Giorgina Levi intervista Iginio Ariemma sulla 29° sezione del PCI a Torino Lingotto. L’intervista può essere suddivisa in due blocchi. Nel primo blocco Ariemma parla della situazione di isolamento del PCI negli anni ’50. In quel periodo molti circoli tra cui il Robilant vennero chiusi, senza che venisse registrata alcuna resistenza. Mancò un’iniziativa politica concreta sul territorio e si continuò con una propaganda molto generica sul programma e sugli ideali del partito; momenti di vivacità maggiore vennero registrati solo e sempre su fatti nazionali e internazionali (ad esempio le iniziative contro la legge truffa e sui fatti d’Ungheria).
L’unica iniziativa del PCI al Lingotto in quegli anni fu la nascita della casa del popolo di via Praciosa.
A partire dall’inizio degli anni ’60 la situazione cambiò: a seguito dell’aumento della popolazione a Torino e dei lavori di Italia ’61, il Lingotto cambiò volto. In quegli anni si registrarono anche i primi accenni di rilancio dell’attività del Partito. Ariemma, a questo proposito, ricorda la lotta all’Emanuel, alla barriera di Nizza, che vedeva, per la prima volta, accanto alle rivendicazioni di carattere salariale, la lotta per abolizione dei contratti a termine. Questa iniziativa sancì una nuova unità tra operai già insediati a Torino da lungo tempo e operai meridionali che venivano assunti con contratti a termine. Ariemma ripercorre poi brevemente la storia delle lotte alla RIV di Barriera di Nizza e degli scioperi contrattuali alla Fiat del 1962-1963. Furono gli anni che videro anche un cambiamento del gruppo dirigente del partito e la sconfitta delle posizioni massimaliste nella sezione. Entrarono nuove leve e si lanciarono nuove iniziative al Lingotto sulla casa, sull’immigrazione e sulla costituzione dell’ente Regione con l’ingresso nel partito di quadri dirigenti anche meridionali. Furono gli anni in cui si rafforzò il giornale “la Voce” sotto la guida di Elio Marchiaro (sindaco di Nichelino), Iginio Ariemma stesso e Gildo Magnani (operaio Emanuel) e in cui iniziarono i rapporti tra i giovani della FGCI e quelli dell’Associazione Cattolica realizzando una serie di iniziative comuni sulla pace.
La trasformazione nel partito portò anche a un intervento di ristrutturazione del circolo di via Praciosa che doveva diventare una nuova Casa del Popolo più bella, più ampia ed accogliente che vide la partecipazione di tanti giovani (1967-1968). La seconda parte dell’intervista è incentrata sulla questione della casa e degli immigrati al Lingotto. Ariemma ricorda che negli anni ‘50 vi fu al Lingotto un primo grande intervento edilizio: venne costruito un agglomerato di case senza nessun piano regolatore in una zona chiamata Zona Corea, mentre gruppi di immigrati meridionali si stanziavano lungo le rive del Po e del Sangone, costruendo baracche con materiale ricavato dalle discariche industriali esistenti. Successivamente, tra via Nizza e via Genova, vennero costruite le case Fiat attorno all’oratorio Agnelli. In queste palazzine andarono ad abitare molti polani ed istriani, dipendenti Fiat di orientamento fascista, usati poi in funzione antisciopero.
Tra il 1960 e il 1964 il volto del Lingotto cambiò: con la grande immigrazione dal sud vennero costruite altre case in corso Maroncelli, in zone Millefonti dove si installarono ceti impiegatizi e di piccola borghesia.
Dello stesso periodo è lo sviluppo delle casette intorno alla sede del Circolo anni ’60, già in territorio di Moncalieri. L’intervista si conclude con un commento sulla situazione del circolo e le prospettive per il futuro.