Radio Milano

  • Storia

    Dal luglio 1941 al 24 gennaio 1944, dai microfoni di Radio Milano-Libertà, furono ogni giorno trasmessi, diretti all'Italia, commenti agli avvenimenti tragici di quel periodo, appelli alla resistenza antifascista e poi alla lotta armata, indicazioni politiche. Radio Milano-Libertà era una emittente del Partito comunista italiano che lavorava in Unione Sovietica nel quadro di una attività radiofonica promossa dall'Internazionale comunista dopo l'aggressione tedesca all'URSS del 22 giugno 1941: fu cosa diversa da Radio Mosca, la radio del governo sovietico, che pure aveva sue trasmissioni in lingua italiana.

    2.000 furono le trasmissioni effettuate: tra i circa. 350 articoli che costituiscono l'archivio di Radio Milano-Libertà,
    262 sono di Togliatti, che scrisse nello stesso periodo in cui preparò anche (sotto il nome di Mario Correnti) le trasmissioni di Radio Mosca. Commentavano, giorno per giorno, gli avvenimenti in Italia, gli articoli della stampa di regime, i discorsi dei gerarchi, ecc.
     

    Non siamo in grado di dire quanto esteso e largo fosse allora, in Italia, l'ascolto di Radio Milano-Libertà. Le testimonianze dei compagni, che in quegli anni lavorarono e lottarono in Italia, sono varie e incerte: un pubblico largo di ascoltatori vi fu certamente fra le masse popolari, e ad ogni modo assai vasta fu l'eco delle trasmissioni nel quadro comunista. Molti fra gli articoli che furono scritti per l'Unità clandestina o fra i volantini di propaganda antifascista furono elaborati sulla base delle trasmissioni di Radio Milano-Libertà. E le stesse discussioni che si svolsero nei e fra i gruppi dirigenti del PCI di Roma e Milano, soprattutto nel periodo successivo alla caduta di Mussolini, nell'estate e, poi, dopo l'8 settembre1943, avevano come punto di riferimento anche quello che veniva detto da Radio Milano-Libertà.

    L’idea-forza che Togliatti avanza con convinzione e tenacia, ogni giorno, è quella dell’unità d’azione fra tutti gli italiani, dai democristiani ai liberali e ai socialisti, ai comunisti che non ne potevano più di un regime che aveva portato l’Italia di sconfitta in sconfitta e alla servitù verso i tedeschi.

    Il «fronte nazionale» di cui si fa espressione Radio Milano-Libertà e di cui parla Togliatti in queste trasmissioni «non esclude nessuna tendenza politica, nessuna categoria di interesse e  nessuna sfumatura di opinioni», e il suo obiettivo «non è né di classe né di partito ma essenzialmente e solamente nazionale» perché «si tratta di salvare la nazione da una rovina economica, da nuovi disastri militari e dallo sfacelo e dal caos politico».

    Gli articoli trasmessi da Radio Milano Libertà sono un continuo e instancabile incitamento alla lotta ma costituiscono una indicazione, a volte minuziosa, e una direttiva al partito comunista e a tutto il movimento antifascista e partigiano su come organizzarsi e lottare.

    Successivamente, per tutto il corso dei mesi e degli anni, l'intervento e l'indicazione si precisano e diventano sempre più incalzanti: «Diffondere le nostre parole d'ordine, a voce, scrivendole sui muri, con manifestini. Dare la caccia ai tedeschi che sono in Italia, indicandoli all'odio e al disprezzo di tutti. Sabotare la produzione di guerra». Il 30 gennaio 1941 (le «quattro giornate» verranno alla fine di settembre del 1943!) incita Napoli alla rivolta: «Napoli deve essere fra le prime a far sentire a tutto il paese la protesta energica del popolo ... Operai napoletani, popolani e popolane di Napoli, non abbiate paura». Il 19 maggio 1942, si rivolge ai cittadini della Sardegna:«Prendete il fucile, fuggite dalla caserma o dal campo, datevi alla macchia». E il 12 giugno 1942 invita a «non disertare le assemblee dei sindacati fascisti per strappare al governo l’indennità di carovita». E negli stessi giorni si rivolge ai contadini:«Che in ogni villaggio si mettano d'accordo quattro o cinque capi famiglia, i più autorevoli e mandino in giro i giovani, le ragazze, a dire a tutti i contadini, anche nelle cascine più lontane che le imposte. questa volta non si devono pagare». E agli operai di Torino dice che «bisogna fare come nel 1917» e che bisogna muoversi per fare in modo che «gli sforzi degli operai italiani si fondano con quelli degli operai di tutta l'Europa e del mondo intero che lottano per spezzare le catene del fascismo e ridate al mondo, con la libertà, la pace». E ai braccianti dell'Emilia e della Puglia che «bisogna far rivivere una grande tradizione di organizzazione e di lotta ... e passare allo sciopero, al sabotaggio dei lavori agricoli, alle manifestazioni violente, all'incendio delle case e dei raccolti dei signori». E il 20 marzo 1943, Togliatti dice. che «anche da noi c'è posto per un movimento di partigiani … ci sono soldati e ufficiali tedeschi ai quali·bisogna fare capire coi mezzi più energici che è ora che se ne vadano dal nostro paese ... Anche da noi vi sono decine di treni che ogni giorno partono per la Germania con i prodotti del nostro suolo. Bisogna che questo finisca. Questi treni ci vuole qualcuno che li faccia deragliare». E il 15 maggio 1943, ancora più chiaramente: «Mussolini non se ne andrà se non lo cacciamo. Ma per cacciarlo è necessaria l'insurrezione armata delle grandi masse popolari della città e della campagna».E il 30 ottobre 1943, la direttiva precisa: «È dovere dei partiti antifascisti di svolgere il più intenso lavoro per creare dappertutto una organizzazione e una direzione le quali permettano di passare dagli atti di gruppi più o meno isolati alla vera e propria guerra di grandi unità di partigiani contro l'invasore, di passare alla vera e propria insurrezione di intere città e di province e regioni intere contro le truppe di occupazione e contro gli sgherri fascisti».

    Una politica di unità nazionale e democratica che tutto subordina all'obiettivo politico principale che era quello di combattere contro i fascisti e i tedeschi e di salvare l'unità e l'indipendenza del paese e che fa dipendere, conseguentemente, dal raggiungimento di tale obiettivo lo sviluppo stesso della politica e della lotta del movimento operario e del partito comunista per gli obiettivi di trasformazione democratica e socialista.

    dal sito ANPI di Lissone (MB)