Tra i tanti eventi, che hanno visto il Vigili del Fuoco della Spezia protagonisti nella vita della città e dell'Italia, su tutti si vuole ricordare l'impresa sportiva di quegli undici pompieri che conquistarono il titolo calcistico di campioni d'Italia nel 1944. La compagine del 42° Corpo dei Vigili del Fuoco di La Spezia di quell'anno trionfò in un torneo che venne disputato in condizioni al limite della sopportazione, in un'Italia divisa e tormentata dalla guerra. Gli unici che riuscirono a sconfiggere il Grande Torino di quei primi anni quaranta dello scorso secolo furono proprio i pompieri di La Spezia. La storia di questa incredibile vicenda non ci può essere raccontata da nessuno dei protagonisti, l'ultimo, Mario Tommaseo, se ne andato il 2 novembre del 2006. Sono Fabrizio Calzia e Paolo Rabajoli, nel documentatissimo libretto: "Lo Scudetto per sempre", per un'iniziativa editoriale del quotidiano "Il Secolo XIX", che ci fanno rivivere le gesta di quei campioni. Gli autori ci riportano agli anni più bui della nostra storia nazionale; Anche La Spezia era stata vittima dei bombardamenti, l'inflazione saliva del 300%, il mercato nero era all'ordine del giorno, il coprifuoco inevitabilmente scoccava alle 21:30, Ma nel Golfo dei Poeti si pensava anche al calcio, sebbene lo stadio "Picco" fosse inagibile e gli "aquilotti" dovessero allenarsi nella lontana Rapallo. La squadra si era rinforzata con Castigliano, poi ceduto al Torino, e con Carapallese, dirottato in seguito al Milan, ma soprattutto arrivò come allenatore Ottavio Barbieri, mitica bandiera del Genoa campione. L'8 settembre 1943 impose nel nord d'Italia una scelta drammatica: o si stava con i Fascisti di Salò, o si diventava partigiani prendendo le strade della montagna. Con l'Italia divisa dal fronte di guerra conosciuto come Linea Gotica, la Federcalcio spostò la propria sede a Milano ed organizzò un "Campionato di divisione nazionale misto" con le regole del Campionato nazionale precedente (1942-43). Il torneo venne diviso in gironi zonali, organizzati in tre fasi regionali le cui vincitrici avrebbero disputato le finali per l'assegnazione del titolo di Campione d'Italia; lo Spezia per motivi logistici venne incluso nel girone D del settore emiliano. La società aquilotta si trovava allora in grave crisi a livello dirigenziale: il presidente Perioli era stato catturato ed inviato nei campi di concentramento in Germania; Semorile, l'unico rimasto, decise di contattare il comandante dei Vigili del Fuoco cittadini, l'ing. Gandino, per allestire una squadra in grado di affrontare il Campionato Alta Italia. L'accordo venne presto raggiunto (in quel drammatico periodo anche la Juventus si era trasformata in Unica ed il Torino in Cisitalia), sotto l'impegno scritto di restituire tutti i giocatori allo Spezia al termine del conflitto, e costituì un ottimo stratagemma per sottrarre i calciatori agli obblighi del servizio militare. La squadra assunse quindi la nuova denominazione VV.F. Spezia, e come allenatore fu ingaggiato Ottavio Barbieri, già tricolore con la maglia del Genoa e giocatore della Nazionale. Molti dei successi arrivarono proprio grazie al rivoluzionario "mezzo-sistema" (che prevedeva l'introduzione del "libero") imparato da Barbieri quando era vice dell'inglese Garbutt, negli anni del Genoa. Per i giovani atleti, fra camicie nere e fazzoletti rossi, le pompe per spegnere l'acqua era la scelta di gran lunga più sicura; così la squadra poté partecipare a un breve ma tormentato torneo fra squadre dell'Alta Italia. Gli spezzini viaggiavano su un'autobotte adattata a mezzo di fortuna dove si potevano anche nascondere generi di prima necessità, come il sale ligure da scambiare con i salami emiliani. Gli "aquilotti" si riposavano nelle caserme dei loro colleghi e potevano pranzare anche con cipolle, fagioli e polenta. Giocavano un calcio maschio e potente tra allarmi per i bombardamenti alleati, rischio di essere prelevati e internati, trasferte lunghe ed imprevedibili. I Vigili del Fuoco di La Spezia vinsero il proprio raggruppamento nel primo turno, il Girone D della Zona Emilia, per poi, sempre nella stessa zona, imporsi anche nella semifinale B davanti a Carpi, Corradini Suzzara e Modena. Nelle qualificazioni internazionali fu il Bologna a cedere il passo ai liguri, che arrivarono così al girone finale per il titolo, che venne disputato a Milano fra il 9 e il 20 luglio. Di fronte agli spezzini due squadre importanti come Venezia e Torino: finì con un pareggio 1-1 contro i veneti, ma l'incontro decisivo fu quello contro i granata, rinforzati da Silvio Piola. L'incontro con i Granata fu davvero epico. La partita fu giocata in un caldissimo pomeriggio di luglio con le maglie bianche sporche e consunte, con tanto di girocollo e le maniche lunghe. Del resto gli "aquilotti" possedevano solo quella divisa per tutto il torneo. Un'aneddoto dice che Vittorio Pozzo, selezionatore del Grande Torino integrato da altri elementi (una vera e propria nazionale approntata per il torneo) prima della partita si avvicinò allo spogliatoio dei pompieri e complimentandosi per essere giunti in finale, prometteva di non infierire troppo. Questo caricò di rabbia agonistica i derisi vigili del fuoco. Gli spezzini scesero in campo con Bani, Persia, Borrini, Amenta, Gramaglia, Scarpato, Rostagno, Tommaseo, Angelini, Tori, Costa. Angelini sigla il vantaggio dei liguri, Piola pareggia, poi ancora Angelini decide il match nel primo tempo. Nel finale la traversa impedì a Valentino Mazzola di cogliere il pareggio. E' il trionfo, perchè nella terza partita il Toro supera il Venezia. I pompieri appresero di aver vinto lo scudetto quando, già sulla strada del ritorno da Milano, seppero che il Toro aveva strapazzato il Venezia 5-2. Ma tutti in quel luglio del 44 pensavano già a salvarsi la pelle ed alle famiglie nelle città bombardate.