Semeria Angelo corrisponderebbe al partigiano della 5° Brigata "Nuvoloni" della 2° Divisione Garibaldi "Felice Cascione" noto con il nome di battaglia "Fra Diavolo". Il racconto dell'esperienza del Semeria Angelo prigioniero nella Sezione IV del carcere genovese di Marassi (nome di battaglia non precisato) è reperibile in due copie di ritagli dal periodico "La Voce Socialista" del 28/12/1945 e 05/01/!946 nel Fondo Cln Imperia, busta I 113, fascicolo "Cln San Biagio della Cima e Soldano" conservato nell'Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell'Età Contemporanea, Ilsrec, di Genova.
Così come riportato nelle informazioni ad oggi note sul partigiano "Fra Diavolo", Semeria Angelo venne ferito gravemente presso San Lorenzo (IM) il 01/12/1943 e la colpa di tale fatto è da attribuire, come narra il testo di giornale, da una spia delle SS sedicente austriaco antinazista che si infiltrò tra le fila del nascente distaccamento "Durante"; egli aveva udito la richiesta del comandante (?) "Brunati" (Brunati Renato, "Renato"??) fatta a fratelli Antonio ed Angelo Semeria, al loro cugino Vittorio Anselmi ed alla stessa spia tedesca per andare a raccogliere armi e munizioni a Sanremo. Durante l'operazione di trasporto delle casse di numerose armi il tedesco, che nel frattempo aveva allertato le SS in modo tale da farle disporre attorno alla loro casa-base, sparò nel timore di un'imprevista deviazione dei partigiani con le armi verso i monti e colpì Angelo trapassandogli il polmone sinistro; puregli altri presenti vennero feriti. La spia fuggì. Angelo venne portato in una casa per i primi soccorsi ma anche qui arrivarono subito le SS, che da poco avevano catturato i genitori dei due fratelli nonostante la volontaria costituzione ai tedeschi di Antonio in cambio della libertà per madre e padre. Dopo 29 giorni di ospedale Angelo venne tradotto a Genova e rinchiuso nella famigerata IV Sezione del carcere di Marassi, dove nel frattempo era arrivato il resto della famiglia.
Della IV sezione di Marassi Semeria narrò nel dettaglio le indicibili torture inflitte ai compagni di prigionia e l'incontro con fratello e padre, mentre la madre era nell'ala femminile. Venne anch'egli torturato durante gli interrogatori. Qui, tutti loro restarono prigionieri per sette mesi prima di vedere il trasferimento dei due fratelli nel campo di concentramento di Pisa e del padre in un lager in Germania; solo la madre tornò a Sanremo.
I due fratelli riuscirono a fuggire da Pisa ed entrarono tra le fila dei compagni partigiani toscani, tornando infine a casa dopo la Liberazione. Il padre, invece, non tornò mai dalla Germania.