Tempo, periodico

  • Storia

    Tempo. Settimanale di politica, informazione, letteratura e arte (meglio conosciuto come Tempo Illustrato) fu un periodico nazionale italiano fondato dalla Mondadori Editore. Fu pubblicato a Milano tra il 7 giugno (anche se il primo numero venne datato 1º giugno) 1939 e il 1976.
    Ispirato al settimanale statunitense «Life», «Tempo» si era prefissato di essere il rivale di «Oggi», settimanale della concorrente Rizzoli. Indro Montanelli fu il primo redattore capo. Fu il primo rotocalco italiano a colori. Una delle innovazioni di «Tempo» fu il fototesto (neologismo nato in quell'epoca), cioè un articolo distribuito su più pagine (mediamente tre o quattro) in cui la successione delle fotografie suggeriva la sequenza di lettura. Il testo accompagnava l'immagine come didascalia. La fotografia - scattata a fuoco fisso - di per sé diceva dell'avvenimento la cosa più importante; la didascalia era di supporto e riportava quanto visto dal fotografo. Il rapporto gerarchico testo-immagine era ribaltato. Secondo la testimonianza di Bruno Munari i fototesti nacquero «dall’intenzione di fare quasi dei film, realizzare dei documentari con quelle immagini fotografiche».
    Tra il 1937 e il 1943 il regime fascista sovvenzionò la maggior parte delle riviste italiane: sia per garantirsi il loro appoggio sia per controllarne i contenuti. La rivista che in questo periodo raggiunse il massimo dei finanziamenti fu Tempo. Nel 1941 la Germania nazista aveva assunto il controllo della Francia e di quasi tutta la Mitteleuropa (compresa metà della Polonia). Nelle aree controllate dall'Asse predominava il settimanale tedesco «Signal». Il fascismo italiano decise di controbilanciare la propaganda nazista introducendo e diffondendo nei territori occupati e in Spagna una rivista italiana. La scelta cadde su Tempo.  Mondadori s'impegnò a pubblicare il periodico in sette lingue straniere. Lo sforzo della casa editrice fu enorme. La tiratura dell'edizione tedesca (nata nel 1940) raggiunse le 500 000 copie; quella in francese (dal 1942) 135.000; in romeno 50.000; in ungherese 30.000; in spagnolo (dal 1941) 23.000; in croato 18.500; in albanese 10.000.
    Nel 1943 cominciarono ad apparire i primi segni di cedimento: prima le lingue furono ridotte a tre, poi l'iniziativa fu sospesa. Dopo il 25 luglio 1943 fu sospesa anche la pubblicazione della rivista in italiano. Ceduto nel 1946 all'editore Aldo Palazzi, il periodico riprese le pubblicazioni sotto la direzione di Arturo Tofanelli (già redattore capo durante la direzione di Alberto Mondadori). Il primo numero del dopoguerra uscì il 17 gennaio 1946 con una foliazione di 16 pagine. Nel 1968 Tofanelli fu sostituito da Nicola Cattedra. Il nuovo direttore decise di cambiare la linea editoriale e di fare di «Tempo» un settimanale più aggressivo, con un approccio più incisivo sulla realtà. La rivista entrò in crisi nei primi anni settanta, messa in un angolo dalla concorrenza degli altri settimanali d'informazione. Con il fallimento della Palazzi, il settimanale fu rilevato da un piccolo editore, Alberto Caprotti (1974). Nel 1975 «Tempo» subì un'altra trasformazione: il nuovo direttore, Guglielmo Zucconi, decise di posizionarlo nel settore politica e cultura. Il formato fu ridotto alle dimensioni del tabloid, l'uso delle fotografie fu contenuto, gli articoli ebbero titoli brevi e non sensazionalistici. La modifica non ebbe l'effetto sperato. Nel 1976 Giancarlo Palazzi, figlio di Aldo, rilevò la proprietà del settimanale e ne dispose la chiusura.

    Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Tempo_(periodico)