Giuseppe Righi è stato un feroce massacratore, braccio destro di Vito Spiotta e membro, come lo Spiotta, delle Brigate Nere di Chiavari (GE) in cui ricopre il ruolo di tenente.
Si iscrive, ventitreenne, al movimento del Fascio il 01/10/1920, essendo il Partito Nazionale Fascista ancora in embrione. Da subito dimostra spiccate doti di squadrista partecipando a numerose "spedizioni punitive", azioni delle squadre contro singoli o gruppi antifascisti, società di mutuo soccorso, cooperative ecc., che anche in Liguria avevano caratterizzato il "biennio rosso". Le azioni squadriste diminuiscono con la prima affermazione del governo fascista ma non cessano mai del tutto, tanto che ancora nel 1929 Mussolini dirama personalmente precise disposizioni in merito ai "rigurgiti dello squadrismo" che prevedono il confino per i "disobbedienti".
Righi, inserito alla sua costituzione nella Brigata "Valentino Coda", per benemerenze sul campo viene insignito della "sciarpa littorio"; è tuttavia epurato dal partito perchè di carattere eccessivamente violento durante la gestione di Augusto Turati. Nel periodo "aureo" del regime si trova ai suoi margini insieme ad almeno altri 55.000 intransigenti giudicati indegni di indossare la camicia nera, ma serba l'antica fede mentre lavora come operaio collaudatore in uno degli stabilimenti del gruppo Ansaldo di Genova. Viene licenziato per i suoi trascorsi a ridosso del 25/07/1943, durante i 45 giorni dell'intermezzo badogliano, ma la sua riscossa sta per arrivare.
Con la proclamazione della Repubblica Sociale Italiana, risorti in lui i sentimenti del vecchio militante, fa domanda d'iscrizione al Partito Fascista Repubblicano e viene subito accettato nella squadra politica, partecipa a rastrellamenti e fucilazioni e opera alle dipendenze del capitano Spiotta con il quale, assieme anche ad Enrico Podestà, si rende colpevole di orribili atti ai danni di civili e partigiani. Catturato nei giorni della Liberazione, è processato dalla Corte d’assise straordinaria di Chiavari che lo condanna a morte. Righi si proclama innocente quanto Spiotta e Podestà e tenta il ricorso in Cassazione, ma la domanda viene respinta. La sentenza viene eseguita il 11/01/1946 al poligono genovese di Quezzi e il plotone d'esecuzione è composto da 22 partigiani del chiavarese. Assieme a lui vengono fucilati Spiotta e Podestà.
Fonte: Antonini, Sandro, "La "Banda Spiotta" e la Brigata Nera genovese "Silvio Parodi". Una anatomia dei crimini fascisti: 1943-1945", De Ferrari Editore, Genova 2007, pp. 13-14.