Laureato in giurisprudenza e scienze politiche e sociali, in gioventù svolge le professioni di giornalista e avvocato. Ufficiale nella prima Guerra Mondiale iscrittosi nel 1918 al Partito socialista, antifascista intransigente, svolge un’intensa attività di propaganda clandestina in Liguria subendo ripetute aggressioni squadristiche. Nel maggio 1925 viene condannato dal Tribunale di Savona a otto mesi di reclusione per i reati di stampa clandestina, oltraggio al Senato e lesa prerogativa regia, senza peraltro scontare la pena. Nuovamente oggetto di violenze, è costretto a lasciare Savona per Milano. Assegnato al confino, si sottrae alla misura restrittiva entrando in clandestinità: nel dicembre 1926, insieme a Filippo Turati, raggiunge la
Corsica dopo un avventuroso viaggio compiuto nottetempo da Savona su un motoscafo. Pur
continuando a svolgere attività politica, Pertini avverte l’esilio come una sorta di estraniazione
dalla lotta: nel 1929 torna pertanto in Italia, ma, riconosciuto, viene arrestato e condannato dal Tribunale speciale a una lunga pena detentiva.
Liberato nell’agosto 1943 dal confino di Ventotene, dopo l’armistizio partecipa alla guerra di
Liberazione prima a Roma, dove viene nuovamente arrestato ma poi fatto evadere dai compagni di lotta, e poi a Milano, dove svolge le funzioni di segretario del Partito socialista per
l’Italia occupata, guidando le formazioni Matteotti e rappresentando i socialisti nel Clnai.
Medaglia d’oro al valor militare, protagonista della vita politica nel dopoguerra, Pertini ha rivestito le massime cariche istituzionali, divenendo, nel 1978, presidente della Repubblica.
Fonte: Gimelli, Franco, Battifora, Paolo, "Dizionario della Resistenza in Liguria", DeFerrari Editore, Genova 2021, p.333