Nome in codice del piano per la liberazione di Genova e del territorio circostante messo a punto dal Comando della VI Zona nella primavera del 1945. Complesso è stato il suo iter, avendo iniziato le forze della Resistenza a discutere le strategie e a organizzarsi sin dall’estate del 1944 sulla scia delle notizie relative all’avanzata delle truppe alleate nell’Italia centrale e della prospettiva, rivelatasi erronea, di uno sbarco anglo-americano sulle coste liguri.
Un piano insurrezionale era stato già richiesto dal Clnai nell’agosto 1944 ma in VI Zona, a seguito del grande rastrellamento attuato dai nazifascisti e di una serie di arresti che avevano
decimato la dirigenza dell’organizzazione clandestina, un primo abbozzo viene predisposto solo a settembre. La successiva e più organica elaborazione del Piano A, a firma del comandante Enrico Martinengo (Durante) e dei vicecomandanti Carlo Farini (Manes, Simon) e Giovanni Trombetta (Tomasi), viene inviata il 18 marzo 1945 a tutti i comandi Zona, al Comando piazza di Genova e, per conoscenza, al Cln Liguria, ai Comandi piazza provinciali e ai Comitati d’agitazione sindacale.
Nel piano si computano le forze in campo e si fissano i compiti e gli obiettivi delle varie brigate partigiane e Sap cittadine, nella previsione di una ritirata tedesca verso settentrione. Un’attenzione particolare è inoltre riservata alla salvaguardia del porto di Genova, degli impianti industriali e delle opere infrastrutturali minacciate di distruzione dai tedeschi in ottemperanza al Piano Z. Il piano operativo passa quindi al vaglio dei vari comandi, chiamati a completarlo alla luce delle specifiche esigenze e linee d’azione di ogni settore: a tal fine l’1 e 2 aprile si tiene un incontro a Fascia tra i rappresentanti del Comando regionale e i comandanti delle formazioni della VI Zona, e il 7 aprile il piano viene discusso a Gorreto con i comandanti e i capi di stato maggiore delle divisioni e brigate autonome. Dopo aver ricevuto anche le indicazioni del Comando piazza di Genova, il Comando VI Zona perfeziona il Piano A, soggetto comunque a ulteriori correzioni e modifiche sino ai giorni immediatamente precedenti il 25 aprile. Particolarmente difficile risulta il rapporto con le missioni alleate Clover e Peedee, presenti in VI Zona sin dal gennaio 1945, contrarie alla liberazione della città da parte delle formazioni partigiane: un compromesso viene raggiunto solo dopo essere arrivati sull’orlo della rottura. Con l’insurrezione popolare, che nelle giornate del 23-26 aprile porta alla liberazione della città, le operazioni militari procedono inevitabilmente in modo non sempre conforme a quanto ipotizzato a tavolino, pur rappresentando il Piano A l’imprescindibile punto di riferimento per tutti i combattenti.
Fonte: Gimelli, Franco, Battifora, Paolo, "Dizionario della Resistenza in Liguria", DeFerrari Editore, Genova 2021, p.337