Poste e Telegrafi

  • Storia

    Dopo l'unità d'Italia le poste inglobarono le aziende di servizi postali dei regni annessi e si costituirono in ente nazionale con la legge 5 maggio 1862 n. 604 (la cosiddetta riforma postale).
    Con tale norma le poste furono organizzate come un'amministrazione centrale dello stato, introducendo il concetto di servizio postale pubblico, con la conseguente offerta dei servizi su tutto il territorio nazionale anche grazie all'introduzione della tariffa unica per tutto il territorio del Regno d'Italia, realizzata con l'adozione del francobollo. La norma del 1862 raccolse e regolò la materia, in particolar modo le modalità di raccolta, smistamento, trasporto e distribuzione degli invii postali e l'istituzione dei servizi accessori di raccomandate, assicurate, ricevute di ritorno e vaglia postali.
    Per iniziativa di Quintino Sella con la legge 27 maggio 1875 n. 2779, furono istituite le casse di risparmio postali, antesignane dell'attuale servizio Bancoposta. Nel 1876 vennero emessi i primi libretti di risparmio postale.  Le casse di risparmio postali conferivano i risparmi raccolti alla Cassa Depositi e Prestiti.

    Successivamente, con il Regio Decreto 10 marzo 1889 n. 5973, la Direzione Generale delle Poste e Telegrafi venne scorporata dal Ministero dei lavori pubblici e trasformata nel Ministero delle Poste e Telegrafi, incaricato di dotare l'Italia di una rete di uffici per inoltrare e ricevere posta, anche telegrafica, effettuare e ricevere chiamate telefoniche e realizzare operazioni finanziarie (trasferimenti di denaro e gestione del risparmio); inoltre per un certo periodo gli uffici operarono come sportelli per i nascenti servizi elettrici.
    Negli anni Novanta dell'Ottocento vennero introdotti il recapito espresso e la spedizione contrassegno.

    Prima guerra mondiale:
    con lo sviluppo dell'alfabetizzazione, l'entrata in prima guerra mondiale e la creazione di prodotti come i francobolli commemorativi e le cartoline, i servizi postali crebbero in importanza e utilizzo, garantendo uno sviluppo commerciale dell'ente, che avrebbe incluso fra i suoi servizi anche la posta aerea e operato in contiguità con il servizio di posta militare.
    Nel 1917 nasce il servizio dei conti correnti postali (che a partire dal 2000, sarà comunemente conosciuto come BancoPosta[14]) Per alcuni anni le Regie Poste disposero anche l'apertura di uffici postali italiani all'estero. Durante la Grande Guerra furono introdotti anche gli assegni postali.

    Ventennio fascista:
    Nel 1924, durante il fascismo, il Ministero delle Poste e Telegrafi (il quale ideò l'abbreviazione "PT") fu trasformato in Ministero delle Comunicazioni e divenne un importante centro di potere, anche per la sua capacità di controllo sui cittadini, messo a servizio della censura. La rete di servizio fu potenziata con l'acquisizione e la realizzazione di nuove strutture logistiche. Nuovi palazzi, in stile razionalista, furono realizzati nei principali capoluoghi di provincia (per esempio Palermo, Forlì, Napoli, La Spezia).
    Nel 1924 furono introdotti anche i "buoni fruttiferi postali", obbligazioni emesse dalla Cassa Depositi e Prestiti, che ebbero successo in quanto erano distribuite in tutti gli uffici postali.
    Nel 1921 fu fondata la Compagnia italiana dei cavi telegrafici sottomarini, futura Italcable, per la posa e l'esercizio dei collegamenti internazionali sottomarini.
    Due anni dopo fu fondata la Italo Radio per l'installazione e la gestione delle stazioni radiotelegrafiche verso l'estero. Nel 1941 questa società confluì nell'Italcable.
    Nel 1925, con il R.D.L. 520 del 23 aprile, le attività passano dal Ministero delle Comunicazioni alla nuova Azienda Autonoma delle Poste e dei Telegrafi, posta sotto il controllo del dicastero stesso.
    Con il R.D. 27 febbraio 1936, n. 645 ("Approvazione del codice postale e delle telecomunicazioni") venne riorganizzato il Ministero, e si ebbe una regolamentazione generale dei servizi, che appartenevano alla competenza e gestione esclusiva dello stato. Con lo sviluppo della telefonia e della radiofonia, il ministero inglobò l'Azienda di Stato per i servizi telefonici (A.S.S.T.) e la nascente EIAR (futura RAI, prima solo radiofonia, poi televisione).


     

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