La sua attività di antifascista inizia nel 1928, quando, operaia in una fabbrica tessile di Cusano Milanino, organizza uno sciopero e viene licenziata. Iscritta al Partito comunista, diventa dirigente della locale federazione giovanile. Impegnata nella distribuzione della stampa clandestina e nella raccolta di fondi per il Soccorso rosso, nel 1934 è arrestata, insieme ad altri sedici compagni di partito, e deferita al Tribunale speciale che la condanna a dieci anni di reclusione. Nel 1938 viene rilasciata per amnistia, ma è sottoposta a tre anni di vigilanza speciale. Impiegata nuovamente in una fabbrica tessile, riprende le sue attività cospirative. Dopo l'8 settembre è minacciata di morte ed è costretta a trasferirsi a Legnano, dove riesce ad organizzare gli scioperi delle operaie tessili della zona. Nuovamente ricercata dalle autorità fasciste, si sposta a Milano per la preparazione degli scioperi del marzo 1944. A fine mese arriva a Genova per impegnarsi nell'organizzazione dei →Gruppi di difesa della donna e delle Sap; inoltre è responsabile del lavoro femminile nella Federazione clandestina del Pci genovese. La sua attività diventa sempre più pericolosa, costringendola a spostarsi a Savona, ove rimane sino alla Liberazione. Nel dopoguerra continua la propria attività nell’Unione donne italiane e nell’Anpi.
Dizionario della Resistenza in Liguria, (a cura di) F. Gimelli, P. Battifora, De Ferrari, Genova, 2008