Militante nelle organizzazioni giovanili socialiste, successivamente entra nel Pci genovese. Nell’agosto 1922 partecipa al grande sciopero antifascista e alla difesa della Camera del lavoro e della Casa dei ferrovieri di Sampierdarena dall’assalto della milizia fascista. Operaio dell’Ansaldo, vi svolge propaganda antifascista e, dopo l’8 settembre 1943, aderisce alla Resistenza. Nel marzo 1944 entra a far parte dei Gap genovesi, in qualità di commissario politico e, dopo l’uccisione di Germano Jori (Renato), sale in montagna essendo ricercato dalla polizia.
Insieme a Vladimiro Diodati (Paolo), Simoni riceve l’incarico di commissario della 59° brigata d’assalto Garibaldi Caio, comandata da Ernesto Poldrugo (Istriano) e attiva nel piacentino. Trasferitosi in Liguria ad agosto con la sua formazione, divenuta brigata di manovra ed inquadrata nella divisione Cichero, Simoni arruola anche alcune aliquote dislocate tra il piacentino e la val Nure. Durante il rastrellamento nazifascista che nell’inverno 1944-45 investe i settori d’operazione delle brigate Caio e Berto, Ventura si sposta in val Trebbia e successivamente in val Ceno. Tornata in val Nure nel febbraio 1945, a causa dei sempre più accesi contrasti con la 60° brigata Garibaldi Stella rossa di Dusan Milih (Montenegrino), la Caio riceve l’ordine di rientrare in territorio ligure. Il 27 aprile Simoni, con gli uomini della sua brigata che nei giorni precedenti aveva neutralizzato alcuni presidi nemici, arriverà in una Genova già liberata
Fonte: Gimelli, Franco, Battifora, Paolo, "Dizionario della Resistenza in Liguria", DeFerrari Editore, Genova 2021, p.p.432-433