Giovane discendente dei conti Sabatini di Urbino, educato a ideali libertari e antifascisti, nel 1943 entra a far parte con il padre e la sorella di un gruppo clandestino collegato al Partito d’Azione. Dopo l’8 settembre 1943 diviene uno dei primi animatori della Resistenza imperiese, partecipando con alcuni compagni alla liberazione di tre ufficiali prigionieri dei tedeschi nell’albergo Europa. Effettua inoltre azioni di sabotaggio contro linee telefoniche e postazioni di mitragliatrici nel porto di Oneglia. Tratto in arresto a Casale Monferrato (AL) dove frequenta il liceo scientifico, riesce a fuggire, si rifugia a Stellanello (SV) e successivamente a Mendatica (IM) dove risiede la famiglia e conduce attiva propaganda per la Resistenza, iniziando alla lotta armata numerosi giovani della zona. Raggiunta la zona di Garessio (CN) entra a far parte della 13° brigata autonoma val Tanaro, formazione badogliana al comando di Eraldo Hanau (Martinengo).
Il 26 febbraio 1944, a Garessio, partecipa ad uno scontro con i tedeschi asserragliati nell’albergo Miramonti sede del loro comando. Sebbene ferito nel corso dell’azione, Sabatini si offre volontario per una missione ma, individuato in località Alberetta, viene gravemente ferito e catturato dai nazifascisti. Condotto a Garessio, dopo essere sottoposto a dure sevizie è passato per le armi. Di fronte al plotone d'esecuzione grida al nemico: "Mio padre mi ha insegnato a vivere, io vi insegno a morire". Alla sua memoria vengono intitolati il 7° distaccamento della brigata Berio, inquadrata nella divisione Sap Serrati, ed una brigata alpina. Medaglia d’Oro al Valor Militare.
Fonte: Gimelli, Franco, Battifora, Paolo, "Dizionario della Resistenza in Liguria", DeFerrari Editore, Genova 2021, p.405