Giovanni Trabucchi è stato un cittadino bergamasco, residente dal 1951 in Liguria, che durante la Seconda guerra mondiale ha nascosto decine di persone civili e militari, italiane e straniere (jugoslave, russe, polacche, greghe, francesi, inglesi ecc.), sottraendole alla cattura da parte delle SS ed alla conseguente deportazione nei campi di concentramento in Germania nei quali le speranze di sopravvivere erano assai scarse. Per ringraziarlo della sua attività, rischiosissima per la sua vita e quella della moglie Maria Assunta Lupini, il Comando Supremo delle Forze Armate Alleate gli ha concesso un Attestato di Benemerenza.
A partire dagli ultimi mesi del 1941 fino alla fine del secondo conflitto mondiale, gruppi più o meno numerosi di jugoslavi evasi dai campi d'internamento fascisti nella bergamasca si presentano alla porta di Giovanni chiedendo rifugio e qualcosa da mangiare. Vengono tutti accolti, sfamati, curati e nascosti; molti restano alcuni giorni e partono per tentare di tornare nella patria d'origine attraverso un passaggio in Svizzera. Non si hanno scritti di Giovanni, né di nessun altro componente della famiglia, che spieghino in dettaglio l'organizzazione di questa pericolosa situazione. Dopo l'armistizio del 08/09/1943 iniziano a presentarsi in casa di Giovanni numerosi militari italiani in fuga dall'esercito o dai campi di internamento. Chiedono abiti civili per togliersi l'uniforme, cibo, bevande e informazioni circa l'ubicazione di presidi delle SS e delle Brigate Nere.
Il 17/03/1944 i Trabucchi vedono la sagoma di un uomo muoversi con circospezione tra gli alberi del vicino bosco, ed infine decidersi a scendere verso la loro casa per parlare. Dice di essere piemontese e di sentirsi male, per cui viene rifocillato e messo a dormire in un angolo del fienile dove rimane per più di un mese. Il 04/06/1945 l'uomo, Leone Novello (Nello), rilascia su carta intestata del comando Divisione Matteotti "Marengo" (formazione partigiana attiva nell'alessandrino di cui è stato comandante) una dichiarazione sulla sua attività in quel periodo:
"Io sottoscritto Comandante Nello (capitano Novello Leone) della Divisione Matteotti "Marengo" dichiaro quanto segue: Comandante di gruppo autonomo nelle Langhe venivo arrestato il giorno 7 gen. 1944 dalle SS tedesche durante un rastrellament. Tradotto alle carceri di Torino, il giorno 17 marzo mentre stavo per essere deportato in Germania riuscivo a fuggire a Bergamo. Cercato rifugio nei cascinali circostanti della città trovavo nella casa di Trabucchi Giovanni buona ed ampia ospitalità. Ebbi subito per interessamento del Trabucchi assistenza medica date le precarie condizioni di salute. Il Trabucchi si recava anche presso la mia famiglia (Cassinasco Asti) per il ritiro di indumenti onde permettermi di riprendere la mia attività".
Poco dopo l'allontanamento di "Nello" dalla casa, una squadra di militari della Wehrmacht circonda la fattoria e chiede a Giovanni cosa sia andato a fare in Piemonte. Ricevendo solo dinieghi, lo arrestano e lo conducono al comando cittadino anche per chiedergli del partigiano fuggiasco, sicuramente denunciato da una spia locale. L'uomo, continuando a negare, è dunque condannato a morte ma è inaspettatamente liberato il giorno dopo per l'intercessione di qualcuno ignoto ma influente. Nonostante ciò, l'attività familiare nel nascondere e proteggere i fuggitivi militari e civili continua. A guerra finita, nel 1951, la famiglia si trasferisce in Liguria a Lavagna (GE) con tutti i figli.
La vedova del figlio maggiore di Giovanni, Riccardo, nel 1978 consegna allo scrittore ed esperto della Resistenza nel Tigullio Elio Vittorio Bartolozzi un plico di fotocopie di 11 documenti redatti in italiano e rilasciati da persone di nazionalità italiana (Nava Giacomo, Capelli Paolino, Riva Luigi, Riva Abbondio, Facheris Carlo, Facheris Mario, Parietti Annibale, Bertuletti Giovanni, Orlandi Giovanni, ,n.2 firme illeggibili) aiutate dalla famiglia Trabucchi, dal Quartier generale dell'Allied Screening Commission of Italy, dal generale Rupert Harold Alexander, dal maresciallo maggiore del Distretto Militare di Bergamo e dal comando della Divisione Matteotti "Marengo" relative al benefico operato di Giovanni Trabucchi durante la Seconda guerra mondiale.
Fonte: copia a stampa del testo “Ricordo di Giovanni Trabucchi insignito di attestato di benemerenza dei governi Alleati” redatto da Elio Vittorio Bartolozzi in memoria di Giovanni Trabucchi conservato nel fondo "Bartolozzi-Divisione Garibaldi Coduri", busta 1, fascicolo 13 presso l'Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell'Età Contemporanea, Ilsrec, di Genova. Allegate al testo sono le copie statiche delle fotografie dei documenti originali sopra citati.