Unione donne italiane (Udi)

  • Storia

    L'Unione donne italiane (UDI) è un'associazione femminista di promozione politica, sociale e culturale, senza fini di lucro.
    Nel novembre 1943 erano stati creati i Gruppi di difesa della donna diretti da Caterina Picolato, riunendo gruppi femminili e donne antifasciste d'ogni provenienza con lo scopo di mobilitare le masse femminili contro l'occupazione.
    Dai gruppi escono le prime gappiste, le partigiane combattenti, le staffette, tanto che i Gruppi vennero ufficialmente riconosciuti con il loro organo clandestino Noi donne dal Comitato di Liberazione nazionale Alta Italia.
    Nel settembre 1944 a Napoli vengono poste le basi dell'UDI e anch'essa partecipa alla Resistenza.

    L'Unione Donne Italiane si costituisce ufficialmente il 1º ottobre 1945 e pochi giorni dopo il primo congresso nazionale vede i Gruppi di difesa della donna confluire nell'unione per creare la più grande organizzazione per l'emancipazione femminile italiana. In essa confluisce anche l'Associazione femminile per la pace e la libertà fondata dalla partigiana e scultrice Velia Sacchi.
    Nel 1947 al termine del secondo congresso viene eletta presidente dell'UDI la comunista Maria Maddalena Rossi. Segretaria generale è la socialista Rosa Fazio LongoA dirigere l'UDI viene creato anche un direttivo di 27 donne e un consiglio nazionale di 150 componenti.
    Dopo l'avvento del femminismo in Italia, l'Unione donne italiane è consapevole di non essere un semplice movimento, ma inizia ad essere qualcosa di più: un sentimento che accomuna tutte le donne. L'UDI si costituisce come un'associazione che mira ad avere un obiettivo ben preciso: iscrivere i diritti della donna nella Carta costituzionale. L'UDI decide di investire sulle donne: nella ricostruzione post-bellica, occupandosi dei bambini rimasti orfani, illegittimi e combattendo contro le discriminazioni salariali, nella solidarietà nazionale e internazionale. Man mano l'associazione espande il proprio interesse e impegno a favore dei diritti dell'infanzia e dei diritti delle donne al lavoro.

    Nel corso degli anni '60 si fa portavoce di un movimento di massa delle donne iniziando lunghe battaglie per far ottenere la pensione alle casalinghe, in quanto si metteva in discussione il lavoro domestico non pagato. Ci si impegna a cambiare anche la concezione di asilo nido, visto non solo come un sollievo per le madri che svolgono un doppio lavoro, madri e lavoratrici, ma anche come funzione di socializzazione della crescita e della cura dell'infanzia.
    Negli anni '70 temi quali aborto e contraccezione sono tra i primi obiettivi da raggiungere.

    https://it.wikipedia.org/wiki/Unione_donne_italiane