L'Osservatore Romano è un quotidiano in lingua italiana fondato nella Città del Vaticano il 1° luglio 1861 e qui edito. L'editore del quotidiano è il Dicastero per la comunicazione della Santa Sede. Non è un organo ufficiale della Santa Sede (ruolo ricoperto dagli Acta Apostolicae Sedis) in quanto ha una propria linea editoriale, ma è il giornale ufficiale della Santa Sede limitatamente alla pubblicazione di documenti ufficiali, della rubrica "Nostre Informazioni" e della rubrica "Santa Sede", ed è una delle tre fonti ufficiali di diffusione delle notizie riguardanti la Santa Sede, insieme alla Radio Vaticana ed a Vatican Media. Dà copertura a tutte le attività pubbliche del papa, pubblica editoriali scritti da esponenti importanti della Chiesa cattolica e stampa i documenti ufficiali della Santa Sede. Sotto la testata sono riportate due citazioni: la formula del diritto romano Unicuique suum (“A ciascuno il suo”) e l'espressione evangelica non praevalebunt (da intendersi: “[le porte degli Inferi] non prevarranno”) dal Vangelo di Matteo, 16, 18.
Il nuovo quotidiano venne fondato da due avvocati, il forlivese Nicola Zanchini ed il centese Giuseppe Bastia. Entrambi si erano trasferiti nello Stato Pontificio dopo i plebisciti di annessione con i quali le Legazioni pontificie erano passate definitivamente al Regno di Sardegna (marzo 1860). A Roma i due fondatori trovarono un appoggio politico in Marcantonio Pacelli (nonno del futuro papa Pio XII), dirigente del ministro dell'Interno. Con finanziamenti privati e con l'appoggio del Papa, nel 1861 il giornale poté vedere la luce. L'iniziativa dei due fondatori si incrociava con l'esigenza del governo pontificio di dare vita ad un giornale che rappresentasse autorevolmente la posizione della Santa Sede e che potesse contrastare efficacemente la stampa liberale. Il primo numero uscì a Roma il 1º luglio 1861, pochi mesi dopo la nascita del Regno d'Italia, avvenuta il 17 marzo 1861. Nel 1885, per decisione di papa Leone XIII, il Vaticano acquistò L'Osservatore Romano, che diventò quindi di proprietà della Santa Sede.
Nel febbraio del 1929 l'Italia e la Santa Sede ristabilirono normali rapporti diplomatici. La costituzione dello Stato della Città del Vaticano ebbe un effetto decisivo sull'Osservatore: dalla firma dei Patti Lateranensi non divenne più soggetto alla legislazione italiana sulla stampa. In novembre redazione e direzione vennero trasferiti all'interno della Città del Vaticano; da allora il giornale ha sede in Via dei Pellegrini. Negli anni Trenta si verificarono alcuni momenti di forte attrito con il regime fascista in merito a questioni concernenti la dottrina e la morale cattoliche. Il primo scontro si verificò nel 1931: Chiesa e regime si scontrarono sull'Azione cattolica e l'educazione dei giovani. Nel 1938 si verificarono ben tre episodi in cui il quotidiano della Santa Sede attirò gli strali del regime. A metà luglio fu pubblicato il Manifesto della razza. Il 28 luglio 1938, appena due settimane dopo, papa Pio XI disse chiaramente che «il genere umano, tutto il genere umano, è una sola, grande, universale razza umana», domandandosi poi «come mai, disgraziatamente, l'Italia abbia avuto bisogno di andare ad imitare la Germania». Il 13 novembre l'arcivescovo di Milano, cardinale Alfredo Ildefonso Schuster, nell'omelia domenicale confutò «l'erronea dottrina del razzismo», «una specie di eresia che […] costituisce […] un pericolo internazionale non minore del bolscevismo». L'Osservatore pubblicò il testo dell'omelia in prima pagina. Il gerarca nazista Goebbels chiese al governo la soppressione del giornale vaticano. Il 24 novembre L'Osservatore pubblicò ancora in prima pagina un'allocuzione dell'arcivescovo di Malines (Belgio), Jozef-Ernest Van Roey, di condanna «della dottrina del sangue e della razza». La pubblicazione di questa dichiarazione e dei pronunciamenti di altri autorevoli prelati irritò profondamente le autorità fasciste. Con l'ingresso dell'Italia nella seconda guerra mondiale (giugno 1940) gli spazi per l'Osservatore si ridussero: il regime fascista creò irti ostacoli (impossibilità di ricevere le agenzie estere, limitazioni nella tiratura), che ne ridussero alquanto la diffusione.
La stagione del Concilio Vaticano II (iniziata nel 1962) costituì una nuova prova per l'Osservatore, chiamato a diffondere le novità conciliari in tutto il mondo. Nel 2020 la stampa del quotidiano è stata sospesa per l'emergenza coronavirus dal 26 marzo al 3 ottobre. Durante questo periodo L'Osservatore è uscito in versione digitale ed è stato attivo il sito web.
Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/L'Osservatore_Romano#Storia