Nell’intervista Albina Lusso racconta della sua militanza nel PCI e nella Resistenza. Di famiglia non politicizzata (anche se il padre era un simpatizzante socialista), Albina inizia a lavorare in una maglieria con altre 700/800 operaie per 10 ore al giorno in condizioni ambientali estremamente difficili (ogni anno diverse operaie venivano ricoverate in sanatorio). Il suo primo incontro con la politica avviene nel 1917 durante gli scioperi per il pane e per la pace, quando la polizia a cavallo uccide la sua amica e compagna di lavoro e ferisce gravemente la cugina che era con lei a Porta Palazzo. Nel 1919 all’età di 17 anni, partecipa a una conferenza di Rita Montagnana sul suo viaggio in Russia. Questo la colpisce e la convince ad iscriversi ed a frequentare il circolo giovanile socialista “Oltrepo’” in via Casalborgone 7. Seguono i racconti sulla vita del circolo, sulle compagne, sui volantinaggio della domenica, sugli incontri con Gramsci, sulla presenza di spie. Nel 1921 aderisce al nascente partito comunista. Dopo gli scioperi del 1943 partecipa, per iniziativa di Lia Corinaldi, ai “Gruppi di difesa della donna” per l’esperienza acquisita come infermiera, quindi, durante l’insurrezione del 1945, trasforma la sua casa in un ambulatorio. Nell’inverno del 1945 conosce un giovane fascista di via Asti che per soldi le vende prima un fucile con munizioni e successivamente altre armi che lei nasconde in attesa dell’insurrezione. Il giovane poco prima del 25 Aprile decide di unirsi ai partigiani e sarà ucciso in combattimento a Courgnè. Segue il racconto della storia del figlio (?) partigiano fortunosamente scampato a tutte le traversie della guerra.