Il Tempo è un quotidiano italiano di orientamento conservatore, fondato a Roma da Renato Angiolillo nel maggio 1944.
Nella Roma occupata dai nazisti Renato Angiolillo acquistò due testate: L'Italia, una storica testata fondata a Torino da Camillo Cavour nel 1859 e concessagli nel 1943, e Il Tempo, quotidiano fondato a Roma da Filippo Naldi nel 1917 e chiuso già nel 1922. A partire dal 6 maggio 1944 Angiolillo aveva fatto uscire l'Italia con distribuzione clandestina. Nei primi giorni di giugno l'avanzata degli Alleati si fece inarrestabile, la Liberazione di Roma sempre più vicina. Il 5 giugno il quotidiano uscì, finalmente alla luce del sole, annunciando la liberazione della capitale. Stampato in una vecchia tipografia in via Mario de' Fiori, nel centro di Roma, il primo numero recava la testata «Il Tempo» seguito da «l'Italia». Angiolillo prese la decisione di cambiare il titolo negli ultimi minuti prima di andare in stampa. Nella sottotestata apparve l'indicazione «Quotidiano socialdemocratico». Dopo due soli numeri Il Tempo venne sospeso dal Psychological Warfare Branch alleato per violazione degli accordi sulla stampa intercorsi tra il CLN e il comando alleato. Angiolillo e il condirettore Leonida Rèpaci si diedero da fare perché venisse revocato il provvedimento e, dopo soli due giorni di sospensione, il 9 giugno Il Tempo ritornò in edicola, con la nuova sottotestata «Quotidiano indipendente». Nello stesso anno, il 1944, il quotidiano lanciò la pubblicazione in esclusiva dei «Diari» di Galeazzo Ciano, gerarca del fascismo, il che lo fece diventare rapidamente il primo quotidiano della capitale con una tiratura di 150 000 copie. Angiolillo capì che i lettori del quotidiano appartenevano alla borghesia, alla classe media. Impresse quindi una virata alla linea politica del quotidiano, che passò da socialdemocratico a conservatore. La rottura con Rèpaci fu inevitabile. Alla fine dell'anno il sodalizio si sciolse.
Nel 1945, quando i grandi quotidiani (Messaggero, Giornale d'Italia) poterono finalmente tornare nelle edicole, Il Tempo si era già formato un pubblico di lettori consolidato: era il quotidiano più letto nella capitale. Renato Angiolillo continuò nelle vesti di editore unico e direttore allo stesso tempo. In un'Italia spaccata in due tra fascisti e antifascisti, Il Tempo ospitò nelle pagine della cultura le opinioni degli intellettuali dell'una e dell'altra parte.
Il 16 agosto 1973 morì Renato Angiolillo. Come suo successore fu designato il direttore amministrativo del giornale Gianni Letta, in servizio al Tempo fin dal 1958. Nel 1993 il Tempo era in buona salute: 120 giornalisti confezionavano un quotidiano che vendeva intorno alle 115 000 copie al giorno. Ma i rapporti con la proprietà erano pessimi. All'inizio di marzo si diffuse la voce che la proprietà aveva raccolto un dossier con il profilo professionale e privato su ciascun giornalista. Il 10 marzo i giornalisti entrarono in sciopero protestando contro la violazione dello Statuto dei lavoratori per 39 giorni, fino all'intervento risolutore della presidenza del Consiglio ad aprile inoltrato. Il quotidiano faticò molto a riprendersi e subì un calo di copie. Nel 1995–96 ebbe una ripresa, con Gianni Mottola direttore, Bruno Costi vicedirettore e Carlo Palumbo capocronista: ritornò sopra le centomila copia di tiratura e raggiunse una quota di vendite giornaliere pari a 78 000 copie. Fino al 2007 il quotidiano usciva in formato lenzuolo con doppio dorso: nel dorso interno era presente il fascicolo dedicato all'edizione locale. Il 4 ottobre 2007 la proprietà acquistò una nuova rotativa allo scopo di stampare in un nuovo formato cartaceo. Da allora «Il Tempo» esce in formato berlinese monodorso. Contestualmente fu rinnovata la grafica e venne introdotta la stampa a colori su tutte le pagine. Nello stesso anno fu potenziato il sito web.