Le seguenti informazioni sono tratte dalla dichiarazione che Vitaliano Sillipo presenta il 04/06/1945 al Comando di Regia Marina di Genova. Una sua copia statica è reperibile nel Fondo DV, Busta 2, Fascicolo n.7 "Eccidi dei partigiani - Osservatorio della Marina - Sant'Ugo" conservato presso l'Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell'Età Contemporanea - ILSREC - di Genova.
Capo cannoniere di terza Classe, dopo trentuno mesi di imbarco in guerra e naufrago dopo l'affondamento della sua nave, egli viene inviato nel distaccamento di Gaeta di Mari-Siluranti-Roma per l'addestramento del torpediniere e corvetta.
Il 07/09/1943 si reca a Genova con la famiglia e qui viene colto dall'armistizio: la sua abitazione è distrutta ed ogni suo bene è rimasto a Gaeta. Per via della situazione di grave necessità egli si rivolge all'ufficio assistenza marina, aperto segretamente nella caserma dei Carabinieri in via Sant'Ugo. Qui incontra il comandante Carlo Unger di Löwenberg, parte di una cospirazione anti-repubblicana ed in contatto con le forze partigiane; l'ufficiale lo tiene di autorità in servizio, nonostante la sua richiesta di congedo, per effettuare azioni in nome della Regia Marina e non di quella repubblicana. Gli affida incarichi di fiducia come il trasporto di armamenti ed abiti ai depositi di Torriglia e Prato, sovente destinati a beneficio dei partigiani. La sua opera viene però spiata dal comandante Andreani che, approfittando dell'assenza di Löwenberg recatosi nel marzo 1944 presso il Ministero, gli impone di partecipare ad un corso misto ai tedeschi per il possesso delle batterie navali e aeree della difesa di Genova. Dopo quattro giorni di corso, della durata di un mese, egli simula una malattia per allontanarsene: scoperto viene proposto ad una punizione ma Löwenberg, nel frattempo tornato, per proteggerlo ed evitare maggiori sospetti lo trasferisce nella caserma del porto Vigilanza Foranea.
Il 18/04/1944 i tedeschi ordinano l'arresto di tutto il personale cospiratore della Marina compreso Löwenberg, che viene fucilato assieme al suo vice Silvio Fellner. Ne prende il posto il comandante Andreani, mentre la loro caserma viene distrutta come rappresaglia. Anche Sillipo viene arrestato ma riesce a fuggire. Successivamente gli viene comunicato il trasferimento nel nord Italia previa adesione alla X Flottiglia Mas; a seguito del rifiuto viene passato agli arresti di rigore, terminando la sua carcerazione nei primi giorni di novembre. Senza impiego, stipendio né beni personali e con il bambino ammalato, Sillipo è costretto a chiedere un prestito al vice parroco del quartiere di Marassi.
Il 14 dicembre gli viene ingiunto dalle SS di presentarsi alla Casa dello Studente con la motivazione segnalata dal comandante Andreani di essere antitedesco e antifascista. Riuscendo a dimostrare di non aver aderito alla Decima solo per la sua malattia viene rilasciato, con la proibizione di allontanarsi da Genova e rimanere a loro disposizione. Non potendo più effettuare la sua opera antitedesca ed antifascista sotto il comandante Löwenberg, egli si è affiancato alla formazione Giustizia e Libertà "Matteotti" di un altro ufficiale di Marina, Antonio Zolesio (Umberto, Chiappori), fornendo armi e bombe a mano.