Intervista a Gianfranco De Martini, presidente della Camera di Commercio di Biella dal 1997 al 2002 e dal 2007 al 2012, realizzata nell'ambito del progetto "St.of.fa". L'intervista ripercorre la biografia personale e professionale di De Martini. L'intervistato racconta l'inizio della sua carriera al Cotonificio Olcese da poco acquisito dalla SNIA Viscosa, le esperienze all'estero negli Stati Uniti e in Giappone, al centro di ricerca della Monsanto e della Mitsubishi, l'approdo a Biella nel 1965 dove il padre aveva fondato la Carderia De Martini specializzata in tops per filati fantasia. Il filato fantasia rappresenta il primo ramo di crescita, con l'acquisizione di altre due aziende europee e la concentrazione della produzione nello stabilimento di Cerrione. Il secondo ramo di crescita deriva dall'idea innovativa di introdurre la produzione di filtri per pennarelli e per i profumi che ha reso l'azienda competitiva sul piano internazionale nel settore della produzione di filtri a capillarità controllata e fibre sintetiche per uso tecnico. Analizza la situazione biellese che ha privilegiato la produzione, mentre la distribuzione ha assunto il predominio del mercato globale. Racconta l'ingresso in Confapi, la presidenza di Uniontessile a metà degli anni '70 e la fusione con Confindustria a livello biellese, passando poi ad analizzare il periodo della sua prima presidenza della Camera di Commercio Industria e Artigianato di Biella con l'obiettivo di mantenere la forza del distretto tessile, ripercorrendo anche le difficoltà di individuare una strada unitaria e soffermandosi sul rapporto da produzione e confezione. De Martini esprime la propria visione sul futuro del tessile e sul ruolo che dovrà avere la politica nel facilitare il lavoro delle imprese e nel ripensare la normativa europea in chiave semplificativa anzichè appesantirla come avviene oggi in Italia. Affronta il tema della contrattazione sindacale, vissuta nell'arco della sua evoluzione degli ultimi decenni, sottolineando l'importanza della chiarezza delle posizioni e dell'equilibrio e la duttilità del sistema Biella negli accordi, che è diventato un modello. Conclude analizzando il distretto industriale e il suo valore aggiunto; la lentezza dell'Europa nell'affrontare la re-industrializzazione.