Fascista della prima ora, squadrista, partecipa alla marcia su Roma. Entrato nell’amministrazione della pubblica sicurezza sin dall’agosto 1930, Veneziani lega in particolare il suo nome al triennio 1943-1945, periodo nel quale ricopre la carica di commissario capo dell’ufficio politico della questura di Genova, distinguendosi come zelante esecutore degli ordini impartiti dagli occupanti tedeschi, nonché come crudele seviziatore. Tra le azioni repressive più tristemente note da lui compiute, devono essere ricordate, nel marzo 1944, le torture inferte, da lui e dai suoi uomini, a Giacomo Buranello (Pietro) e, nell’agosto successivo, il duro colpo assestato alle Sap, con la denuncia a carico di ben 81 antifascisti genovesi, alcuni dei quali saranno condannati a morte dal Tribunale speciale. Il 26 novembre Veneziani è a sua volta obiettivo di un agguato delle Sap, compiuto in pieno centro, nel corso del quale rimane ferito. Fuggito da Genova dopo la Liberazione, il 3 maggio 1945 viene riconosciuto a Reggio Emilia da un partigiano della 37a brigata garibaldina, più volte da lui stesso torturato. Fatto arrestare, Veneziani sarà giustiziato pochi giorni dopo.