Fondazione Istituto piemontese Antonio Gramsci di Torino - Polo del '900

Copia di lettera non firmata a Mario Montagnana, [Le Vernet] 10 ottobre 1941

Documento
  • Segnatura archivistica

    5

  • Data

    10/10/1941

  • Consistenza

    2 carta
    2 pagina

  • Contenuto

    […] Un po’ di notizie ancora su noi e sulla nostra vita. Qualche giorno dopo la lettera di Giovanni, un’altra settantina di amici sono partiti per l’Italia. A parte quelli che non possono, per una ragione o per l’altra, far ristorno al loro paese, restano ancora un’ottantina di elementi che ci auguriamo partano al più presto. Il morale di coloro che sono rientrati, così come di quelli che attendono il loro turno è buono.
    Le condizioni di vita sono sempre dure, molto più dure di un anno fa. Ma si finisce col farci il callo, specie quando si è dei vecchi galeotti, e quando si ha una tale fiducia nell’avvenire che anche qualche annetto ancora di attesa non ci fa affatto paura. Che cosa sono le nostre sofferenze, che cosa sono uno, due, tre anni di fronte alla posta della partita che si sta giuocando e da cui dipende il destino stesso del mondo? […] A proposito di ciò che ci hai scritto – e che hai ripetuto anche a Franz che ha ricevuto e ti ringrazia – noi pensiamo che sia possibile aiutarci anche se non vi riuscirà di inviarci dei pacchi o dei vestiti o del denaro. Se voi farete sapere al mondo in che condizioni viviamo, che cosa mangiamo, quali sono le nostre prospettive – ebbene ciò sarà così importante come il mandarci degli aiuti. Naturalmente anche questi ci sarebbero utili, non vogliamo negarlo. Occorrerebbe organizzar meglio e sovrattutto controllare l’invio dei pacchi dal Portogallo […]. Circa la nostra partenza nulla di nuovo. Evidentemente siamo degli ostaggi e non vogliono mollarci. […] Inutile dirti che la più grande fraternità ha regnato e regna tra noi e che non il più piccolo incidente ha turbato mai l’atmosfera che è la stessa di quando ci eravate voi. Si legge, si studia, si discute, ci si aiuta scambievolmente. La sera si giuoca allo scopone dove Giovanni e io ci siamo dimostrati imbattibili. Gli scacchi invece sono in ribasso, quasi nessuno li giuoca più. […]
    Dattiloscritto.


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