Igino è figlio di un contadino, Dionisio, e di Rosa Vallotti, casalinga. Il 15 dicembre 1944 in tutta la Val Curone è in corso un rastrellamento dei nazifascisti. Igino, divenuto amico di alcuni partigiani operanti nel territorio, in particolare di Aldo Dellepiane, si nasconde con loro nel cascinale sotto la torre del castello. Il gruppo viene però scoperto e arrestato dai tedeschi. Igino e Aldo sono costretti ad assistere alla fucilazione di Sergio Paganini “Negro”, coetaneo di Igino, e di Mario De Antoni “Carrista”. Poi vengono fatti marciare con altri prigionieri fino a Bruggi e, raggiunto il crinale dei monti innevati, fatti ridiscendere a Gorreto, in provincia di Genova. Sotto il ponte del Trebbia vengono fucilati. Un compaesano di Igino, Agostino Sala, anche lui in incolonnato sullo stesso percorso e in seguito deportato, sopravvissuto ai campi di lavoro del Reich, racconterà di aver visto il suo corpo esangue in mezzo alla neve. Così è riportato nell'atto di morte trascritto all'anagrafe del Comune di Fabbrica Curone: “Alle ore tre del 19 dicembre 1944, innanzi alla casa posta sul fiume Trebbia in territorio di Gorreto veniva trovato cadavere Sala Igino, dell'età di anni 18, di razza ariana” (in realtà, aveva solo 17 anni). Forse, come ipotizzato in alcune testimonianze, i tedeschi scambiarono il suo cognome, Sala, con quello di Silla, commissario della Brigata Arzani, ricercato. A Igino, il Comune di Fabbrica ha dedicato la via che conduce a Varzi. Nel luogo della sua morte, lo ricorda una targa apposta dall'ANPI locale.