Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea 'Giorgio Agosti' - Polo del '900
Documentazione della Procura Militare della Repubblica presso il Tribunale Militare di Torino concernente crimini nazifascisti (in copia digitale dall'Archivio storico della Camera dei deputati)
Fondo
Tipologia
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Descrizione
La documentazione sui crimini nazifascisti della Procura Militare della Repubblica presso il Tribunale Militare di Torino comprende 362 fascicoli processuali e ulteriori 94 notizie di reato riguardanti crimini commessi dai militari tedeschi e dagli appartenenti alle formazioni paramilitari della Repubblica Sociale Italiana (in particolare Gnr e Brigate nere) contro la popolazione civile e i partigiani dell'Italia del nord-ovest, nel periodo compreso tra il settembre 1943 e l'aprile 1945. Prima di giungere alla Procura Militare di Torino, gli incartamenti in oggetto hanno fatto parte del più vasto "Archivio dei procedimenti contro i criminali di guerra tedeschi" creato nel 1945, su iniziativa della Presidenza del Consiglio dei Ministri, a opera della Procura Generale Militare presso il Tribunale Supremo Militare (con sede in Roma, Palazzo Cesi). Tale Archivio - riguardante crimini nazifascisti avvenuti sull'intero territorio italiano - si componeva, in origine, di 2274 fascicoli ordinati e numerati progressivamente nel "Ruolo Generale dei procedimenti contro i criminali di guerra tedeschi", nonché di decine di denunce non catalogate e non inserite nel Ruolo Generale, conservate in una serie di fascicoli denominati "carteggio vario".
La concentrazione dei fascicoli e delle denunce presso la Procura Generale Militare, per quanto non prevista dalla legge (che, al contrario, assegna esclusivamente alle varie Procure Militari territoriali la competenza a ricevere le notizie di reato e ad avviare l'azione penale), era stata decisa al fine di favorire lo svolgimento di un grande processo contro i criminali di guerra tedeschi, sul modello del Processo di Norimberga. Tramontata, a partire dal 1947, la prospettiva della "Norimberga italiana" e venuta quindi meno la ragione dell'eccezionale concentrazione delle denunce a Palazzo Cesi, la Procura Generale Militare avrebbe dovuto smantellare il proprio Archivio e inviare immediatamente i fascicoli e le denunce del "carteggio vario" alle Procure Militari presenti sul territorio italiano, secondo il principio del locus commissi delicti. In base a tale principio, pertanto, alla Procura Militare torinese avrebbero dovuto essere trasmessi tutti i fascicoli (362) e le denunce del "carteggio vario"" (94) riguardanti i crimini commessi nel suo distretto di competenza, che comprendeva - sino al 2008 - il Piemonte, la Valle d'Aosta, la Liguria (Province di Genova, Imperia e Savona) e la Lombardia (Province di Milano, Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Monza - Pavia, Sondrio e Varese).
Così però non è stato. Fatta eccezione per i fascicoli riguardanti reati minori commessi da militari tedeschi non identificabili (e quindi non processabili) inviati dalla Procura Generale Militare alle Procure Militari nel 1965 (143 fascicoli a Torino), gli altri incartamenti - ivi compresi quelli concernenti eccidi e stragi compiute da militari tedeschi e italiani identificati o identificabili - sono rimasti occultati nei locali della Procura Generale Militare sino al 1994, anno dell'apparentemente casuale rinvenimento dell'Archivio in un locale di Palazzo Cesi. A partire dal 1996, la sconcertante storia dei fascicoli sui crimini nazifascisti occultati per quasi cinquant'anni presso la Procura Generale Militare è balzata agli onori delle cronache, e l' Archivio di Palazzo Cesi è divenuto tristemente noto come l' "armadio della vergogna". La prima inchiesta istituzionale sulla vicenda dell' "armadio della vergogna" è stata quella del Consiglio della Magistratura Militare, cui è seguita un'indagine conoscitiva della Commissione Giustizia della Camera dei deputati (Documento conclusivo approvato in data 6 marzo 2001). Con la legge n.107 del 15 maggio 2003, infine, il Parlamento ha istituito la "Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause dell'occultamento di fascicoli relativi a crimini nazifascisti", i cui lavori si sono conclusi nel 2006 con l'approvazione di due distinte relazioni, quella votata dalla maggioranza di centro-destra a firma dell'On. Enzo Raisi, che ha individuato responsabilità sostanzialmente esclusive della magistratura militare nella vicenda dell'occultamento, e quella votata dalla minoranza di centro-sinistra a firma dell'On. Carlo Carli, che al contrario ha ravvisato anche responsabilità di carattere politico.
A seguito del rinvenimento dell' "armadio della vergogna" e del suo definitivo, (seppur tardivo) smantellamento, materialmente operato da un gruppo di magistrati militari (la cosiddetta "Commissione mista di Palazzo Cesi") nominati dalla Procura Generale Militare presso la Corte di Cassazione (organo succeduto, a seguito della riforma della magistratura militare del 1981, alla Procura Generale Militare presso il Tribunale Supremo Militare) e dalla Procura Generale Militare presso la Corte d'Appello (cui appartengono i locali in cui è stato rinvenuto l'archivio), dal 1994 al 1996 le Procure Militari presenti sul territorio italiano si sono viste trasmettere decine di incartamenti sui crimini nazifascisti.
Alla Procura Militare di Torino sono quindi arrivati, nel triennio 1994-1996, 120 fascicoli e 94 notizie di reato del cosiddetto "carteggio vario". Gli ultimi 98 fascicoli sono giunti a Torino nel 2002.
Il presente Fondo comprende tutti i fascicoli (362) e le notizie di reato (94), relativi a crimini commessi da militari tedeschi e da collaborazionisti italiani nei venti mesi dell'occupazione, inviati dalla Procura Generale Militare alla Procura Militare di Torino nel dopoguerra in tre fasi ben distinte: nel 1965, nel triennio 1994-1996 e nel 2002.
Il Fondo si compone di due Serie, una relativa ai "Procedimenti" (i 362 fascicoli), l'altra relativa alle 94 denunce del "Carteggio vario". Le Serie sono, a loro volta, suddivise in otto Sottoserie.
La Serie Procedimenti è divisa in tre Sottoserie con riguardo alla data di invio dei fascicoli alla Procura Militare di Torino, mentre la Serie Carteggio Vario è suddivisa in cinque Sottoserie con riguardo alla tipologia delle vittime (ferrovieri, carabinieri, civili e partigiani della Provincia di Torino, civili e partigiani della Provincia di Cuneo, altri civili).
Vista la natura dei materiali contenuti negli incartamenti (prevalentemente denunce e atti delle indagini svolte dagli Alleati nell'immediato dopoguerra, pochi atti di indagine delle autorità italiane e pochissime sentenze), è necessario precisare che, fatta eccezione per i pochi procedimenti giunti a sentenza definitiva, per tutti gli altri casi non vi è stato accertamento di responsabilità penale in capo agli indagati, così come non sono stati oggetto di verifica giudiziaria i fatti denunciati. Il Fondo, pertanto, attiene esclusivamente a quella particolare verità "pre-processuale" raccontata dalle denunce e dai fascicoli dell' "armadio della vergogna", quasi mai approdata nelle aule dei Tribunali.