Aderisce alla Resistenza entrando a far parte della banda di garibaldini comandata da Felice Cascione (U Mëgu). Comandante dal giugno 1944 di un distaccamento della 9° brigata d’assalto Garibaldi, il mese successivo, nel corso di un rastrellamento nazifascista che investe la valle Arroscia (SV), riesce a superare senza particolari danni la puntata nemica. Inquadrato poi nella 1° brigata Belgrano della 2° divisione d’assalto Garibaldi Cascione, mantiene il comando del 7° distaccamento dislocato a Case Seppà, in val Lerrone. Il 7 settembre, con il suo distaccamento in seguito intitolato alla memoria di Elio Castellari (Yanez), attacca il presidio fascista di Pogli in valle Arroscia catturando tredici militi della San Marco, i quali chiederanno di entrare a far parte del movimento partigiano. A novembre, nel corso di un nuovo rastrellamento nel settore d’operazione assegnato al suo distaccamento, mentre il resto delle formazioni si ritira in Piemonte, Trincheri rimane occultato con i suoi uomini in località Gazzo di Borghetto d’Arroscia unitamente ad alcune bande e al battaglione comandato da Raymond Rossi (Ramon). Alla costituzione del 1° battaglione Berio della brigata Belgrano, vi viene inquadrato con il suo distaccamento posizionato a Marmoreo alle dipendenze del 2° battaglione, e inquadrato, a dicembre, nel 3° battaglione Molineri. Trincheri ne manterrà il comando fino alla Liberazione.
Fonte: Gimelli, Franco, Battifora, Paolo, "Dizionario della Resistenza in Liguria", DeFerrari Editore, Genova 2021, pp.451-452