Il Corpo di Polizia Municipale di Genova (conosciuto dai genovesi come i “cantunè”) trova le proprie radici nel lontano 1849, con l’assegnazione ad alcuni consiglieri del compito di elaborare un progetto per un corpo di guardie comunali, da adibire al controllo delle attività di manutenzione e pulizia delle strade pubbliche allora in appalto ad alcune ditte esterne.
I Vigili Urbani del 1911 e le guerre mondiali: Nel 1911 le mutate esigenze del servizio, dovute anche all’arrivo sulle strade cittadine delle prime automobili, impongono una revisione del regolamento. Con la revisione del 1911 gli amministratori comunali accolgono una richiesta fatta dagli stessi agenti per cui gli stessi non saranno più chiamati Guardie Municipali ma Vigili Urbani.
Allo scoppio della prima guerra mondiale il corpo conta, stando a un verbale dell’assemblea comunale di alcuni anni prima, 247 componenti. Di questi ben 111 vengono richiamati sotto le armi e prestano servizio principalmente nelle brigate Bisagno e Liguria, impiegate sul fronte a partire dal 1916.
Al termine del conflitto, nel 1922 a Genova si tiene la Conferenza Mondiale per la Pace, a cui sono invitati i plenipotenziari di tutti i paesi che hanno combattuto. Nell’occasione il Consiglio comunale, su delibera della Giunta, che paventa la possibilità di attentati o disordini, approva l’armamento degli agenti del corpo dei Vigili Urbani, dotandoli di pistola semiautomatica calibro 7,65.
Il dieci giugno 1940 il governo attira sull’Italia la tempesta della guerra, nella ben nota illusione che in breve tempo sarebbe finita con un bottino da spartire.
La realtà è ben diversa, e l’unica cosa ottenuta in breve tempo saranno migliaia di fortezze volanti alleate che porteranno il fronte nelle città italiane.
Genova è una delle principali sedi industriali del paese, oltre che il porto principale, e questo ne fa un bersaglio particolarmente interessante per i bombardieri anglo-americani. Anche i Vigili Urbani, quelli che non sono stati richiamati alle armi, si trovano in prima linea, nel tentativo di alleviare le sofferenze dei cittadini.
Infatti, nel sistema di protezione antiaerea cittadino ai Vigili è affidato il compito di prendersi cura e di proteggere la popolazione.
Sono i Vigili che aiutano tutti i cittadini ad accedere nei rifugi di protezione contro i bombardamenti aerei e che si assicurano che tutti siano entrati. E' un’incombenza estremamente delicata e pericolosa che registra la perdita di cinque colleghi, vittime delle prime esplosioni.
Per questo compito, con delibera della giunta comunale del 11 maggio 1950, il Corpo ha ottenuto il riconoscimento al merito civile con assegnazione di medaglia d’argento.
Le sezioni territoriali vengono suddivise in zone più ristrette, assegnate ciascuna ad alcuni elementi, che anche durante i bombardamenti mantengono le posizioni assegnate e riferiscono via telefono sulla situazione.
Prestano anche servizio lungo i percorsi che conducono ai rifugi antiaerei, per assicurarsi che gli stessi siano agibili e utilizzati da tutte le persone che si trovano nell’area durante l’incursione. Al termine del bombardamento sono sempre i Vigili a prestare i primi soccorsi e a richiedere le ambulanze per i casi più gravi, perlustrano le zone bombardate e allestiscono dei cordoni di sicurezza attorno alle bombe inesplose in attesa degli artificieri.
Ma il lavoro di molti Vigili non si esaurisce qui.
Dopo il 25 luglio 1943, coloro che avevano mantenuto contatti con le forze democratiche clandestine iniziano a organizzare il dissenso della popolazione in vista della definitiva caduta del regime.
Il ruolo dei Vigili Urbani durante la Resistenza:
All’interno del corpo dei Vigili Urbani un ruolo molto importante nella costruzione della rete resistenziale spetta al brigadiere Giovanni Olivari.
Fin dall’ottobre ’43 l’Olivari, assieme ad altri membri del corpo, dava vita a riunioni clandestine miranti a organizzare l’attività di resistenza in seno al corpo; le riunioni si tenevano in un appartamento in viale Varni, una strada tranquilla, al riparo da occhi indiscreti, dove abitava il vigile Giovanni Ginocchio, anch’esso legato al movimento clandestino sin dagli inizi; lì, nei primi giorni di marzo del ’44, si tenne una riunione a cui presero parte Giovanni Olivari, Furio Gandolfo, Prospero Olivieri, Luigi Fraguglia, Vittorio Terzolo, deceduto poi nel bombardamento del 4 settembre ’44, ed il Ginocchio, tutti Vigili, nella quale venne deciso di dare vita ad una cellula cospirativa e di aderire all’organizzazione resistenziale.
Il primo distaccamento, composto da venticinque uomini, tutti appartenenti al corpo dei Vigili urbani, era operativo nella primavera del ’44, aggregato in un primo momento alla brigata Villa e successivamente alla Bellucci.
Furono proprio i Vigili Urbani, grazie all’opera del brigadiere Olivari, a dare vita al primo movimento di resistenza organizzato all’interno del Comune, sia raccogliendo gli elementi che fino a quel momento avevano fatto riferimento altrove, sia offrendo un’opportunità a tutti coloro che cercavano un riscatto alla propria dignità di uomini e di italiani.
Da loro partirà la spinta aggregativa che porterà la brigata garibaldina “Bruno Vanni” ad avere più di 150 effettivi nei giorni precedenti la liberazione.
Al primo nucleo di venticinque elementi, componente il primo distaccamento della brigata, fece seguito, nel settembre ’44 la costituzione di un secondo gruppo di venticinque, anch’essi tutti Vigili, operanti indistintamente, sia nelle sezioni centrali e periferiche, che nel comando e negli uffici allora facenti capo alla polizia Municipale.
Alla fine del 1944 la brigata Vanni aveva raggiunto l’organico di circa 150 uomini, suddivisi in cinque distaccamenti. Dal materiale raccolto presso l’Istituto Storico per la Resistenza, dove vengono conservate anche le schede personali dei componenti della brigata, risulta che i Vigili costituiscono circa l’ottanta per cento della brigata nella prima metà del ’44.
Grazie alle ramificazioni della brigata in tutti i settori del Comune, vennero create squadre che svolsero compiti di estrema delicatezza; ad un gruppo di Vigili Urbani, affidato a Giovanni Olivari, Dionisio Capurro e Furio Gandolfo, venne affidata la rete di spionaggio militare che rese possibile raccogliere informazioni, passate al comando di brigata, relative a tutte le località presidiate dai tedeschi e dalle brigate nere, con tanto di effettivi e mezzi a disposizione.
Altre squadre furono incaricate di trovare carte di identità, delle quali oltre cinquecento vennero consegnate ai comandi partigiani, e documenti vari, lasciapassare, timbri falsi sia del Comando germanico della Casa dello Studente che della Kriegsmarine, compresi i timbri a secco che venivano utilizzati per i tesserini di riconoscimento o “Personalausweis” uniche carte di identità personale riconosciute dai tedeschi nel corso dei rastrellamenti.
Oltre a ciò gli uomini della Vanni si occupavano dell’assistenza ai partigiani ed alle staffette di transito in città; presso l’ufficio tagliandi e tessere annonarie del Comune, in via del Seminario, era stato istituito un vero e proprio servizio di sussistenza, dove venivano anche consegnate razioni alimentari ai partigiani di passaggio, che i Vigili Urbani della Vanni ritiravano da un esercizio di tale Pietro Ferrando, che si trovava nella via Colombo al 47 rosso.
Verso la fine del 1944, si delineò la necessità di dare vita ad una struttura di appoggio, che potesse funzionare in ausilio alla popolazione ed al contempo come centrale logistica del movimento. La struttura avrebbe avuto la forma di una cooperativa, e si decise di intitolarla a Cristoforo Colombo.
Oltre alle attività resistenziali che la cooperativa permise di realizzare, il compito principale che si trovò ad assolvere nei mesi che separavano la città dalla liberazione fu proprio quello di fornire derrate alimentari alla città.
Compito non facile, in quanto i generi alimentari erano a disposizione nelle zone di produzione, generalmente nel basso Piemonte e Lombardia; fu giocoforza organizzare un servizio di trasporto e scorta per i convogli che dovevano raggiungere la città; attraversando un vasto territorio sotto il controllo delle forze aeree alleate, che mitragliavano qualunque convoglio avvistato sulle disastrate strade del nord Italia.
Furono i Vigili della Vanni che assunsero l’incarico della formazione delle autocolonne per il trasporto, e che riuscirono, nelle condizioni descritte a realizzare settantuno viaggi di rifornimenti, pur con la perdita di diversi autocarri incendiati dagli aerei alleati.
I Vigili furono presenti e attivi in tutti i principali scontri che portarono alla liberazione di Genova il 25 aprile del 1945, specialmente contro le truppe tedesche asserragliate nel centro della città nell’hotel Bristol e nel Porto, e sempre in quei giorni si occuparono di procurare i rifornimenti di farina, necessari per il pane, alla città in guerra.
Furono i vigili a sopperire a tutte le necessità della comunità cittadina.
I giorni della liberazione trovarono i vigili unici tutori dell’ordine pubblico, con un accrescimento delle mansioni e competenze del Corpo: autorizzazioni alla rimozione di cadaveri, repressione di qualsiasi attività delittuosa, scorta delle colonne dei prigionieri di guerra.
In particolare, il comando alleato si avvalse dell’opera dei vigili riconoscendoli come unica forza organizzata sul territorio: ad essi venivano affidati compiti di raccolta informazioni su elementi del passato regime, attività di pubblica sicurezza, raccolta e custodia delle armi utilizzate nei giorni dell’insurrezione.