Tasso, Giovanni Battista

  • Biografia

    Giovanni Battista Tasso è stato un combattente della Prima guerra mondiale, ininterrottamente attivo per otto anni dalla guerra di Libia fino al congedo definitivo nel 1919. Nel 1924 rifiuta pubblicamente di votare per il regime fascista e diventa così bersaglio dei fascisti.
    Dopo l'armistizio, nel 1943, viene arrestato una prima volta dai tedeschi e dalle Brigate Nere in quanto inviso alla Rsi da lungo tempo. Suo figlio, Gino Tasso (Parentesi), è partigiano della Brigata "Dall'Orco", Divisione Garibaldi "Coduri", VI Zona Operativa Liguria, poi trasferitosi nella Brigata Garibaldi "Centocroci" nella IV Zona Operativa Liguria.
    Giovanni Battista viene arrestato la seconda volta il 01/10/1944 dal sergente maggiore Fassio, che ritiene la casa dell'uomo base dei ribelli della zona. Viene rinchiuso nella Casa del Littorio di Chiavari e destinato alla pena capitale. La sua cattura è ritenuta tanto importante da causare l'emanazione dell'ordine di non fare uscire per nessun motivo dall'abitazione la moglie e la figlia Maria, che sono all'oscuro del destino del marito e padre.
    Dopo cinque giorni in cui non riceve alcuna notizia del padre, la giovane Maria si sente comunicare dal piantone che lei può andare libera mentre la mamma deve rimanere agli arresti domiciliari. Parte dunque subito per andare a trovare il padre a Chiavari, e scopre che la guardia nell'attico delle scale della prigione è il figlio dell'aiutante di Giovanni Battista nella sua officina. E' stato reclutato da poco con la forza, pena la deportazione in Germania, ed essendo buono la fa passare pregandola di non farsi vedere dopo averle indicato la cella giusta. Qui trova non solo suo padre ma anche Egidio Minetti, genitore di altri due partigiani (Antonio "Gronda", e Ildo o Aldo "Aquila") e detenuto per tale motivo. Il cibo portato dalla figlia viene destinato a sfamare i numerosi detenuti nella cella.
    In quel momento, tuttavia, la porta si apre ed entra, urlando contro la guardia, il famigerato tenente della Divisione Rsi Alpina "Monterosa" Mario Cristiani. Maria viene catturata e violentemente trascinata via; una volta in strada, sulla via di casa, sente un insolito fermento: vede in lontananza, sotto i portici di piazza Cavour, una squadra di alpini della "Monterosa" e Camicie Nere seguite da una macchina il cui passeggero è un ometto con pizzo e frustino, Vito Spiotta, in compagnia di Mario Cristiani. In mezzo al plotone c'è il padre di Maria, Giovanni Battista, ed il brigadiere dei Carabinieri di Castiglione Chiavarese. La ragazza si slancia nella loro direzione per salutare il padre e chiedere informazioni sul destino dei due uomini, ma una persona la trattiene comunicandole che sarebbero stato immediatamente deportati in Germania. Giovanni Battista ha solo il tempo di mandare il gesto di un bacio alla figlia, poi segue il suono di una mitragliatrice. L'esecuzione dei prigionieri è avvenuta.

    Fonte: Documento dattiloscritto con sintesi dell'operato di Spiotta, Righi , Podestà e collaboratori conservato nel fondo "Bartolozzi-Divisione Garibaldi Coduri", busta 1, fascicolo 12, presso l'Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell'Età Contemporanea, Ilsrec, di Genova.