Uomo qualunque (L'), periodico

  • Storia

    E' stato un settimanale periodico fondato e diretto da Guglielmo Giannini il 27 dicembre del 1944; successivamente nacque il movimento Fronte dell'Uomo Qualunque, a sua volta diventato partito politico attorno all'omonimo giornale; era caratterizzato da istanze liberal-conservatrici e legate all’anti-politica, che alle elezioni del 2 giugno 1946 ottiene il 5,3% dei voti e ben 30 seggi in Parlamento. L'esperienza politica durò solo tre anni ma lasciò un segno indelebile nella storia del Paese, anche perchè da esso nacque il termine "qualunquismo" con accezione di sfiducia nelle istituzioni democratiche, di diffidenza e ostilità nei confronti della politica e del sistema dei partiti, di insensibilità agli interessi generali, che si traducono in opinioni semplicistiche e sostanzialmente conservatrici sui problemi dello stato e del governo. Giannini definì il suo giornale quello “dell’uomo qualunque, stufo di tutti, il cui solo, ardente desiderio, è che nessuno gli rompa le scatole”. Il titolo ha la forma di una “U” maiuscola, in cui un torchio che schiaccia una striminzita immagine di uomo: è il simbolo della classe politica che opprime il piccolo borghese ossia l’uomo qualunque. Sotto la testata c’è una rozza vignetta dove un povero scrive su un muro: Abbasso tutti". Una delle rubriche più seguite, "Le vespe", è nutrita di pettegolezzi sugli uomini politici e sugli intellettuali, storpiando i loro nomi, soprattutto dei suoi oppositori. Da sempre la posizione del settimanale è contraria al fascismo, di cui condanna il centralismo decisionale, ma anche al comunismo e agli “antifascisti di professione”, accostati al primo fascismo per l’accento “epurazionista” dei primi anni del dopoguerra. Per questo il giornale viene accusato di cripto-fascismo e ne verrà chiesta a più voci la soppressione. Il 5 febbraio 1945 Giannini viene denunciato dall’alto commissario dell’epurazione, Grieco, senza esito alcuno.