Nel 1922 l'ospedale Santa Croce di Cuneo incorporò l'Ospedaletto infantile Regina Elena (oggi di proprietà del Comune di Cuneo, che ne ha fatto la sede dei Giudici di Pace).
Storia dell'ospedale Santa Croce di Cuneo:
La data di fondazione dell’ospedale, che sarà poi intitolato alla Santa Croce, è il 16 maggio 1319, quando Guarnerio (o Giannetto) de Pozzolo, un terziario francescano, membro della Società dei Raccomandati della Beata Vergine Maria, istituì in locali di sua proprietà, nei pressi della porta dei frati di San Francesco, un ospedale “per ricevere e ospitare tutti gli infermi, i poveri e i pellegrini di qualunque parte” impegnandosi, “vita natural durante”, a servire nell’ospedale come “ospitaliere”. Vicino a questo ospedale vi era anche quello detto dei Poveri di Cuneo (“Hospitalis pauperum de Cuneo quod de Fraternitate Disciplinatorum vulgariter appelatur), gestito dalla Fraternità dei Disciplinati, che più tardi prese il nome di Confraternita di Santa Croce. Nella storia della Confraternita e dell’ospedale Santa Croce una data importante fu il 18 febbraio 1437, quando il Vescovo di Asti Alberto Guttuario, alla cui diocesi apparteneva Cuneo, decretò la concentrazione dei vecchi ospedali di San Giovanni e di Porta San Francesco nell’“Ospedale della Disciplina, volgarmente chiamato della Crociata, il quale da una Società di prudenti e devoti uomini Disciplinati della Crociata con cura sollecita è retto e con provvida diligenza governato, per cui in esso continua l’ospitalità dei poveri e infermi e l’elargizione di elemosine e altre opere di pietà”. I locali della Confraternita di Santa Croce hanno sempre occupato l’isolato delimitato dalle odierne vie Santa Maria, Santa Croce, Fratelli Vaschetto e Lungostura Kennedy. Dalla metà del XV secolo, la Confraternita di Santa Croce provvedeva anche all’assistenza dei bambini “esposti” (o “trovatelli”), abbandonati alla pubblica carità dai genitori che non potevano tenerli in famiglia, e forniva una dote alle ragazze povere che dovevano sposarsi. Nel 1445 la Confraternita decise la costruzione di un nuovo fabbricato dell’ospedale, a due piani, lungo l’attuale Lungostura Kennedy, lungo ben “22 trabucchi” (66 metri). Forse per mancanza di fondi, i lavori procedettero con molte interruzioni e terminarono solamente nel 1486. L’assistenza ai malati e ai pellegrini nell’ospedale era fatta a turno dai confratelli, mentre le consorelle della Crociata (le “Umiliate”) si occupavano di assistere le donne e i trovatelli. La Confraternita nominava un medico “fisico” o “maestro”, in possesso di laurea universitaria, e un “barberio” o chirurgo per le operazioni chirurgiche, che si eseguivano al letto dell’ammalato. La figura più importante era l’ospitaliere, che abitava con la famiglia nell’isolato dell’ospedale e riceveva una retribuzione; a lui competevano l’organizzazione e la gestione di tutti i servizi ausiliari, come cucina, lavanderia, riscaldamento, candele per l’illuminazione e pulizia dei locali. Per offrire gratuitamente le prestazioni sanitarie e assistenziali agli assistiti, la Confraternita spendeva i redditi delle offerte ricevute e del proprio patrimonio immobilitare (terreni e fabbricati), che crebbe nel corso dei secoli grazie a numerosi lasciti testamentari di benefattori. Per incarico di papa Gregorio XIII, mons. Gerolamo Scarampi compì una Visita Apostolica nella Diocesi di Mondovì (alla quale apparteneva Cuneo) e il 4 marzo 1583 fu verbalizzata la visita nell’ospedale Santa Croce: al primo piano vi erano “due ampie camere con venti letti; in una di esse c’è un altare. Nella camera inferiore ci sono sedici letti preparati. Ci sono inoltre altri cinque locali in cui vive l’ospitaliere con due persone di servizio, la moglie e la domestica. In questo ospedale vengono ricevuti i pellegrini, i malati, i feriti e gli esposti. Ai pellegrini viene fornito cibo e letto per tre giorni; ai malati, fino alla convalescenza, vengono fornite anche le medicine e a quelli che muoiono viene data sepoltura. Gli esposti vengono cresciuti (dandoli a balia e in affidamento familiare): le ragazze fino all’età di marito, i maschi finché non sono in grado di procurarsi il vitto; alle donne si dà anche un aiuto a titolo di dote”. Mons. Scarampi esaminò anche i registri contabili, verbalizzando che “tutti sono apparsi essere ben tenuti e fedelmente amministrati”. Per combattere l’usura, il 7 gennaio 1588 la Confraternita di Santa Croce inaugurò il Monte di Pietà, che prestava denaro al modico tasso d’interesse del 2%, su garanzia di un pegno di beni mobili. L’ospedale di Santa Croce amministrò il Monte di Pietà fino al 1920, quando lo passò alla Cassa di Risparmio di Cuneo e questa attività terminò l’11 novembre 1985, dopo quasi quattrocento anni di onorato servizio! A ottobre del 1658 il Vescovo di Mondovì, Mons. Michele Beggiamo, compì la visita pastorale a Cuneo, lasciando questa descrizione dell’ospedale Santa Croce: “L’ospedale dal medesimo nome di Santa Croce è retto da Officiali della Confraternita di Santa Croce. Compito della stessa istituzione è accogliere i pellegrini e somministrare loro cibi e materassi, accogliere i malati e i feriti, ai quali somministra le medicine fino alla convalescenza; provvede alla sepoltura dei morti, a nutrire i trovatelli fin quando sono in grado di procurarsi il cibo ed esercita gli altri compiti della carità. L’ospedale stesso ha un ospizio per i pellegrini e per i malati abbastanza capace; consta di parecchie stanze e locali e nel dormitorio superiore c’è un altare abbastanza fornito in cui, per comodità degli infermi, si celebra la messa parecchie volte l’anno. Si mantiene un Cappellano che somministra il viatico e l’estrema unzione; ha anche dei famigli (l’ospitaliere e i suoi collaboratori) per il servizio degli infermi”. Nel 1662 Giovenale Boetto disegnò un’accurata pianta di Cuneo “a volo d’uccello”, nella quale si vede l’isolato di Santa Croce, con le sue chiese, l’ospedale, i locali per i vari servizi e gli alloggi per il personale. A piano terra dell’ospedale vi erano le camere per i pellegrini, una camera per gli incurabili, la camera mortuaria, le abitazioni per l’ospedaliere, il seppellitore e il cappellano, la dispensa del massaro dei poveri, la camera del controllore delle scritture, il corpo di guardia, e la legnaia. Al piano superiore si trovavano il salone con i letti degli infermi, uomini da una parte e donne dall’altra parte, separati dall’altare per le celebrazioni religiose, la farmacia, le abitazioni del vice cappellano e del farmacista, le camere per il Monte di Pietà. Nel sottotetto vi erano i granai e i magazzini e, nel piano interrato, le cantine. Nell’isolato di Santa Croce c’erano anche il pozzo, alcuni cortili, l’orto e tre cappelle della Confraternita di Santa Croce, della Crociata di San Bernardino e della Compagnia delle Umiliate. Dal 1709 e al 1715 la Confraternita fece costruire la nuova (l’attuale) chiesa di Santa Croce, capolavoro del barocco piemontese, e dal 1732 al 1784 il nuovo ospedale, che rimase il principale ospedale di Cuneo fino al 1960. Per far posto ai due fabbricati furono demolite le costruzioni già esistenti e la nuova chiesa e l’ospedale occuparono l’intero isolato. Il progetto dell’ospedale reca la firma dell’architetto cuneese conte Vittorio Bruno di Samone, poi rivisto e integrato dall’architetto torinese Bernardo Antonio Vittone. Pianta del primo piano dell’ospedale (1769), con le due infermerie separate dalla cappella La Confraternita di Santa Croce fu estromessa una prima volta dalla gestione dell’ospedale dal governo francese voluto da Napoleone, dal 1801 al 1814. Con il ritorno dei Savoia, anche la Confraternita riprese la gestione dell’ospedale e del Monte di Pietà. Dal 21 dicembre 1836 nell’ospedale entrarono le Suore Vincenzine della Carità della Congregazione di San Giuseppe Benedetto Cottolengo. A metà del secolo scorso le Suore nell’ospedale Santa Croce erano un’ottantina, svolgendo anche funzioni di Capo Sala in vari reparti e ruoli direttivi nella Scuola per Infermieri. Poi, dagli anni Settanta, la Congregazione del Cottolengo ritirò progressivamente le suore dall’ospedale, finché nel 1984 anche l’ultima suora lasciò l’ospedale di Cuneo. Nel 1852 il medico primario Luigi Parola così descrisse l’ospedale: “L’ospedale di Santa Croce amministra annua rendita considerevole, di oltre 80 mila lire. L’edificio è di assai grandiosa architettura. Dividesi in due vasti piani che servono all’uso qui descritto. A pian terreno è la cucina, l’alloggio per diciotto monache di San Vincenzo de’ Paoli assistenti alle infermerie (reparti di degenza), una sala per dieci incurabili, un’altra per le autopsie dei cadaveri. Stanno al piano più elevato le infermerie, a foggia antica di grandi saloni, uno per ogni sesso, posti in buone condizioni igieniche, tanto per la spaziosità che li riempie a ogni bel grado di luce e di ventilazione, siccome anco pei caloriferi che ne regolano la più salubre atmosfera nell’inverno. Cento letti all’incirca sono preparati per il ricevimento degli infermi. Ma in gravissimi casi si fanno ascendere fino a 150. Il numero annuo degli infermi ricoverati si può calcolare da 1.500 a 1.800, e di questi due terzi soggetti a cura medica e un terzo a cura chirurgica. La sorveglianza e assistenza interna è amministrata, con soverchia spesa, oltreché dalle diciotto monache sopradette, da quattro o più infermieri, o persone addette al servizio, e da due portinai. Disimpegnano il servizio curativo un medico e un chirurgo in capo, nonché due medici e un chirurgo assistente. Si deve aggiungere ai medesimi un flebotomo (addetto ai salassi di sangue) e un farmacista che provvede eziandio di medicine i privati e altri stabilimenti (altri istituti d’assistenza)”. Nel XIX secolo la Confraternita di Santa Croce continuò a migliorare i servizi e le strutture ospedaliere, come risulta da questo sintetico elenco: costruzione dei bagni per i ricoverati (1854), impianto d’illuminazione a gas (1857), impianto di riscaldamento con i caloriferi (1860), nuova camera operatoria (1871), nuova lavanderia e asciugatoio della biancheria (1874), nuova farmacia in via Santa Croce, aperta anche al pubblico (1876), acquisto del Palazzo Samone in via Santa Croce, dove furono trasferiti gli uffici amministrativi e il Monte di Pietà, recuperando spazi in ospedale per i servizi sanitari (1882), laboratorio di analisi chimiche e microscopiche (1884), ambulatorio chirurgico e infermeria per i ragazzi (1886), sezione oftalmica (1887), sezione per la cura delle malattie sifilitiche (1888), nuova lavanderia a vapore con forno di disinfezione (1893). Corsie di degenza dell’ospedale, in una foto del secolo scorso La Confraternita di Santa Croce nel 1895 fu parzialmente estromessa dalla gestione dell’ospedale a seguito dell’applicazione della cosiddetta “Legge Crispi” del 1890: “Norme sulle Istituzioni Pubbliche di Beneficenza”, con la quale fu istituito un Consiglio d’Amministrazione di undici membri, dei quali sei (la maggioranza) erano nominati dal Consiglio comunale di Cuneo e gli altri cinque dalla Confraternita di Santa Croce. Nella prima metà del XX secolo, il bisogno di nuovi spazi per i reparti ospedalieri portò alla costruzione (1912 – 14) dei cinque padiglioni di “Villa Santa Croce”, nell’attuale corso Francia 10, per la cura dei malati infettivi e tubercolotici, e all’incorporazione (1922) dell’Ospedaletto Infantile “Regina Elena”, nell’attuale via Bassignano 10. Oggi i locali di Villa Santa Croce sono in uso alla Azienda Sanitaria Locale Cuneo1 e quelli di via Bassignano all’Ufficio dei Giudici di Pace. La Confraternita di Santa Croce fu nuovamente estromessa dal Consiglio d’Amministrazione dell’ospedale dal 1931, e ritornò a farne parte, con due rappresentanti, dal 1948. Nel 1953 il dott. Giovanni Falco, Segretario Capo dell’ospedale, pubblicò la monografia “L’Ospedale Civile di Santa Croce di Cuneo. Origini, Attività assistenziali, Sviluppo”, dalla quale ho tratto le seguenti informazioni: Il Santa Croce era l’unico ospedale di 2° categoria nella Provincia di Cuneo, con tre sedi: - sede centrale di Via Santa Croce dove “funzionano le sezioni Medica e Chirurgica con le relative sale operatorie, l’Istituto Radiologico, il Gabinetto di analisi chimico – batteriologiche, gli Ambulatori di Chirurgia e Medicina, il Pronto Soccorso e la Farmacia interna ed esterna”; - Ospedaletto Regina Elena dove “funzionano il reparto di Maternità, gli Ambulatori di Otorinolaringoiatria, di Oculistica, di Dermosifilopatica, di Odontoiatria e di Pediatria”; - Padiglioni di Villa Santa Croce dove “vengono curati i tubercolotici e gli affetti da malattie infettive”. In quegli anni il numero dei ricoverati era sensibilmente cresciuto e la durata media della degenza tendeva a ridursi, come risulta dal seguente prospetto: Anno Ammalati Giornate di presenza Media delle giornate di degenza per ricoverato 1933 1936 1940 1944 1948 1952 1.723 1.620 4.534 2.227 4.017 4.473 58.704 49.591 101.222 81.666 90.211 98.452 34 31 23 37 22 22 Personale in servizio: 1945 1953 Medici: Personale ausiliario: 15 18 24 59 All’inizio degli anni Cinquanta del secolo scorso, il Consiglio d’Amministrazione dell’Ospedale Santa Croce, considerata l’impossibilità di trasformare e ampliare il vecchio edificio settecentesco, decise la costruzione di un nuovo ospedale, mantenendo a Villa Santa Croce i reparti per gli infettivi. Fu scelta la zona di via Monte Zovetto, che allora era “completamente libera e aperta fino alla visione panoramica delle Alpi”, e facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici automobilistici e ferroviari. Il progetto dell’ing. Antonio Ferrero di Torino, che si avvalse della consulenza sanitaria del prof. Pino Foltz, Sovrintendente dell’Ospedale San Giovanni Battista della città di Torino, tradusse in pratica l’allora moderno concetto dell’ospedale generale “monoblocco”, con la netta distinzione delle zone di degenza dalle aree di cura e dagli ambulatori. La prima pietra fu posta il 10 luglio 1954, e il nuovo ospedale entrò in funzione nell’autunno del 1960, con la chiusura delle sedi di via Santa Croce e di via Bassignano (che ebbero altre utilizzazioni non sanitarie). Il più diffuso settimanale di Cuneo, “La Guida”, il 16 luglio 1960 non esitava a definirlo “Il più moderno ospedale del Piemonte”! Nel corso dei successivi decenni, l’ospedale fu ingrandito, mentre nel 1960 aveva una superficie coperta di 4.500 metri quadrati. Il personale era costituito da “oltre trenta sanitari, settanta suore infermiere e oltre centottanta unità di personale impiegatizio, ausiliario e inserviente. La capacità recettiva del nuovo complesso ospedaliero è cresciuta di molto rispetto ai 170 letti della vecchia sede, anche per venire incontro alle esigenze dell’assistenza mutualistica e per i progressi della tecnica e della medicina”. Con l’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale, in applicazione della legge n. 833 del 1978, fu soppresso il Consiglio d’Amministrazione dell’ospedale Santa Croce, e quindi ebbe definitivamente termine anche la partecipazione alla gestione della Confraternita di Santa Croce che l’aveva fondato. Oggi nell’Azienda Ospedaliera Santa Croce e Carle di Cuneo operano circa 2.300 dipendenti tra medici (circa 400), infermieri (circa 1150), altri operatori sanitari, personale tecnico – professionale e addetti al settore amministrativo, ai quali si deve aggiungere il personale dei servizi gestiti in convenzione con AMOS, Azienda Multiservizi Ospedali e Sanità. Dispone di circa 500 posti letto nell’ospedale Santa Croce e circa 180 posti letto nell’ospedale Antonio Carle di Confreria.
http://www.comune.cuneo.it/uploads/media/700_anni_dell_Ospedale_e_Confraternita_di_Santa_Croce_di_Cuneo.pdf