"Nacque a Torino il 28 marzo 1893 da famiglia operaia.
Dopo aver frequentato le scuole elementari, seguì i corsi serali di avviamento professionale, diventando falegname, mentre iniziava subito a lavorare, come operaio, in fabbrica.
Il quartiere in cui era nato - Borgo San Paolo - era uno dei più "rossi" di Torino, e O. si avvicinò prestissimo al socialismo, inserendosi in quell'ambiente e dimostrandosi un elemento di punta nell'azione e nella propaganda condotta dai giovani socialisti; iscritto alla Federazione italiana giovanile socialista sin dal 1911, partecipò in prima fila alle agitazioni antimilitariste che ebbero luogo l'anno successivo, e nel 1916, dopo essere stato membro della commissione esecutiva della sezione giovanile socialista, ne divenne il segretario. Senza identificarsi coi "rigidi", che rappresentavano a Torino la parte più intransigente della sezione socialista, O. si schierò, dopo il passaggio al Psi (1917), su posizioni di sinistra, e fu eletto, nel marzo, nella nuova commissione esecutiva. Intanto era già stato arrestato una volta, ed era considerato dalla polizia elemento di particolare pericolosità, soprattutto per i suoi legami con le masse operaie: così dopo i fatti dell'agosto 1917 fu di nuovo arrestato insieme con molti altri dirigenti socialisti. L'esperienza della rivolta popolare sarà decisiva nel condurre a maturazione le sue tendenze rivoluzionarie, e nel farlo avvicinare alla corrente dei "rigidi", indicandogli la necessità di un profondo rinnovamento del partito socialista, mentre, sul piano internazionale, l'influenza della rivoluzione russa si diffondeva e guadagnava rapidamente una parte consistente della classe operaia torinese.
Delegato al XV Congresso nazionale socialista (Roma, settembre 1918) per la corrente massimalista, e poi a quello di Bologna (ottobre 1919), O. si legò, durante le lotte del "biennio rosso", al gruppo dell'"Ordine nuovo", stabilendo rapporti di amicizia e di collaborazione particolarmente stretti con A. Gramsci. Durante l'occupazione delle fabbriche, operaio all'aeronautica Ansaldo, Tonin - con questo nome era popolarmente conosciuto tra le masse dei lavoratori d'officina - ebbe una parte di rilievo nell'organizzazione della lotta, e nell'approntare la difesa militare delle officine presidiate dagli operai.
Entrato nel Pci nel 1921, fece parte del direttivo della sezione torinese, svolgendo negli anni successivi un'intensa attività di organizzazione e di propaganda. Nel 1925 fu delegato all'Esecutivo allargato del Komintern, tenuto a Mosca tra il marzo e l'aprile; tornato in Italia, gli fu affidato il compito di segretario interregionale per il Piemonte e la Liguria, compito che svolse con grande impegno, rafforzando, nonostante le condizioni di semilegalità, l'organizzazione del partito. Al Congresso di Lione O. fu eletto membro del Comitato centrale; era ormai un "rivoluzionario professionale" tra i più sperimentati e capaci, e la polizia, dopo aver cercato di coinvolgerlo in una falsa accusa di terrorismo, lo arrestò nel settembre 1926, poco prima della promulgazione delle leggi eccezionali; con lui furono incarcerati centinaia di altri "quadri" comunisti, una parte dei quali sarà poi giudicata nel "processone" del 1928. O., con gli altri "interregionali", venne invece processato a parte, nello stesso anno, e condannato a 9 anni e 10 mesi, di cui 20 mesi di segregazione. Uscì dal carcere di Parma nel 1932 per amnistia, ma due anni dopo venne di nuovo processato, "perché affiliato ad un vasto movimento di riorganizzazione del partito comunista", e assegnato per tre anni al confino di polizia. Trasferito a Ventotene, venne denunciato e condannato a 8 mesi di arresto a Napoli, per aver partecipato a una protesta collettiva, scontati i quali fu di nuovo tradotto a Ventotene. Durante il periodo trascorso nell'isola, O. partecipò attivamente alla vita del collettivo comunista, mettendosi in luce agli occhi delle autorità come uno degli elementi più pericolosi. Nel 1937, finita di scontare la pena, rientrò a Torino, riprendendo l'attività politica clandestina.
Dopo la liberazione, fu di nuovo segretario della sezione S. Paolo di Torino; membro del consiglio di gestione della Nebiolo, consigliere comunale, assessore nell'amministrazione di sinistra, ricoprì anche la carica di consultore della risorta Alleanza cooperativa. Aveva intanto ripreso il lavoro in fabbrica che lasciò solo nel 1953; nel 1959 fu eletto segretario provinciale dell'Anppia. Vive a Torino."
(biografia scritta da R. Martinelli, in Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico 1853-1943, a cura di Franco Andreucci e Tommaso Detti, Roma, Editori Riuniti, 1978).
Oberti era sposato con Cesira Vacchieri, da cui ebbe due figli, Jole e Ezio.
Ha pubblicato la sua autobiografia Tutta una vita. (Ricordi di un militante) 1972-1975, e Lettere con Radio Mosca (redazione italiana), 1970-1974.
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Nome del sitoA. Oberti, Tutta una vita. Ricordi di un militante