Fondazione Istituto piemontese Antonio Gramsci di Torino

Giorgina Levi intervista Paolo Cirio e Carlo Filippa sul Lingotto e sulla vicenda di villa Robilant

Audiovisivo
  • Segnatura definitiva

    Fipag/GA_Levi/Audio, raccoglitore 3, audiocassetta 2

  • Durata

    1 ora, 22 minuti, 51 secondi

  • CRONOLOGIA* E ALTRE DATAZIONI

    • Definizione cronologica senza data

  • Descrizione

    Paolo Cirio era operaio calderaio/battilastra al Lingotto, segretario politico della locale sezione del PCI e, dal 1949, era diventato gestore, vicepresidente ed economo del Circolo Franco Barale (operaio del Lingotto e partigiano) presso la villa Robilant, proprietà della FIAT. La Villa era stata fortemente bombardata e la FIAT ne aveva concesso l’uso agli operai che si erano occupati di tutti i lavori di ristrutturazione. Il Partito pagava, attraverso Battista Santhià, un affitto simbolico. Cirio si sofferma poi sui rapporti tra Circolo e partito e sulle difficoltà economiche. L’intervista si chiude con il racconto dello sfratto, nel Luglio del 1951; Cirio ricorda di aver chiesto aiuto a Santhià, che tuttavia non aveva potuto fare nulla (nel dicembre dello stesso anno venne licenziato) e la Fiat fu irremovibile: pagò agli operai un risarcimento forfettario per i lavori edili svolti e concesse solo una breve proroga per poter spostare materiali e vino nelle cantine dei compagni. La villa e le strutture adiacenti vennero completamente demolite e il sito venne trasformato in un deposito carburanti della Petrol Caltex. Carlo Filippa nel 1920 era segretario giovanile del fascio socialista a borgata Tetti Varrò (dove c’è lo stadio comunale) e faceva il carrettiere e trasportava sabbia e terra del Po nei cantieri. Ricorda le grandi cascine che esistevano in zona Lingotto (Rissone, Spluva e Ceresa), le osterie, le botteghe artigiane, le lavandaie ed i contadini che lavoravano nelle cascine. Ricorda, alla confluenza del Sangone con il Po le spiagge e due traghetti (uno per Moncalieri attraversando il Sangone e l’altro per il Fioccardo attraversando il Po) e un ponte di legno tra il ponte Isabella ed il ponte Balbis costruito per l’esposizione del 1911.
    Tutte e due le interviste sono in piemontese

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