Archivio Ebraico Terracini

Mario Levi (1865-1973)

Fondo
  • Tipologia
    Fondo
  • Data
    1855 - 1973
  • Descrizione
    Il fondo si compone di 15 unità archivistiche contenenti documenti personali e familiari, materiali relativi all'attività politica e alla carriera militare, fotografie e carteggio. Mario Levi (Torino 1898 - 1973), figlio di Giuseppe Enrico Levi e di Ines Levi. Giuseppe Levi era militare di carriera e la famiglia lo seguì nei diversi spostamenti: Mario Levi frequentò le scuole elementari a Como, le scuole medie a Genova, il Ginnasio in Sicilia, a Caltanissetta. Nel 1915, a soli 39 anni, la madre Ines morì di malattia; nello stesso anno Mario Levi, all'età di 17 anni, si iscrisse al Politecnico a Torino. Due anni più tardi venne ammesso al corso allievi ufficiali di complemento del II Reggimento Genio e - sempre nel 1917 - partì per il fronte, così come aveva fatto suo padre all'inizio della Prima guerra mondiale (nel 1918 Giuseppe Enrico Levi venne ferito e fu ricoverato presso l'ospedale Mauriziano di Torino). Finita la guerra, Mario Levi divenne antimilitarista. Tornato a Torino, dove viveva, si iscrisse al Partito Socialista e poi al Partito Comunista, frequentando la Camera del Lavoro e entrando in contatto con l'Ordine Nuovo di Antonio Gramsci, insieme a Umberto Terracini, Angelo Tasca, Renato Ottolenghi, Virginio Debenedetti, Aldo Muggia, Domenico Coggiola, Sandro Artom. Svolse attività di propaganda tra i militari e fondò diverse cellule all'interno delle caserme torinesi di sostegno all'occupazione delle fabbriche. Nel 1920 venne arrestato per propaganda sovversiva, processato e condannato a tre anni di carcere militare con la sospensione del grado. Nel 1923, scontata la pena, si trasferì a Liegi per proseguire gli studi, conseguendo la Laurea in ingegneria industriale-metallurgica nel 1924. Rimase a Liegi fino al 1927, lavorando presso diverse fabbriche; rientrato in Italia, lavorò per un periodo presso le Officine di Savigliano, poi alla Tubi Flessibili e infine alla Tescosa. L'11 giugno 1940 venne arrestato e internato, con l'accusa di essere ebreo e antifascista, nel campo di internamento di Ateleta (L'Aquila), insieme a Clelia Montagnana e Amilcare Levi, e potè rientrare a Torino solo nel luglio 1943, dopo la caduta del governo Mussolini e tre mesi dopo la morte del padre, malato da tempo. A novembre dello stesso anno sposò Carmela Mayo e - a causa delle persecuzioni antiebraiche - la coppia visse in clandestinità con documenti falsi in Val Pellice, a Rorà, condividendo la sorte di numerosi conoscenti ebrei torinesi (Roberto Terracini e Adelina Bohm, Riccardo Debenedetti con la famiglia, Italo e Nina Rossi con la famiglia, le sorelle Amar, Dorino e Paola Levi con la famiglia). Quando a Rorà si formò la 105° Brigata Garibaldi "Carlo Pisacane", Mario Levi collaborò ospitandone le riunioni in casa sua, condividendo la sua esperienza di militanza politica degli anni Venti, tenendo i collegamenti con il CLN di Torino; inoltre, fondò a Luserna San Giovanni la sezione comunista "Paolo Vasario". Dopo la Seconda guerra mondiale, tornato a Torino con la moglie, gli venne affidato dal partito l'incarico di segretario del sindaco comunista Giovanni Roveda. Rimase poi al lavoro presso il Municipio anche durante la successiva amministrazione, con altro incarico. Mario Levi continuò la sua militanza politica nel Partito Comunista Italiano, partecipò ai congressi di Helsinki e di Mosca del Comitato per la pace, organizzò la Consulta popolare di San Donato a Torino (anticipatrice dei Comitati di Quartiere), divenne convinto sostenitore del laicismo. Una volta in pensione, assunse l'incarico di segretario dell'ANPPIA (Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti). Studioso attento e fotografo appassionato, partecipò a diversi concorsi e fu presente con la macchina fotografica e la cinepresa a numerose manifestazioni. Morì di malattia il 22 agosto 1973. Il fondo è stato depositato dalla figlia, Daniela Cosetta Levi, che ha operato un riordino cronologico della documentazione paterna, il cui elenco cartaceo è conservato nel fondo stesso e la cui numerazione è stata riportata nelle schede di unità archivistica. Le descrizioni relative alla documentazione sono confluite - nella maggior parte dei casi - nelle schede di unità archivistica. Le carte coprono complessivamente un arco cronologico che va dalla metà del XIX secolo agli anni Settanta del Novecento. Revisione 2022: Esistono alcune fotografie raccolte a suo tempo nella "Miscellanea fotografica" riconducibili a questo fondo: si tratta di immagini conservate nel faldone 2, busta 5 con i numeri 223-257 e raffigurano il ghetto di Torino.

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