Di famiglia antifascista, nell'inverno 1943 non si presenta alla chiamata di leva e sale in montagna entrando nel Distaccamento "Scintilla" nei pressi del monte Antola. Alcuni mesi dopo torna a Genova in occasione dell'arresto del padre, comunista e organizzatore della sezione locale del Soccorso Rosso Internazionale. Risalito in montagna, si unisce ai partigiani nella zona di Barbagelata e da lì passa al gruppo di Cichero. Insieme ad Aldo Gastaldi (Bisagno) partecipa all'attacco contro la caserma fascista di Ferriere. Viene quindi promosso commissario politico del Distaccamento "Lupo" (poi "Peter") e in seguito è incaricato di tenere i collegamenti tra i vari Distaccamenti. Giovanni Serbandini (Bini) lo chiama a collaborare all'edizione de "Il Partigiano" presso il Comando Zona. Nel luglio 1944, con il Distaccamento "Bellucci", partecipa al sabotaggio del ponte di Laccio. Dopo il rastrellamento estivo viene chiamato a far parte dell'intendenza della Divisione "Cichero" e, su sua richiesta, passa alla Brigata "Caio" in valle Aveto. In seguito ad un nuovo rastrellamento, verificatosi nell'inverno 1944-1945, si allontana da Santo Stefano, sede del comando della "Caio", e si unisce al Distaccamento "Fornaciari" della 31° Brigata Garibaldi "Copelli" inquadrata nella Divisione "Val Ceno". Con esso partecipa alla liberazione della val di Taro. Nel dopoguerra inizia, nella redazione ligure de "L'Unità", la carriera giornalistica. Ha pubblicato il volume memorialistico "Nonno, chi erano i partigiani?" rivolto alle giovani generazioni.
Fonte: Gimelli, Franco, Battifora, Paolo, "Dizionario della Resistenza in Liguria", De Ferrari Editore, Genova 2021, p. 347