Comandante della 3° Brigata Garibaldi "Liguria", VI Zona Operativa Liguria. Ferito il 08/04/1944 al Passo del Turchino (GE).
Al Tosi è stata attribuita buona parte della responsabilità del disastro scatenatosi alle Capanne di Marcarolo (AL) che ha portato al cosiddetto Eccidio della Benedicta nei giorni tra il 06 e il 11/04/1944. Parte delle motivazioni di tali gravi accuse, redatte da partigiani che hanno fatto parte della Brigata e qui di seguito riportate, è reperibile nella documentazione contenuta nel Fondo "Giannecchini-Toscano", busta 10, fascicolo 8, conservato presso l'Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell'Età Contemporanea -Ilsrec- di Genova. Le principali colpe del comandante Tosi vengono riassunte dai relatori (tra i quali vi è soprattutto lo stesso Giannecchini) nei seguenti punti: incapacità e leggerezza nel comando, deficienza di quadri, mancanza di armi automatiche pesanti. Tosi è infatti descritto come un uomo gioviale e simpatico ma incapace di valutare gli uomini, affida incarichi di fiducia ad individui non idonei e non è in grado di rimediare quando i sottoposti causano problemi. Debole e insincero, il suo difetto più grave è la paura e per tale motivo, durante gli scontri, si tiene lontano dalla zona di pericolo; di conseguenza anche gli uomini perdono progressivamente la fiducia nel suo comando.
Ad inizio febbraio 1944 la Brigata ha circa 100 uomini all'attivo, ma a metà del mese un'enorme affluenza la fa arrivare a 300-400 membri. La disorganizzazione è tale che il raggruppamento rischia lo sfasciamento in quanto sono stati abbandonati quasi tutti i principi organizzativi, operativi e cospirativi. Viene sottolineato quanto in questo caso, almeno a monte, l'errore non sia stato tanto di ettore quanto del CLN di valle, che ha inviato uomini non conosciuti né vagliati, non equipaggiati e troppo giovani, privi di addestramento militare e senza armi. Tuttavia Tosi, probabilmente desideroso di formare una nutrita Brigata, non ha ascoltato i consigli di rifiutare buona parte dei nuovi venuti e accettare solo quelli "anziani" o ex-militari. La conseguenza è stata la formazione di distaccamenti pochissimo armati, non equipaggiati né organizzati. I quadri vengono composti da membri altrettanto incapaci e non preparati. La situazione migliora parzialmente quando vengono aviolanciate le prime armi e quando dal fondovalle iniziano ad affluire viveri sufficienti.
Risolta la questione dei rifornimenti, resta da organizzare il collegamento tra comando e distaccamenti. La scelta più semplice sarebbe porre la sede del comando all'intendenza, ma Tosi lo fa trasferire in un luogo nascosto e isolato; i redattori di tali relazioni riconoscono in questa scelta il suo desiderio di rimanere solo, insindacato e senza nessuno a sorvegliarlo. Si fa inoltre cenno a "bagordi" nella sede del comando stesso e ad incontri amorosi di Tosi con la moglie di uno dei suoi quadri. Gli esplosivi non vengono distribuiti ai distaccamenti e l'addestramento degli uomini non viene curato in quanto Tosi impedisce esercitazioni di tiro. Ciò nonostante, l'impressione che la Brigata dà alla popolazione locale è di forza e sicurezza e per questo motivo le famiglie le inviano i loro figli ed i loro aiuti alimentari.
In marzo Tosi, avendo ricevuto l'informazione di un previsto rastrellamento ad opera di 5 battaglioni della GNR, ordina a tutti i distaccamenti di ripiegare nella zona dei Laghi del Gorzente. Facendo affluire tutti i distaccamenti in una zona assai ristretta ed impervia, infatti, egli si sta involontariamente prestando al gioco dei nazifascisti in quanto gli uomini sono ora imbottigliati in un unico punto. Inoltre, la zona scelta è indicata in tutte le mappe militari ed è dunque facilmente rintracciabile. I consigli giunti a Tosi di distaccare forze in più zone non vengono eseguiti bensì rimandati di giorno in giorno, fino a quello del rastrellamento vero e proprio che ha inizio il 06/04. Inoltre, il comandante non ha prestabilito alcun piano per ostacolare o sfuggire al rastrellamento con le opportune contromosse. Nella notte tra il 05 e il 06/04 giunge al Comando il comandante di un distaccamento che riferisce l'inizio di un rastrellamento per il giorno successivo e chiede istruzioni. Tosi, che stava dormendo, rilascia solo informazioni assai generiche e non raggiunge il comando per prendere misure tempestive. Dal momento in cui viene segnalato l'arrivo del nemico, i distaccamenti perdono completamente ogni contatto con il comando e Tosi, dopo avere inviato alcuni uomini disarmati in esplorazione -parte dei quali viene uccisa- e aver raggiunto Campo Ligure (GE) forse per proteggere la moglie di "Giacomino", uno dei suoi quadri, si allontana dal teatro dei combattimenti.
La relazione dello stesso Tosi, compilata nel dopoguerra, parla al contrario di buone comunicazioni con i comandanti dei distaccamenti anche quando giunge dal fondovalle la notizia dell'avvicinamento dei nemici per il rastrellamento; viene indicata la distribuzione di esplosivo a tutti i distaccamenti per formare zone minate, l'uccisione di pattuglie di tedeschi nella zona e la conseguente previsione di un'aspra reazione nemica. E' confermata la quasi assoluta mancanza di armi automatiche leggere o pesanti (oltre il 50% di uomini disarmati) e la giovanissima età dei presenti, privi di formazione militare e del "battesimo del fuoco", come lo definisce. Alle prime ore dell'alba del 08/04, rimasto solo nel punto prefissato con gli altri distaccamenti per attendere un contatto con il 5° raggruppamento, viene ferito da raffiche di mitraglie di una pattuglia tedesca sbucata dalla nebbia. Nega inoltre di avere mai ricevuto fondi da nessuno, fondi di cui gli si chiede conto nelle relazioni degli accusatori. Tosi conclude aggiungendo che, a fronte di un rastrellamento estremamente minuzioso e "ben" portato a termine, l'unico elemento da loro mai trovato è stato proprio comando della Brigata in quanto il fabbricato non è stato bruciato e nemmeno perquisito.