Giovane antifascista, presta servizio nell’arma dei carabinieri prima di essere assunto all’Ansaldo. Dopo l’armistizio entra nei primi gruppi gappisti, operanti nel quartiere di Bolzaneto. Nel marzo 1944 fa parte della squadra che libera Alessandro →Lucarelli, ricoverato all’ospedale di Sampierdarena e strettamente sorvegliato dalla polizia fascista. Nell’estate del 1944 è inviato presso le formazioni di montagna e aggregato al comando del distaccamento Guerra della brigata Jori. Il distaccamento di Battista che ha assunto la denominazione →Balilla in onore del caduto Balilla →Grillotti (Daniele), supera con gravi difficoltà, ma senza subire grossi danni, il rastrellamento di fine agosto in VI Zona. Nel mese di ottobre guida la sua formazione in numerosi azioni di guerriglia contro caserme Rsi e presidi germanici nelle zone di Orero, Isola del Cantone, Vobbia e →San Clemente. Nel mese di novembre gli viene affidato il comando della volante →Balilla: questo distaccamento deve operare come formazione speciale all’interno del dispositivo nemico. Sotto la guida di Scala il reparto assolve egregiamente il compito affidatogli, bloccando a più riprese le strade e le linee ferroviarie, creando grossi problemi a tedeschi e fascisti colti di sorpresa in zone ritenute sicure: numerosissime sono le azioni contro Brigate nere e X Mas che vengono a più riprese colpite e disarmate. La grande mobilità della formazione le consente peraltro di sfuggire ai rastrellamenti tentati dai comandi germanici e fascisti. In risposta alla strage di →Cravasco, perpetrata il 23 marzo 1945 dai tedeschi per rappresaglia contro un’azione della Balilla, la formazione di Scala procede, per ordine del Comando VI Zona, ad una controrappresaglia che prevede la fucilazione, ampiamente pubblicizzata, di trentanove tra Ss, →mongoli e brigatisti neri. Nei giorni dell’insurrezione, Battista porta la sua volante a bloccare le truppe germaniche in fuga sulla camionale a Bolzaneto e in altri punti della periferia genovese. Dizionario della Resistenza in Liguria, (a cura di) F. Gimelli, P. Battifora, De Ferrari, Genova, 2008
Di famiglia antifascista, ancora giovanissimo si pone in netta contrapposizione al regime ed è fermato diverse volte dalla polizia politica. Nel febbraio 1942 è chiamato alle armi e arruolato in Marina. L’8 settembre si trova a Spalato, ma riesce fortunosamente a rientrare a Genova e a riprendere contatto con elementi antifascisti. Partecipa al recupero e all’occultamento di armi, munizioni e materiale bellico; svolge anche un breve periodo di attività politico-militare clandestina. In seguito, unitamente ad un gruppo di compagni e amici, sale sui monti dell’Appennino ligure ed entra a far parte della formazione partigiana di Cichero. Partecipa a tutte le operazioni della formazione e per le capacità militari dimostrate viene nominato comandante di distaccamento e poi del battaglione che, dal nome del primo caduto della formazione, assume la denominazione di Severino. Responsabile del ricevimento degli aviolanci alleati, accoglie sul monte Aiona la prima missione alleata americana presso la VI Zona operativa. Durante il rastrellamento di agosto è ferito negli scontri presso il lago delle Lame, ma riesce ad eludere l’accerchiamento e a raggiungere il Comando Zona a Brugneto. Nel settembre 1944 il Comando della VI Zona operativa gli affida il compito di formare la volante →Severino, un piccolo reparto scelto che dovrà portare la guerriglia a Genova, ampliando gradualmente il suo raggio d’azione dalla periferia al centro cittadino. La formazione da lui comandata si distingue per la rapidità e l’efficacia delle azioni effettuate all’interno del dispositivo nemico e sarà la prima ad entrare a Genova nei giorni dell’insurrezione, partecipando attivamente alla liberazione della città. Tra le molteplici operazioni portate a termine, di particolare significato si segnala l’occupazione delle carceri di Marassi e la liberazione dei prigionieri politici. In quei giorni Campanella viene nominato Capitano ausiliario nel corpo delle guardie di Pubblica sicurezza e, con la sua formazione al completo, è assegnato alle operazioni di polizia. Per la città è un momento particolarmente difficile: sono ancora attivi focolai di resistenza nemica, teppisti e bande di rapinatori. Gino si trova impegnato a fondo, insieme ai propri uomini, per ristabilire l’ordine e la sicurezza, compiti che vengono assolti con fermezza. Nominato ufficiale in servizio permanente nel corpo delle guardie di Pubblica sicurezza, vi percorre i vari gradi della gerarchia fino a quello di generale. Insignito di medaglia d’argento al valor militare, è anche decorato della Bronze Star americana. E' zio del partigiano Antonio Noceti (Romeo o Renato), membro della Brigata "Severino" stessa. Dizionario della Resistenza in Liguria, (a cura di) F. Gimelli, P. Battifora, De Ferrari, Genova, 2008
In una circolare del 20/04/1945 inviata congiuntamente dai comandanti ("Battista" e Michele Campanella, "Gino") delle Brigate Volanti Garibaldi "Severino" e "Balilla" e destinata a Comando Piazza di Genova, Comando VI Zona Operativa e Comando della Divisione "Cichero", si riportano le pericolose infiltrazioni di elementi fino a poco tempo prima fascisti, brigatisti neri, membri delle SS italiane e tedeschi accolti, nonostante le loro precedente attività siano note, all'interno della formazione Giustizia e Libertà operante nell'area vicina a quella delle due Volanti. Si riportano qui testualmente i paragrafi ove si nominano membri del Battaglione "Risoluti" della X MAS.
"[...] E' stato constatato che la formazione G.L. che appunto opera nella zona circostante il btg. Severino, usa un criterio perfettamente opposto a quello dei battaglioni volanti Severino e Balilla per il reclutamento degli uomini. Siamo a conoscenza che la G.L. ha incorporato elementi della SS italiana, tedeschi, Brigate Nere, Risoluti et similia. [...] Alcuni elementi sono stati incorporati ipso facto, e ad essi con la loro divisa sono state pure lasciate in consegna le armi. Tra gli altri sono stati fatti "partigiani" fino a ieri appartenenti alla X Mas (Risoluti) questi elementi, prove alla mano, sono spie: i fratelli Derchici e i fratelli Turla. Ecco quanto ha dichiarato il "Risoluto" Derchici Luciano che è stato prelevato in una formazione della G.L.:
DIchiaro di aver detto al capo Bottero che i partigiani si trovavano a Noci, circa 25-30, armati di Sten e che era nelle mie possibilità di farli prendere tutti. Mi sono offerto di fare da guida ed in caso di cattura io stesso avrei ucciso "Genova" (Aldo Schizzano, "Genova", ndr). Bottero mi aveva promesso che sarei stato ammesso alla presenza del principe Borghese comandante della X Mas se io avessi compiuta bene la mia missione per catturare la Volante Severino. Io ho accettato. Marciavo in borghese armato di pistola, con la ferma intenzione di freddare chiunque mi avesse fermato: la mia paura era di incontrre qualche garibaldino della Severino. Io mi sono recato alla Casa dello Studente (SS) in compagnia di Dellepiane Carletto, accompagnato da Bottero, all'ufficio del tenente Grisen, ed abbiamo segnato le zone occupate dai partigiani: ricordo benissimo di aver visto Carletto Dellepiane segnare il paese di Buggi, quello di Cabella e quello di Cantalupo, ed abbiamo detto che nel primo c'era il campo di concentramento, negli altri paesi c'erano dei distaccamenti di partigiani; in quella zona i partigiani erano circa 800-1000, armati di Sten, mitra, bombe a mano inglesi. Inoltre abbiamo detto che i partigiano dormono a gruppetti in case e in cascine a seconda del posto, mentre invece i prigionieri del campo di concentramento erano sparsi per il paese. Ho firmato, sotto pena di morte, di non entrare più nelle file delle repubblica, ma io mi sono presentato lo stesso.
Teniamo a stabilire che il nominato Dellacasa (sic., ndr) Carletto, da noi ricercato, è attualmente comandante di distaccamento nella formazione G.L. dove ha assunto il nome di Bill. [...] Questa formazione, la quale con tutta probabilità scenderà in città con noi ed al nostro fianco, è carica di elementi S.S., fascisti e repubblicani, i quali già adesso manifestano sentimenti di aperta ostilità verso di noi, tanto che molti degli elementi che si presentano ai monti in questi giorni sfuggono le nostre zone per timore di rappresaglia per consegnarsi alla G.L., e pertanto i battaglioni Severino e Balilla si preoccupano a fondo per modo di poter avere sicure le spalle [...]".