Michele Ferro è figlio di soci fondatori da parte di padre e di madre; ricorda che la società era nata per il mutuo aiuto di tutti i soci, scopo mantenuto nel corso degli anni. Ricorda che la società è sempre stata per ambo i sessi, tuttavia le donne, che potevano anche essere presenti nel consiglio, partecipavano poco alle discussioni. I soci appartenevano fondamentalmente alla classe operaia; per statuto coloro i quali ricoprivano ruoli di comando nelle fabbriche non potevano far parte del direttivo. Giorgina Levi sollecita l’intervistato sul tema delle feste e in generale sull’aspetto ricreativo e culturale della Società. Ferro ricorda che, nel 1960, era stata aperta una piccola biblioteca, ma, in assenza di una gestione corretta, il patrimonio librario è andato ben presto disperso. Successivamente si sofferma sull’organizzazione del lavoro nella Società, basata principalmente sul volontariato, che tuttavia, negli anni, ha dimostrato tutti i suoi limiti. Ferro viene poi interrogato sugli anni del fascismo e sull’atmosfera nel circolo all’indomani della Liberazione. L’intervista si conclude con alcuni accenni alla partecipazione alla vita del circolo delle nuove generazioni.