Sedicente Banda "Buzzi" di Sanremo, detta "La Giustiziera"

  • Storia

    La seguente sintesi delle azioni della banda è tratta dal rapporto e dalle circolari inviate tra il 01 e il 03/02/1945 dal Cln di Sanremo (IM) a I Zona Operativa Liguria, 2° DIvisione Garibaldi "Felice Cascione", 5° Brigata Garibaldi "Nuvoloni", Cln di Imperia e Cln Liguria conservate nel Fondo "CLN Provinciale di Imperia", busta I-105, fascicolo n.2 "Cln Sanremo 1945 - Febbraio" custodito presso l'Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell'Età Contemporanea -ILSREC- di Genova.

    Protagonista di detta banda è l'individuo noto come avv. Buzzi di Sanremo, che ha iniziato a farsi notare verso il novembre del 1944 attraverso supposti incontri con alcuni elementi del Cln di Genova, atti a promuovere un piano di riorganizzazione dell'antifascismo sanremese. Viene da subito descritto come "elemento a fosche tinte, losco, astuto, privo di scrupoli, provoca una generale diffidenza" tanto più che indagini su di lui danno la certezza che si tratti di un ex agente dell'OVRA. Tale constatazione, oltre ad altri accertamenti circa la sua oscura attività di affarista senza scrupoli, di trafficante di dubbia specie e di "antifascista" sui generis, fanno si che venga formalmente diffidato ad ingerirsi subdolamente nelle organizzazioni sottoposte al Cln di Sanremo ed invitato a non aderire a movimenti pseudo-antifascisti di stampo apolitico e militare, per attuare piani più o meno provocatori nei confronti dlel'autentico movimento di Liberazione nazionale.

    Per diverso tempo il Buzzi svanisce nel nulla fino a quando, a fine 1944 o inizio 1945, perviene al Cln sanremese una lettera in cui egli sostiene di avere alle sue dipendenze oltre un centinaio di partigiani armati di trecento pistole e di volersi mettere alle dipendenze del Cln. La proposta viene rifiutata dal Servizio Informazioni Militari dell'organo sanremese in quanto l'attuale situazione delle forze partigiane nota a Brigate e Comitati autentici, e la loro dislocazione, non può in alcun modo consentire al Buzzi una così ampia disponibilità di uomini e armi. Nel frattempo il Buzzi, vanificati i tentativi di inserirsi nel Cln, tenta lo stesso di raggiungere il proprio fine rivolgendosi ai comandi delle formazioni di montagna: nello specifico la 4° Brigata Garibaldi "Guarrini" e la 5° Brigata Garibaldi "Nuvoloni" le quali, secondo un biglietto a firma "Pucci", noto organo di collegamento fra la montagna e la città, ne garantiscono la lealtà dei propositi. La situazione è tuttavia ancora troppo ambigua e il Sim chiede ed ottiene l'apertura di un'inchiesta formale per stabilire i reali motivi alla base di una così forte insistenza. Nel corso dell'inchiesta si verifica il prelevamento di due militari della GNR, maggiore Pappalepore e mar. Messina, da parte di individui dipendenti dal Buzzi; il Cln gli invia una comunicazione in cui ordina di tenerli a disposizione e, in aggiunta, la notizia di un'inclusione in linea di massima della sua formazione nelle organizzazioni del Cln previo disbrigo di formalità presso il Comando unificato delle Brigate cittadine. Ma tali fogli si incrociano con una lettera del Buzzi in cui si dà notizia dell'apparente passaggio per le armi dei due militari in seguito ad un tentativo di fuga. Alcuni giorni dopo pervengono 200.000 lire (di cui 100.000 erano state inviate dal Cln sanremese al comando della 2° Divisione Garibaldi "Felice Cascione") versate dal Buzzi in nome di una brigata da lui diretta e nota come "La Giustiziera". Il Cln, non tenendo conto di questa pretesa formazione, invita il Buzzi a far riconoscere con urgenza la reale entità numerica della formazione e del relativo armamento al fine di un formale ingresso nel Cln; gli chiede inoltre di rendere note le finanze del raggruppamento poiché risulta, come ammesso dal Buzzi stesso, che egli ha prelevato forti somme di denaro trattenendole senza alcuna autorizzazione per "il fabbisogno della sua brigata". Non giunge riscontro alcuno e la pratica si arena con la cessazione di ogni rapporto.

    Le indagini esperite hanno permesso di certificare l'effettiva appartenenza del Buzzi all'OVRA e che, dopo gli avvenimento del 25 luglio e 8 settembre 1943, l'uomo ha tentato di salvare sé stesso e i suoi beni di dubbia provenienza tentando dapprima di formare un sedicente Comitato di Liberazione e poi, dopo l'immediata esautorazione da parte degli organi ufficiali, di ordire un losco piano sfociato in un chiaro doppio gioco: i dati emersi dall'inchiesta hanno permesso di portare alla luce il mantenimento del Buzzi di stretti contatti con gli organi di polizia nazifascista durante la sua cosiddetta attività partigiana, svolta assieme ad elementi sbandati ed indesiderati dalle Brigate ufficiali. L'attività della banda, composta da un numero di 8-15 membri e non un centinaio come millantato, è da ritenersi fuori legge poiché, tranne che in casi eccezionali di pochi membri agenti in buona fede - alcuni di essi vengono arrestati dal nemico - predominano furti, rapine, grassazioni e spoliazioni di ogni genere. Sintomatica, inoltre, la constatazione che tutti coloro che hanno avuto un contatto personale con il "commissario" della banda, un certo "Grigua" anch'egli noto trafficante losco, prima o poi vengono tutti obbligati ad allontanarsi e porsi al sicuro in quanto ricercati dalle Brigate Nere. Gli arresti e le fucilazioni di elementi della banda si susseguono rapidamente, fin troppo rapidamente per essere solo casuali, ma lasciano impassibile il Buzzi che non una volta tenta di salvarli. Da ricordare infine le proteste giunte al Cln ufficiale da parte di alcuni membri della banda e che richiamano l'attenzione sul comportamento fortemente ambiguo del Buzzi, assai contrario ad adottare misure di rigore contro elementi delle Brigate Nere e costantemente interessato a spartirsi l'oro ed i preziosi incamerati durante i furti.
    La dichiarazione finale del rapporto sopra citato è testualmente la seguente:
    "Sintetizzando si può affermare che l'individuo di cui si tratta sta giocando una doppia partita tanto pericolosa quanto facile nei rispetti delle due parti in lotta mortale, per lui che non ha alcuna fede politica, né una tendenza o convinzione che possa consentire a spiegare o, comunque, a moralizzare una condotta la quale, presentemente, alla stregua delle risultanze acquisite agli atti, è tesa a formare unicamente un patrimonio che è tuttora in via di sempre maggiore accrescimento. Tali sono i motivi che inducono lo scrivente a concludere che il nominato avv. Buzzi è da considerare agente provocatore e come tale elemento pericolosissimo per il Movimento di Liberazione Nazionale".

    La diffidenza e la consapevolezza dell'elevato rischio insiti nell'avere rapporti con il Buzzi è evidente nelle circolari successive al rapporto di cui sopra. Nella circolare del 02/02/1945 si legge testualmente:
    "In relazione ad un appuntamento che l'organizzato Pucci ha fissato per domenica 11 corr. alle ore 15 in regione Badalucco fra il comandante Curto (Siccardi Nino, comandante della I Zona Operativa Liguria, ndr) e l'avv. Buzzi, vi preghiamo comunicare immediatamente e con tutta segretezza al com. Curto stesso di prendere tutte le precauzioni necessarie nei confronti dell'avv. Buzzi. Secondo il nostro parere il com. Curto dovrebbe attendere l'avv. Buzzi in luogo differente da quello fissato, dove il Buzzi stesso potrebbe essere condotto dall'organizzato Pucci che si recherebbe a ricevere il Buzzi nel posto precedentemente stabilito".

    Né si fermano i misteriosi rapporti del Buzzi e del "Grigua" con i nazifascisti, dietro i cui apparenti "arresti" si nascondono con tutta probabilità regolari incontri informativi. Nella circolare del 03/02/1945 si legge testualmente:
    "Vi informiamo che stamani alle ore 8.30, due agenti delle SS, discesi da una macchina, si sono portati a casa dell'avv. Buzzi. Dopo circa dieci minuti il Buzzi, accompagnato dai due uomini, uno dei quali portava una valigetta, è salito sulla macchina in loro attesa ed è stato portato verso il centro della città. Non si hanno precisazioni in merito e quindi non possiamo affermare se trattasi di arresto o di semplice fermo. Ad ogni modo vi raccomandiamo la massima prudenza. [...] Coll'occasione vi informiamo che ieri il nominato Grigua, noto collaboratore del Buzzi, è partito con un camion tedesco alla volta di Genova. Circa il Grigua si è accertato trattarsi di un certo dott. Tondo, già appartenente all'OVRA, alias Mario Abbondanza, alias Zena".

    Altri tre significativi documenti del 02 e 10/03/1945 tra Cln di Sanremo, I Zona Operativa Liguria, 5° Brigata Garibaldi "Nuvoloni" e Cln di Imperia, con efficaci descrizioni dell'operato criminale del Buzzi e della sua banda, sono reperibili nel fascicolo n.3 "Cln Sanremo 1945 - Marzo" di medesimi Fondo e busta. Vi si legge testualmente:
    "Organizzazioni illegali. Con riferimento a quanto già scrittovi [...] vi informiamo che un gruppo di 8/10 uomini continua a razziare nei dintorni di San Romolo, Campo golf, Borgo. Si tratta dei resti della Banda Buzzi i quali, malgrado le nostre esortazioni e minacce, non intendono raggiungere le formazioni. Vogliate dirci quali misure intendete prendere a loro riguardo [...]".

    Inoltre:
    "Il nostro Sim ci segnala una recrudescenza di atti di banditismo commessi in questi giorni da gruppi irregolari i quali, presentandosi come appartenenti a bande partigiane regolarmente autorizzati dai comandi, eseguono razzie e grassazioni spesso a danno di nostri organizzati o simpatizzanti [...]. E' questa una situazione veramente gravissima che noi abbiamo numerose volte, sempre invano, tentato di risolvere col vostro ausilio [...]. Ora vogliamo segnalarvi alcuni gravi fatti avvenuti qui in questi giorni, in modo che, se possibile, possiate collaborare con noi a risolvere almeno le situazioni contingenti [...]. Siamo informati che sette o otto individui, appartenenti alla banda del famigerato avv. Buzzi, muniti di tesserino rilasciato indebitamente dal Buzzi stesso in nome di una cosiddetta brigata cittadina "La Giustiziera", sono annidati presso la città e commettono continuamente atti di violenza contro pacifici cittadini. Fra l'altro essi hanno svaligiato l'abitazione di un nostro simpatizzante [...] distruggendogli pure l'apparecchio telefonico per puro spirito di vandalismo. Inoltre gli stessi impongono taglie alle persone che transitano sulle strade di montagna e, cosa veramente ripugnante, insidiano giovinette e persino bambine [...]. Favorite studiare il modo di collaborare con noi per procedere all'arresto degli individui in questione [...]".

    E:
    "[...] Teniamo ad avvertirvi di diffidare nella maniera più assoluta del Maggiore Ferrari. Egli si dice successore dell'avv. Buzzi al comando della illegale e non riconosciuta brigata "La Giustiziera". Si tratta di un individuo losco che si è già appropriato di materiale destinato in montagna e che ora vorrebbe entrare in contatto con il CLN per essere riconosciuto e legalizzato. [...] Non sappiamo se si tratti di un individuo del losco passato che tenta di riabilitarsi o di un agente provocatore. In tutti i casi è in contatto con il maresciallo dei carabinieri Picchio, individuo pericoloso".