il 1923 e il 1925 fu tra gli organizzatori dei giovani comunisti nel capoluogo piemontese e, dopo la proclamazione delle "leggi eccezionali" fu arrestato per il suo impegno politico. Processato e assolto nel 1928 per "non provata reità", nel 1934 sposò Emma Bronzo (che aveva qualche mese più di lui e che l'avrebbe poi affiancato nella lotta antifascista prima col nome di battaglia di "Rosetta" e poi, durante la Resistenza, con lo pseudonimo di "Franca"). Con Emma, Osvaldo raggiunse Celeste Negarville a Parigi. Di lì passò, due anni dopo, in Spagna per rappresentare il Partito comunista nel Comitato italiano antifascista. Rientrato, nel 1937, clandestinamente, in Italia e caduto nelle mani della polizia fascista a Pisa, Osvaldo fu condannato a 18 anni di reclusione. Irriducibile, nel carcere di Civitavecchia fu anche sottoposto al "letto di contenzione", ma i fascisti non riuscirono a piegarlo (così come non piegarono "Rosetta", che si mantenne facendo la sarta e che durante la guerra civile raggiunse per quattro volte clandestinamente la Spagna, prima di essere arrestata e assegnata per 5 anni al confino a Ventotene). Riacquistata la libertà alla caduta del fascismo, Osvaldo Negarville tornò a Torino e riprese nel capoluogo piemontese il suo impegno democratico entrando nell'Esecutivo del CLN regionale piemontese e, organizzando, dopo l'8 settembre, le prime iniziative di lotta armata contro i nazifascisti. Raggiunte le forze della Resistenza in montagna, al momento della Liberazione Osvaldo Negarville era commissario politico della IV Zona Piemonte, che comprendeva le formazioni partigiane del Canavese e della valli di Lanzo, di Susa e Chisone (mentre "Franca" era attiva a Torino nei Gruppi di difesa della donna). Nel dopoguerra, Negarville svolse vari incarichi per il suo partito a Torino, Bergamo e Pavia. Fu anche organizzatore degli "Amici dell'Unità".


     

  • Sito web


Fondi collegati