Nipote di un repubblicano romagnolo esule in Turchia per ragioni politiche, torna in Italia all’inizio della Prima guerra mondiale per prestare servizio militare. Stabilitosi nel dopoguerra a Chiavari (GE) si dedica con successo alla scrittura, vincendo alcuni premi letterari e maturando una consapevolezza politica che lo porta ad entrare in contatto con alcuni esponenti antifascisti, tra cui Giovanni Serbandini (Bini). Nel 1937 si reca a Parigi su incarico del partito comunista e l’anno successivo torna nuovamente in Francia per sfuggire all'arresto. Ancora in terra francese, insieme alla sua famiglia, allo scoppio della Seconda guerra mondiale e sempre in contatto con la rete clandestina comunista, in seguito alla denuncia di un delatore viene arrestato dalla Gestapo e trasferito in Germania per essere poi consegnato alla polizia italiana. Condannato nel giugno del 1942 dal Tribunale speciale a cinque anni di reclusione, rimane nelle carceri di Fossano (CN) sino alla caduta del fascismo.
Dopo l’armistizio prende parte al movimento di liberazione, entrando a far parte del primo Cln ligure e, a partire dal gennaio del 1944, del Cln piemontese quale rappresentante del Pci. Nel dopoguerra è consigliere comunale e assessore alla cultura del comune di Torino e direttore, per alcuni anni, dell’edizione torinese dell’“Unità”. Ha ricoperto l’incarico di vicepresidente dell’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia.
Fonte: Gimelli, Franco, Battifora, Paolo, "Dizionario della Resistenza in Liguria", DeFerrari Editore, Genova 2021, p.456
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