Elia Yedid Levi nacque a Beirut il 13 dicembre 1905. Il nonno era di origine livornese e si era trasferito nella Palestina del mandato britannico alla fine dell’800. Elia con la famiglia restò nella capitale del Libano fino al 1914, quando, allo scoppio della prima guerra mondiale, vennero espulsi, come il resto della comunità ebraica italiana residente in Libano, in quanto parte di una nazione nemica. Gli Yedid Levi si rifugiarono al Cairo in Egitto, perdendo tutti i propri beni. Nel paese, tra Il Cairo e Alessandria, esisteva una grande comunità ebraica di circa 80.000 persone, per lo più sefardita. Lui divenne rappresentante di prodotti farmaceutici. Circa quarant’anni dopo, nel 1956, in seguito alla crisi del canale di Suez, Elia Yedid Levi fu costretto a lasciare l’Egitto, con le stesse modalità. Giunse in Italia come profugo e si stabilì prima a Roma poi a Milano ed infine a Torino dove lavorò come rappresentante per il Piemonte dell’industria farmaceutica per la quale aveva lavorato in Egitto. A Torino fu anche hazan, ossia cantore, presso la locale sinagoga. A questo punto dell’intervista, Yedid Levi, canta alcuni brani in ebraico: un brano di Shaharit, la preghiera del mattino; un canto relativo all’episodio della separazione delle acque del mar Rosso durante l’Esodo; “Lecha dodi”, uno dei canti della Tefillah del venerdì sera. Segue un canto di donna ed infine Yedid Levi legge un brano della Parasha relativa alla legatura di Isacco.