I pompieri di Genova. Ai tempi dell'antica Repubblica di Genova non esistevano veri e propri corpi di pompieri organizzati. L'estinzione degli incendi richiedeva l'intervento di un gran numero di persone, marinai, operai, facchini ed artigiani che erano facilmente reperibili in città e nel porto e garantivano ampia disponibilità di braccia e capacità adeguate. Con le grida del 12 febbraio 1691 fu assegnato a 12 artigiani per ognuno dei quartieri della città il compito di accorrere al suono delle campane per estinguere gli incendi. In porto, presso il Ponte Reale erano depositati gli attrezzi, "boglioli, ferri, scale, lampioni ed altri ordigni necessari agli accidenti". Era previsto un compenso che doveva essere elargito da chi aveva causato l'incendio. Nel 1732 in occasione di un incendio ai pubblici forni, che minacciò di propagarsi ai magazzini del porto franco, non tutti gli artigiani ed i bargelli preposti accorsero. Per domare le fiamme si dovette ricorrere a un gran numero di soldati e di schiavi delle galee. Fu necessario modificare l'organizzazione prevedendo compensi per coloro che erano incaricati dello spegnimento degli incendi e gravi pene per coloro che si rifiutavano di accorrere. Tra la fine del secolo XVIII e i primi anni di quello successivo, Genova conobbe un periodo che cambiò per sempre la sua storia. La crisi dell'aristocrazia, la sempre maggiore influenza francese, l'assedio degli austriaci e degli inglesi nel 1800 e l'annessione alla Francia avvenuta nel 1805 condizionarono pesantemente le vicende del periodo, e comportarono la perdita dell'autonomia e della sovranità dello Stato. Dopo la dominazione napoleonica, gli inglesi, che sconfissero le truppe francesi e occuparono la città, consentirono che fosse restaurata l'antica Repubblica di Genova. In tale periodo, prima della definitiva annessione al Regno di Sardegna, voluta dal Congresso di Vienna e avvenuta nel 1815, i "Padri del Comune per la Serenissima Repubblica di Genova" deliberarono di organizzare il servizio di estinzione degli incendi secondo un regolamento che prevedeva l'istituzione di un corpo di pompieri. Il regolamento approvato il 26 agosto 1814 istituiva un corpo composto da un capo e da un sottocapo, salariati, e da 28 artigiani che esercitavano di consueto il loro mestiere. Avvisati dal capitano, o dal suono delle campane, i pompieri dovevano accorrere al magazzino delle pompe che si trovava al palazzo civico (Palazzo Ducale) e quindi recarsi sul luogo dell'incendio. La ricompensa per l'opera prestata era decisa dal magistrato di polizia e doveva essere elargita da chi aveva causato l'incendio o da chi di diritto a giudizio del magistrato medesimo. Anche i "caravana" (facchini di origine bergamasca) del porto franco ed altri operai portuali facevano parte del corpo dei pompieri e dovevano accorrere in caso di incendio. Essi erano diretti dai loro consoli che erano subordinati al capo dei pompieri. Gli attrezzi principali in uso all'epoca erano due pompe, una premente ed una aspirante e premente, lasciate dalle truppe inglesi. Le due pompe, naturalmente a funzionamento manuale, erano state costruite nel secolo precedente ed avevano una prevalenza di 32 metri di colonna d'acqua ed una portata che variava dai 250 ai 300 litri al minuto. Il capitano Franco Delucchi provvide a realizzare il primo assetto organizzativo e documentò con dei resoconti scritti gli interventi effettuati. Nel 1818 chiese al Comune il permesso di accasermare otto pompieri presso il magazzino delle pompe al fine di poter fornire loro un alloggio e nel contempo poter disporre di un vero corpo di guardia che consentisse la pronta reperibilità anche di notte. Nei primi anni della forzata annessione al Piemonte, Genova visse un periodo caratterizzato da rapporti difficili col nuovo assetto istituzionale. Anche l'organizzazione dei pompieri fu influenzata dalla nuova condizione di dipendenza dallo Stato Sabaudo, infatti nel 1825 il Re Carlo Felice autorizzò la Civica Amministrazione a istituire un nuovo corpo di pompieri salariati composto da un capitano, due sergenti, tre caporali, quindici comuni e 12 sopranumerari. Veniva istituito un corpo di guardia fisso al magazzino delle pompe, composto da tre pompieri e un caporale. Il turno durava 24 ore. Fu eliminato l¿obbligo di intervento dei "caravana" e degli altri operai portuali, ma il comandante aveva la facoltà di chiamarli in caso di necessità. Una nuova modifica organizzativa fu introdotta dalle Regie Patenti del 21 agosto 1838 con cui il Re Carlo Alberto ridisciplinò il servizio delle guardie del fuoco. Il nuovo regolamento prevedeva un organico composto da un capitano, un aiutante sottotenente, due sergenti, quattro caporali, e quindici militi comuni. In quegli anni l'incendio più temuto era quello nelle infrastrutture portuali, fondamentali per l'economia della città, ma gli incendi più frequenti erano quelli di tetto e di camino negli edifici civili. I pompieri genovesi diventarono molto abili in tecniche di spegnimento che richiedevano soprattutto grande esperienza ed un elevato livello di manualità. Il capitano, Nicolò Revello, già tenente dal 1815 comandò il corpo, per circa 20 anni. Egli godeva di grande considerazione sia da parte della civica amministrazione sia dai rappresentanti locali del governo, fu decorato e spesso elogiato per la capacità dimostrata nel dirigere lo spegnimento degli incendi. I pompieri - cantonieri Dopo un periodo di disordini e gravi vicende collegate agli eventi risorgimentali, fu possibile ricostruire e regolamentare alcuni servizi della civica amministrazione, tra cui quello antincendi. Nel frattempo a seguito dello Statuto emanato da Carlo Alberto era stata istituita il 16 settembre 1848 con Regio Editto la "guardia nazionale" che, di giorno, prestava la sua opera per l'estinzione degli incendi. Nel 1851 fu sostituito il regolamento del 1838 e venne costituito un corpo unico di pompieri e "cantonieri" (guardie municipali) militarmente organizzato. Il Corpo aveva il compito di far eseguire i regolamenti e i decreti di polizia; sorvegliare sulla nettezza e sul mantenimento in buono stato delle vie, piazze e chiaviche; ispezionare l'illuminazione notturna; usare tutti i mezzi diretti all'estinzione degli incendi. Il nuovo regolamento andò in vigore l'anno seguente e si costituì il nuovo corpo con un capitano, un tenente, un furiere, tre sergenti (agenti giurati di perlustrazione), sei caporali e trenta "pompieri cantonieri". La sede si spostò a palazzo Tursi che nel frattempo era divenuto sede del municipio. Il comandante del nuovo corpo, capitano Biavati, nel 1855 dovette lasciare il corpo perché richiamato sotto le armi. Per tre anni il posto di capitano fu vacante. Il corpo venne retto dal tenente Luigi Piccaluga che fu nominato capitano nel 1858. Le due funzioni di polizia ed estinzione degli incendi che il corpo doveva assolvere, non tardarono a creare inconvenienti, quindi nel 1864 fu necessario ricostruire il corpo dei pompieri in modo autonomo, mentre per le forze di polizia veniva istituito il corpo delle guardie municipali. La Compagnia dei Pompieri La "Compagnia dei Pompieri" venne costituita con un organico di 85 uomini, 31 di prima classe compresi gli ufficiali, 34 di seconda classe e 20 sopranumerari. I primi dovevano restare accasermati in municipio, mentre i secondi avevano un turno prestabilito per pernottare in caserma al fine di fronteggiare incendi e chiamate notturne. Soppressa la guardia nazionale, fu necessario estendere anche durante il giorno il servizio e il turno di guardia dei pompieri. Ciò diede occasione nel 1869, ad alcune varianti del regolamento che fecero aumentare il numero dei vigili del fuoco a 94. Della guardia nazionale restò il corpo di musica, soppresso nel 1876 per ragioni di economia, ma poi ripristinato nel 1889 con la "banda dei pompieri" la cui istituzione durò fino al 1903. Intorno al 1870 l'attrezzatura era composta da 11 pompe a mano (comprese le due del 1815), alcuni carri attrezzati da trainare a mano (uno solo era trainato da cavalli) ed un carro scala aerea. Nel 1874 vennero annessi a Genova i comuni limitrofi di S. Martino di Albaro, S. Francesco di Albaro, S. Fruttuoso, Foce, Marassi e Staglieno. Per i pompieri genovesi aumentò quindi la competenza territoriale. Nel 1881 il 14 luglio si sviluppò un furioso incendio nel deposito franco con grave pericolo che il medesimo si estendesse ai quartieri vicini. La coraggiosa opera dei pompieri valse a far si che potessero essere contenuti i già gravi danni. La bandiera del corpo fu insignita della medaglia d'argento al valor civile. Il Comandante Piccaluga nel 1881 dotò il Corpo di un manuale di istruzione. Nel manuale erano dettagliati i compiti del personale, illustrate le manovre e descritti i materiali tecnici in uso all'epoca. Erano definiti con appositi spartiti i comandi che venivano dati con la tromba. Verso la fine del secolo il servizio antincendi a Genova era costituito da una sede centrale in municipio dotata di telefono, una sezione distaccata nel quartiere di S. Fruttuoso. Servizi di guardia venivano anche svolti nei maggiori teatri cittadini e saltuariamente in porto, presso la darsena. Giornalmente venivano redatti i rapporti generali dove erano indicati i servizi esterni effettuati, gli interventi di soccorso, le eventuali novità del giorno, le licenze, le malattie del personale e le infrazioni disciplinari. A volte, i pompieri, a seguito di punizioni venivano messi agli arresti o obbligati ad effettuare servizi aggiuntivi nelle ore di riposo. Il luogo dell'incendio veniva raggiunto a passo di marcia, con i carri a mano o a trazione animale, con il tram elettrico e anche con biciclette.
Con il secolo XIX finisce l'epoca pionieristica dei vigili del fuoco. Nel secolo successivo di pari passo con l'impiego dei veicoli a motore, con la diffusione del telefono ed i con progressi della tecnologia, l'organizzazione dei servizi antincendi e del soccorso, si è sviluppata progressivamente e si è evoluta, mantenendo un legame con le proprie radici storiche e culturali, sino a diventare indispensabile per garantire la soddisfazione degli accresciuti bisogni in materia di sicurezza richiesti dalla società moderna.