Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea 'Giorgio Agosti' - Polo del '900

Quazza Guido

Fondo
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    Fondo
  • Descrizione
    L'archivio di Guido Quazza è risultato di una consapevole costruzione effettuata dal suo produttore, iniziata in anni giovanili e continuata per tutto il corso della sua vita. In un nota manoscritta, conservata tra le carte private, datata 25 luglio 1989 e intitolata "Primo appunto, provvisorio nella formulazione, di testamento di Guido Quazza", è fissata la volontà di destinare a non specificate istituzioni culturali l'intero corpus di documenti costituito dall'archivio e dalla biblioteca, intesi come un insieme indivisibile e separato da ogni altro bene testamentario, insieme ad una definizione puntuale della documentazione raccolta, cioè "un archivio e una biblioteca costruiti giorno per giorno con grande impegno e con costante e intenso sforzo di rappresentare una coerente idea del dovere etico-civile, politico e sociale e una via via sempre più consapevole coscienza del compito dello storico, dell'intellettuale a servizio di tutti, dell'organizzatore e promotore di cultura, dell'appassionato insegnante e responsabile di iniziative per una scuola rinnovata e al passo col vertiginoso sviluppo dell'istruzione di tutti e dell'educazione dell'uomo e del cittadino". Risultano con chiarezza il valore di strumento autobiografico attribuito all'archivio e lo schema mentale che ha guidato l'organizzazione dei documenti, precoce ma sostanzialmente mai abbandonato. Il criterio che ha presieduto alla conservazione delle carte è di tipo "ultraconservativo": corrispondenze, ma anche numerosissimi ritagli di stampa, contratti e estratti conto editoriali, inviti a convegni, carteggi puramente organizzativi, minuti appunti di segreteria, volantini e giornali, e altro fino ai foglietti manoscritti affissi dagli studenti durante le occupazioni delle facoltà universitarie, o alle lettere anonime di minaccia neofascista degli anni Settanta. Nondimeno Quazza ha compiuto su questa smisurata massa di carte l'operazione di selezione - si può parlare opportunamente di "scarto" - propria delle procedure di costruzione degli archivi storici per giungere ad una struttura che gli consentisse di documentare giorno dopo giorno le proprie attività, la rete di rapporti, gli interessi scientifici e politici, i ruoli. Molti dei documenti conservati forniscono indizi interessanti sull'organizzazione originaria delle carte. Fin dagli anni dei primi saggi, durante l'apprendistato universitario, pare definita una partizione logica nell'organizzazione delle carte, quasi una sorta di titolario mentale articolato in una "categoria" per i manoscritti definitivi, una per la corrispondenza e una per i materiali di lavoro. Lo schema si trova applicato, ampliato e maggiormente articolato, per tutto il complesso dei documenti prodotti nel corso delle varie attività e nei diversi anni. Ancora nelle molte tracce che provano una riorganizzazione di parti dell'archivio eseguita negli anni Settanta questo criterio è confermato. Quando questa classificazione è estesa ai documenti prodotti in tutti gli ambiti di attività, sempre più fitti negli anni, la distinzione delle funzioni è mantenuta. Se risultano dispersi i manoscritti o i dattiloscritti passati agli editori per la pubblicazione, Quazza costruisce "serie" per raccogliere i testi di discorsi, conferenze o interventi a convegni; ciò che viene classificato come "Corrispondenza" diviene in realtà, ripartito secondo i diversi ambiti di attività, di storico, di politico, di insegnante - e all'interno di ogni partizione ordinato in stretta sequenza cronologica - la ricostruzione di un'attività documentata non solo attraverso le lettere, ma con una sovrabbondanza di materiali accessori, ritagli di stampa, volantini, inviti, spesso atti o deliberazioni. Il tutto ricondotto all'ambito di un'agire che non prescinde dal ruolo o dalla funzione esercitata, ma che ha come centro le scelte e le azioni personali, dove funzione pubblica e dimensione privata coesistono nella sequenza temporale. Così nella "Corrispondenza" troviamo i carteggi, accuratamente conservati anche per le pratiche più quotidiane e ordinarie, o riguardanti rapporti personali, relativi agli "Scritti", all'"Attività politica", alla "Scuola e Università" (che inizia con le comunicazioni per la borsa di studio vinta del 1937), a "Accademie, Istituti, società" e altri, ivi comprese, sotto la dicitura "Attività politica", le carte riguardanti la partecipazione alla resistenza in Val Sangone, gli atti in altre parole della biografia resistenziale. In anni più recenti, riprendendo il concetto archivistico di "documento allegato", lo storico costituisce una cospicua serie sotto la dicitura "Documenti integrativi", dove non solo compaiono gli atti istituzionali degli enti e degli organismi diretti o presieduti, ma soprattutto quella parte di documentazione ricondotta sicuramente all'attività personale ma più strettamente connessa all'incarico o alla professione. Si trova qui, ad esempio, tutta la documentazione relativa alle oltre quattrocento tesi di laurea seguite nel corso di tutta la carriera universitaria: data, titolo, autore, giudizi, voto conseguito, oppure quella, fondamentale, riguardante l'azione di preside del Magistero torinese nel 1968. Occorre osservare che non sempre può risultare immediatamente comprensibile, soprattutto in sezioni che si riferiscono a ambiti che toccano in una costante tensione il rapporto tra la politica e l'opera di storico e di docente, la rispettiva collocazione dei documenti; ma, se pure si riscontra qualche discrepanza, la costruzione dei fascicoli si conferma tuttavia assai coerente cosicché è lecito ritenere la scelta conseguente a un'intenzione meditata e rigorosa. Pochi mesi dopo la scomparsa di Guido Quazza i familiari, la moglie Marisa Piola, il fratello Mario, le sorelle Ada e Renata e le nipoti Giuliana e Silvia con atto di grande liberalità destinavano l'archivio e la biblioteca al deposito permanente presso l'Istituto piemontese per la storia della resistenza e della società contemporanea, pienamente consapevoli della loro rilevanza nella storia politica e culturale nazionale e nei percorsi della storiografia italiana del dopoguerra, ma altresì della loro radicata "torinesità" e del costante nesso di un impegno e di una riflessione con il momento resistenziale. Al momento di avviare i nostri lavori di ordinamento e di inventariazione il fondo si presentava costituito da tre segmenti distinti, corrispondenti a diversi stadi della classificazione condotta dal possessore. Una prima parte raccoglieva la documentazione già ordinata secondo la struttura sopra descritta, nell'assetto risalente agli anni Settanta. Si trovavano qui gli "Scritti di G. Q.", appunti, abbozzi e testi compiuti, disposti in ordine cronologico con segnatura numerica progressiva all'interno di ogni partizione tematica, significativamente classificati a partire da un primo quaderno di temi risalente alle scuole elementari frequentate a Mantova nel 1929 e, senza soluzione di continuità, archiviati fino al 1994. Ogni testo, costituito in fascicolo a se stante, era riunito in cartelle di cartone, sulle quali erano apposti titolo e estremi cronologici. Dopo i quaderni, che si arrestano nel 1943, le cartelle erano suddivise in "Appunti sul Sei - Settecento", "Appunti sull'Ottocento", "Appunti sul Novecento", Appunti sulla storiografia", "Conferenze su problemi storici", "Discorsi politici", "Conferenze su problemi didattici e della scuola". Accanto ad esse, materialmente collocate nella stessa scaffalatura e ordinate con identico criterio, le raccolte dei "Giudizi su G. Q." e delle "Pubblicazioni", gli scritti editi in parte rilegati in volumi e in parte conservati in cartelle. Seguiva la "Corrispondenza", ripartita in sezioni tematiche relative alle diverse attività: "Corrispondenza, giudizi e recensioni sui lavori", "Collaborazione a enciclopedie e mostre", "Conferenze, discorsi e relazioni", "Collane editoriali", "Riviste", "Commissioni per premi", "Collaborazioni mancate", "Attività politica" (non più proseguita dopo il 1986), "Scuola e università", "Istituti". Essa era custodita in classificatori commerciali, nuovamente numerati all'interno di ogni sezione con cifra araba progressiva e provvisti dell'indicazione della sezione tematica e degli estremi cronologici . Veniva quindi la cospicua "serie" dei "Documenti integrativi", ampia raccolta suddivisa in base alle aree tematiche già presenti nella "Corrispondenza" - mancava per evidenti motivi la sezione relativa agli scritti e ai lavori - secondo una partizione che si presentava costante. Questa parte dell'archivio mostrava un'organizzazione per fascicoli tematici, per "pratiche", o per organismi produttori quando si trattava di raccolte di documenti istituzionali come le serie dei verbali del Senato accademico, del Consiglio di facoltà o del Consiglio generale dell'Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia. Di gran lunga la parte quantitativamente più consistente dell'archivio, in essa si sono rinvenuti i documenti ricevuti o prodotti o in ogni caso connessi ai diversi ruoli istituzionali, il politico nel Psi e nel Psli, il presidente del torinese Circolo della Resistenza, il docente universitario, il preside della facoltà di Magistero di Torino, il promotore di iniziative per il rinnovamento della scuola e l'aggiornamento degli insegnanti quale il Centro interdipartimentale di ricerca didattica e aggiornamento, Cirda, che sempre considerò sua creatura prediletta, il presidente dell'Insmli, il direttore della "Rivista di storia contemporanea". Completavano questa parte le agende e dieci raccoglitori contenenti corrispondenza classificata come "Confidenziale" disposta in ordine alfabetico. Nel 1998 venivano infine trasferiti dalla casa di Mosso Santa Maria 170 faldoni contenenti estratti e ritagli di stampa, classificati "Raccolta di giornali",insieme all'emeroteca e alla collezione di opuscoli . Una seconda parte, di più ridotta consistenza, era costituita da documentazione già selezionata e raccolta in fascicoli con titolazione e data, non ancora destinata alle sezioni già presenti, concernente la presidenza della facoltà di Magistero, il Cirda e la redazione della "Rivista di storia contemporanea". Queste carte, prevalentemente datate tra il 1988 e il 1994, recavano in molti casi l'indicazione della collocazione assegnata definitivamente. Una terza e cospicua sezione era costituita da libri e carte che si trovavano nello studio di Quazza nella sede dell'ateneo torinese, accumulate in scatole di cartone dopo la sua scomparsa e trasportate presso l'abitazione privata. Tutto il materiale, inclassificato o sommariamente suddiviso, era per la maggior parte composto da documentazione ordinaria della presidenza di Magistero tra il 1990 e il 1994. Di fronte ad un'organizzazione delle carte tanto fortemente connotata e alle linee dell'ordinamento primitivo chiaramente riconoscibili l'operazione di riordino dell'archivio doveva affrontare il rapporto tra l'intenzione che lo aveva costruito e la struttura definitiva del fondo tenendo obbligatoriamente conto dello schema mentale che l'autore aveva perseguito, così come era emerso dall'esame delle carte. Si è optato per una soluzione che, mantenendo la struttura funzionale propria della modalità attraverso cui le carte sono state prodotte e messe in relazione all'origine, introducesse un criterio di razionalizzazione, intervenendo soprattutto sul livello delle relazioni gerarchiche tra le diverse parti del fondo. Seguendo questa ipotesi di lavoro abbiamo costituito tre sezioni che per comodità, sebbene impropriamente, continueremo a definire "serie": "Scritti, appunti e materiali di lavoro", "Corrispondenza" e "Documenti integrativi", riprendendo le titolazioni assegnate da Quazza stesso. Al loro interno sono stati ordinati e stabiliti in "sottoserie" i fascicoli organizzati sulla base dei raggruppamenti tematici originari, in modo da preservare la modalità diacronica con la quale ogni insieme era stato costruito; soluzione che ci è parsa la più coerente con l'impianto primitivo e al contempo la più idonea a ricomprendere in modo organico sia le variazioni intervenute nel corso di una costruzione incrementata quasi quotidianamente per più di mezzo secolo sia i fascicoli di nuova costituzione. La documentazione rimasta inclassificata e confusa è stata ordinata per ente produttore e per ordine cronologico in fascicoli disposti in sequenza nelle diverse serie e sottoserie. Nel 2004 la Soprintendenza agli archivi per il Piemonte e la Valle d'Aosta ha dichiarato l'Archivio Guido Quazza bene di interesse storico particolarmente importante, con atto che ha definito anche i vincoli di consultazione richiesti dagli eredi. Si è convenuto di escludere dalla consultazione per un periodo di settanta anni le dieci buste classificate come "Confidenziali", e un fascicolo analogo creato in fase di riordino, in quanto contenenti documenti di natura strettamente privata. Si è inoltre fissato il criterio di massima di considerare riservate - pur non contenendo dati sensibili - le corrispondenze posteriori ai quaranta anni dalla data dei documenti, relative a enti e istituzioni presiedute da Quazza con responsabilità legale e gestionale, in quanto riguardanti questioni interne di enti attualmente esistenti, situazioni personali e circostanze professionali di dipendenti o collaboratori. La corrispondenza riguardante la presidenza di Magistero è consultabile fino al 1969, con uno scarto temporale rispetto al limite ravvisato, in considerazione del rilievo della documentazione concernente la contestazione studentesca del 1968 e l'assenza di carte attinenti a casi personali. La corrispondenza relativa alla presidenza dell'Insmli, carica che Quazza ricoprì dall'aprile 1972 - tuttavia già nel maggio 1967 era entrato a far parte del comitato scientifico - risulta consultabile fino al 1974, comprendendo la fase di discussione e di avvio del progetto di "Ricerca scientifica generale e raccolta generale delle fonti" che fu l'impresa basilare del rinnovato indirizzo culturale e storiografico promosso dal neopresidente. Le agende sono consultabili fino al 1966; motivate esigenze di studio possono autorizzare l'accesso alla documentazione sottoposta a vincolo.