Il fondo si compone di 1 unica unità archivistica contenente fotocopia del diario manoscritto dell'esilio in Svizzera affrontato dalla famiglia Cingoli-Sacerdote nel 1944 e uno scritto di Alberta Cingoli del 1989. Il diario è stato pubblicato in: Alberto Lovatto (a cura di), "Oltre il confine. Diario di una famiglia ebrea", in "L'impegno", a. XV, n. 3, dicembre 1995 - Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nelle province di Biella e Vercelli. Dal saggio introduttivo è stata estratta la citazione che segue. "[ ] La famiglia Cingoli è, a Vercelli, come si usa dire, conosciuta e stimata. Augusto Cingoli, il padre, in società con Aristide Segre, ha un negozio di tessuti in piazza Massimo d'Azeglio [ ]. Muore nel 1942, lasciando la moglie Bianca Bachi e tre figli: Aldo, Vittorio e Alberta. Nel settembre del 1943 i due maschi risiedono a Vercelli mentre la sorella, sposatasi con Alberto Sacerdote, vive a Torino [ ]. Alberto Sacerdote è impiegato a Torino nella cartiera Vita Mayer, proprietà di ebrei, e continua a svolgere il suo lavoro [ ] Aldo Cingoli, la moglie Lydia Segre, il figlio Franco, la nonna materna Gemma Segre, sua sorella Delia, vedova Maroni, ed una anziana persona di servizio, Maria Garzone, di Cavaglià, nell'estate del 1943 si trasferiscono a Quittengo, in valle Cervo, per trascorrervi le vacanze. A fine agosto Aldo Cingoli torna al lavoro a Vercelli, lasciando a Quittengo la famiglia ancora per un breve periodo. Con lui scende in città anche Delia Segre. I due sono a Vercelli quando il 10 settembre vi giungono i tedeschi [ ]. Aldo Cingoli torna a Quittengo. Delia Segre, convinta di potersela cavare da sola, resta a Vercelli. È arrestata e condotta in carcere, prima a Vercelli, poi a Torino, da lì a Milano ed infine al campo di Auschwitz, dove giunge il 6 dicembre 1944 ed è probabilmente uccisa all'arrivo. Secondo gli obblighi di legge imposti agli ebrei, il domicilio di Quittengo era stato regolarmente segnalato dalla famiglia alla Questura vercellese e per questo non è per niente sicuro. Iniziano quindi i trasferimenti [...]. Nel frattempo [...], i Cingoli riescono a procurarsi documenti falsi ed a ritirare anche le tessere annonarie per il pane e per i tabacchi [...]. Decidono quindi di spostarsi a Mucengo, frazione di Pray, in Valsessera, spacciandosi, grazie ai documenti falsi, per sfollati di Torino [...]. Il fratello di Lydia Segre, Giorgio, era da qualche tempo fuggito in Svizzera ed aveva più volte invitato Aldo ad imitarlo. Qualche giorno prima di Natale Cingoli va a Varese per incontrare i "contrabbandieri" che avevano organizzato l'espatrio del cognato [...]. Dopo una lunga attesa la cartolina dei "passatori" arriva ai primi di febbraio e, finalmente, il giorno 17, Aldo Cingoli, sua moglie Lydia, il figlio Franco, di nove anni, e la suocera Gemma Segre trovano rifugio in territorio elvetico. La sorella di Aldo, Alberta Cingoli [ ] vive a Torino. Sposata con Alberto Sacerdote, ha due figli: Franca, di quattro anni, e Sergio, nato il 18 giugno 1943. Immediatamente dopo l'annuncio dell'armistizio la famiglia Sacerdote lascia Torino e va a Quittengo da Aldo, per poi stabilire un primo e più sicuro rifugio ad Acqui, nella casa di campagna di Silvio Timossi, zio di Alberto Sacerdote, dove vivono anche la moglie di Timossi, Aldina Colombo, ed i figli Attilio e Gualtiero. In gennaio il nascondiglio di Acqui sembra non essere più abbastanza sicuro: Silvio Timossi è infatti ricercato per le sue attività antifasciste. La famiglia Sacerdote si trasferisce quindi a Buronzo, ospite della famiglia di Viva Sandra, fidanzata di Vittorio Cingoli, fratello di Alberta ed Aldo. La vita clandestina, le continue fughe, i disagi e due figli piccoli convincono Alberto Sacerdote a seguire i suggerimenti del cognato Aldo ed a prendere anche lui contatti con alcuni "passatori" di Varese per tentare un espatrio [ ]. A loro si unisce anche Bianca Bachi, madre di Alberta [ ]. Il 14 febbraio Alberto Sacerdote, sua moglie Alberta, i due figli Franca e Sergio e la nonna Bianca Bachi iniziano il loro "esodo" per la terra svizzera. Seguendo itinerari diversi, i figli di Augusto Cingoli, Alberta, Aldo e, poco più tardi, Vittorio, trovano così la salvezza. Giunto in territorio elvetico, Alberto scrive il diario del viaggio [...]".