PCI Direzione per l'Italia occupata

  • Storia

    La Direzione del Pci per l’Italia occupata scrive ai Triumvirati insurrezionali e ai Comitati federali il 24 aprile 1945:
    "Cari compagni,
    la battaglia insurrezionale precipita verso la sua soluzione vittoriosa.
    Quello che ieri pareva ancora lontano, da un momento all’altro può diventare un fatto compiuto. Berlino occupata dalle truppe sovietiche, l’Esercito rosso congiuntosi con gli angloamericani, Bologna liberata e il Po raggiunto su largo fronte, possono determinare prima ancora che gli eserciti si avvicinino ai grandi centri del nord, un crollo generale del nemico […].
    Dobbiamo tendere tutte le nostre forze per provocare, per accelerare questo crollo, per portare l’insurrezione nazionale alla sua trionfale affermazione.
    Dobbiamo perciò realizzare con forza tutte le direttive già date per la disgregazione delle file del nemico, per obbligarlo a cedere le armi, a capitolare. Si diffonda il più largamente possibile l’intimazione: “O arrendersi o perire!”. Si faccia di tutto per ottenere delle rese di presidi, di unità, di caporioni nazifascisti. […].
    Ma tutto questo non basta più. Bisogna portare tutta questa azione su un piano superiore di lotta di massa.
    Nelle fabbriche, negli uffici, nelle aziende, non si deve più lavorare. […] Comizi, scioperi, manifestazioni di strada, dimostrazioni davanti a podesterie e prefetture, sedi nazifasciste, devono essere organizzati in tutti i modi per imporre la resa al CLN, al Corpo volontari della libertà […]. Devono essere mobilitate soprattutto le masse operaie e popolari, le massaie e le donne, il popolo in generale. Queste manifestazioni devono impadronirsi delle strade e delle piazze e non più abbandonarle sino alla completa vittoria.
    Appena possibile, si deve cominciare a fare vedere i bracciali e le bandiere tricolori del CLN. […] Un accurato servizio di informazioni ci deve permettere di sapere di ora in ora quel che si passa nel campo nemico, quel che si progetta e si trama. Va da sé che d’ora innanzi dovremo mantenere un contatto permanente con tutti i movimenti del CLN al fine di concordare l’azione comune e di evitare anche sabotaggi e manovre antinsurrezionali dell’ultima ora.
    Bisogna che le manifestazioni di massa e le azioni armate determinino e accelerino il più possibile il collasso finale e la resa nazifascista. Non possiamo attendere la resa per scatenare l’insurrezione. Non possiamo fare un secondo 25 luglio. […]

    Ripetiamo le direttive generali: mobilitare tutte le forze partigiane, tutte le forze popolari per liberare il più gran numero di villaggi, di paesi, di vallate, di province o di regioni; proclamare solennemente, con manifesti ed ordini de giorno, le liberazioni avvenute, invitare la popolazione a darsi immediatamente dei propri organi popolari, di amministrazione e di governo. […] Una cura particolare deve essere portata per la liberazione e l’occupazione delle zone industrialmente più importanti […].
    […] La Val d’Ossola, la Val Sesia, il Biellese, il Canavese, le Valli di Lanzo, come le valli piemontesi occidentali, le Langhe ed il Monferrato, l’Olprepò pavese e la VI zona ligure, le vallate appenniniche, possono essere liberate già da oggi dalle sole forze partigiane.
    Questo dev’essere fatto senza esitazione. […]
    Non si può fissare allo sviluppo insurrezionale un corso determinato ed unico. Situazione per situazione i nostri compagni, responsabili di Partito, di organizzazioni di massa o militari, devono studiare e decidere con la più grande freddezza, col più scrupoloso esame di tutti gli elementi della situazione, ma anche con la più grande audacia, il da farsi, e realizzare con la più grande energia ogni decisione presa.
    Ripetiamo: l’insurrezione precipita verso la sua conclusione vittoriosa. Il nazifascismo può crollare per disgregazione e per collasso interno. Noi dobbiamo provocare questo crollo con l’agitazione di massa e con l’azione armata. L’insurrezione nazionale di tutto il popolo deve essere la causa determinante di questo crollo e non il seguito, non la coda. Nella misura in cui i compagni e le organizzazioni riusciranno a questo, si vedrà la loro capacità politica, la loro decisione e la loro audacia insurrezionale.
    Tutto e tutti mobilitati per la cacciata dei tedeschi e dei fascisti, per l’insurrezione, per la vittoria."

    *Da: Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia, Istituto Gramsci, Le Brigate Garibaldi nella Resistenza. Documenti, vol. III, Dicembre 1944-Maggio 1945, a cura di Claudio Pavone, Milano, Feltrinelli, 1979, pp. 682-684.