Fondazione Istituto piemontese Antonio Gramsci di Torino

Comizio di Egidio Sulotto in Piazza Castello

Fotografia
  • Numero di catalogo

    R0754246

  • Data

    1951

  • Soggetto

    [Egidio Sulotto nasce a Torino il 13 settembre 1908 da Camillo, calzolaio, e Seconda Perucca, domestica. Diplomatosi nel 1924 alla Scuola Industriale di II grado di Torino con la qualifica di disegnatore progettista, viene assunto nel 1925 prima alla Nebiolo Sezione Macchine e poi alla Fiat Lingotto.
    Dopo una giovanile infatuazione per il movimento anarchico, si avvicina al comunismo, seguendo in questo l’esempio del padre, anche se come semplice simpatizzante (si iscriverà al Pci solo nel 1944). Ciò non gli evita comunque di subire un arresto dalla polizia fascista nel corso del 1939 per propaganda comunista, originato da una denuncia ai suoi danni da parte di alcuni colleghi di lavoro. Le accuse nei suoi confronti cadono però molto presto: dopo sole due settimane di detenzione presso le carceri Nuove di Torino viene rimesso in libertà.
    Durante la guerra partigiana entra a far parte della XIIª brigata Sap e del Cln aziendale della Fiat Mirafiori; dopo la fine del conflitto viene nominato segretario del Consiglio di gestione della stessa azienda. Nel 1946 viene eletto consigliere comunale a Torino nelle liste del Pci, carica che manterrà fino al 1964.
    Licenziato dalla Fiat nel 1949, diventa sindacalista a tempo pieno: nello stesso anno viene eletto segretario della Fiom provinciale, carica che ricopre fino al 1952, quando va a guidare la Camera del lavoro di Torino, dove resterà fino al 1958, periodo caratterizzato da una forte conflittualità tra capitale e lavoro.
    Il suo nome in questa fase è legato, tra le altre cose, alla progettazione nel 1952 di un modello di automobile utilitaria, la celebre “vetturetta”, che anticipa il lancio della Seicento, interamente ideata e costruita da operai comunisti, simbolo della orgogliosa rivendicazione della autonoma capacità produttiva della classe operaia torinese.
    Nel 1958 viene eletto alla Camera dei deputati, sempre nelle file comuniste, venendo riconfermato nelle due successive legislature (1963-1968 e 1968-1972): in questa sede si occuperà in particolare di questioni relative al mondo del lavoro.
    Dopo la fine dell’esperienza parlamentare ricoprirà numerose cariche, tra cui quelle di membro del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro e di vicepresidente dell’Istituto autonomo case popolari di Torino.
    Muore a Torino il 2 dicembre 1999. (http://www.museotorino.it/view/s/b794346596d049688fd4573f9f75c275)]

    [1950: La Nebiolo è in difficoltà per mancanza di liquidità. A giugno il C. di A. si dimette perché le banche non rinnovano i fidi. Roccatagliata viene sostituito, come A.D., da Alberto Gioannini –in sostanza, un uomo imposto dalle banche creditrici con l’unica funzione di recuperare in fretta i fondi erogati. Presidente della società resta Eugenio Marsaglia. 
    Per gli operai sono momenti duri, i salari non arrivano. Le banche, per assumere il controllo totale dell'azienda, fanno il gioco al massacro. La Nebiolo viene affidata ad amministratori giudiziari che varano un programma di risanamento, che prevede un ridimensionamento produttivo (compresa la vendita dello stabilimento argentino) e la riduzione dell'occupazione.
    1951: Continuano le difficoltà della Nebiolo. Troppe macchine utensili e tipografiche restano invendute: pertanto la direzione decide di praticare una riduzione d’orario. Grazie ad una legge dovuta alla mobilitazione di parlamentari piemontesi, la Nebiolo può accedere ad un finanziamento agevolato I.M.I. di 2.000.000.000 di £. L’erogazione dei fondi, però, non è immediata e, per ottenerla, occorrono diversi aumenti di capitale. A fine anno, viene nominato il nuovo C.di A. Presidente diviene Pier Antonio Milone e Vice-Presidente Emilio Bachi. Il nuovo Direttore Generale è Donato Cattaneo, un dirigente imposto dall’I.M.I. Il nuovo C.di A. chiede al tribunale di Torino l’ammissione della procedura di amministrazione controllata, a causa dell’esaurimento delle risorse finanziarie e del minaccioso premere d’azioni esecutive da parte dei creditori.
    Gli operai si mobilitano contro riduzioni d'orario e licenziamenti. A maggio, tutti i lavoratori della Società manifestano in Piazza Castello; in giugno, è indetto uno sciopero generale di tutti i metallurgici torinesi in sostegno alle maestranze Nebiolo – Filp – Savant e Officine di Savigliano. Nonostante ciò, in ottobre la Prefettura comunica ai Ministeri degli Interni, dell’Industria e del Lavoro che gli Amministratori Giudiziari della Nebiolo licenzieranno i 980 dipendenti già sospesi ed altri 250 impiegati.
    In questo stesso anno, inzia la catena di vicende giudiziarie che riguardano le amministrazioni passate e presenti della Nebiolo, che si svolge per tutti gli anni '50. L'ex A.D. Roccatagliata viene rinviato a giudizio con varie imputazioni, la più grave delle quali è di aver falsificato il bilancio dell'anno 1948 dichiarando un utile inesistente. Roccatagliata -che si professerà sempre innocente- verrà prima condannato a 2 anni e 4 mesi di reclusione (1957), poi assolto in appello (1959).
    1952: la Nebiolo è ufficialmente in regime di amministrazione controllata. Il commissario giudiziale, Ignazio Cerri, individua nella crisi si sovrapproduzione verificatasi nel 1949 la causa principale delle difficoltà dell'azienda. 
    A marzo, viene finalmente stipulato il contratto di finanziamento IMI per un importo di 2.000.000.000 d £. A garanzia della somma concessa, l'IMI ha acceso un'ipoteca per la complessiva somma di 2.600.000.000 £ su tutti i beni (immobili, macchinari, concessioni) di proprietà della società Nebiolo. In pratica, d'ora in poi sarà l'IMI a controllare l'azienda. A settembre viene eletto il nuovo C. di A.: Pier Antonio Milone e Donato Cattaneo vengono riconfermati presidente e direttore generale della Nebiolo.
    La dirigenza procede implacabile nell'opera di riorganizzazione dell'azienda. A partire da marzo vengono inviate lettere di licenziamento a centinaia di operai e a decine di impiegati degli stabilimenti di Rivoli, Collegno, Torino (via Boggio). I lavoratori reagiscono con scioperi e manifestazioni. 
    A novembre, la Direzione decide di chiudere gli stabilimenti di Rivoli (ex "Fast") e di Collegno ("Regina Margherita"). Gli stabilimenti vengono occupati. La Cisl tenta una mediazione: interviene presso il ministro del lavoro Rubinacci (VII governo De Gasperi) per scongiurare i licenziamenti. Ma non sortisce alcun effetto: l'Azienda ribadisce che 138 operai su 144 a Rivoli, e 73 su 85 a Collegno, dovranno lasciare il lavoro. Negli stabilimenti occupati, gli operai licenziati continuano a lavorare, anche senza energia elettrica.
    1953: gennaio: a seguito di una denuncia presentata dalla Società, il Pretore ordina lo sgombero dello stabilimento di Rivoli. Luglio: la direzione della Società, nell’ambito del piano di riequilibrio economico, annuncia l’annullamento di indennità di mensa, premio biennale di anzianità, paga di posto, indennità latte; la Fonderia scende immediatamente in sciopero. Settembre: la Fonderia Caratteri entra in sciopero, per una vertenza sul premio di produzione. 
    Viene proposta la realizzazione di un film sulla stagione degli scioperi, avente per titolo “La difesa della Nebiolo”; il film, però, non sarà mai realizzato. 
    La situazione economica dell'azienda tende un po' alla volta a normalizzarsi.
    (da https://sites.google.com/site/sentileranechecantano/schede/storie-e-vertenze-aziendali-2/fabbriche-a-torino/nebiolo)]
    Nebiolo; Scioperi; Operai; Sindacalisti

  • Iscrizioni

    nota manoscritta
    Piazza Castello 1951
    Nebiolo/Savigliano
    Comizio di Egidio Sullotto [Sic]

  • Oggetto

    bianco/nero

  • Formato

    12,5x19

  • Consistenza

    esemplare di serie 1

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