Fondazione Istituto piemontese Antonio Gramsci di Torino - Polo del '900

Giorgina Levi intervista a Ivrea tre operai della Olivetti sull’associazionismo operaio nel Canavese

Audiovisivo
  • Segnatura definitiva

    Fipag/GA_Levi/Audio, raccoglitore 5, audiocassetta 10.2

  • Durata

    45 minuti, 10 secondi

  • CRONOLOGIA* E ALTRE DATAZIONI

    • Definizione cronologica 20 febbraio 1980
    • Datazione * 20 febbraio 1980

  • Descrizione

    Giorgina Levi, il 20 febbraio 1980 intervista a Ivrea Giuseppe Grosso, Silla Cervato e Mario Paghero, tre operai della Olivetti sull’associazionismo operaio nel canavese. L’intervista ha inizio con un breve cenno sull’organizzazione di Rinascita che, dal 1945, promosse nel Canavese attività sportive utilizzando la sede del partito comunista di Ivrea, locale espropriato, dopo la guerra, agli Zanzi, condannati per collaborazionismo. Si ricordano le attività sportive come la boxe, il ciclismo, lo sci, la pesca sportiva ed anche, in misura minore, il calcio. Nel 1946 in zona Monteferrando fu organizzata, proprio da Rinascita, la “festa dei Lavoratori” cui parteciparono circa 16.000 persone. La zona di Monteferrando, dove si trovava un grande parco, era stata usata dalla Olivetti sin dal 1936 per i circoli dopolavoristici. Nel corso dell’intervista vengono ricordati alcuni dei segretari della sezione PCI: Bertotto, Gamba e Bajardi. Il racconto prosegue con una digressione sull’esperienza della Cooperativa Olivetti. Durante la guerra, dopo l’8 settembre 1943, la Olivetti costruì uno spaccio interno alla fabbrica, in grado di vendere ai dipendenti derrate a prezzi particolarmente convenienti. Nel 1946 lo spaccio venne trasformato in cooperativa dei lavoratori con l’assenso di Olivetti, che per altro, vi aveva partecipato attivamente con la cessione dei macchinari, l’uso a titolo gratuito dei locali e l’acquisto di quote. La cooperativa, in cui si vendeva un po’ di tutto, dagli alimentari al vestiario, era gestita da un direttivo di lavoratori, quasi tutti appartenenti al PCI. La cooperativa, che per un certo periodo di tempo riuscì a calmierare i prezzi nel Canavese, espandendosi sul territorio, ben presto arrivò sull’orlo del fallimento per l’inesperienza dei lavoratori, la cattiva gestione da parte della dirigenza, la malafede di alcuni e l’ostracismo dei negozianti di Ivrea. Solo l’intervento finanziario di Olivetti la salvò del vero e proprio fallimento. Si passa quindi a delineare quali fossero le attività ricreative di fabbrica. Già prima della guerra, attività ricreative erano gestite da un organismo apposito, che tuttavia aveva un programma piuttosto limitato. Subito dopo la guerra venne costituito il CSRO, Centro Sportivo Ricreativo Olivetti, grazie alla collaborazione tra il Comitato di Gestione e la direzione della fabbrica. Nell’ambito del Centro sportivo venne poi costituito il GSRO, che aveva una sezione per ogni attività: vengono ricordate le sezioni montagna e sci, le sezioni pesca sport, atletica e tennis. Ogni sezione aveva una sua organizzazione (in parte eletta dai lavoratori e in parte nominata da Olivetti) ed elaborava un piano di iniziative annuali. I finanziamenti provenivano in parte dalla direzione della fabbrica ed in parte dalle tessere dei soci e dalle iscrizioni alle diverse attività e gare. Esisteva anche una sede fisica dove gli iscritti potevano ritrovarsi, giocare a carte e a biliardo. Le attività proseguirono con un certo ritmo finché la Olivetti finanziò il centro; successivamente, quando affiorarono i problemi economici, le attività vennero ristrette al puro settore ricreativo interno. Esisteva poi la Sezione Cultura che organizzava iniziative come conferenze e incontri (anche durante l’orario di mensa), gestiva la biblioteca centrale (che poi è diventata, per larga parte, la biblioteca civica di Ivrea) e le bibliotechine mobili e gite di carattere istruttivo. La sezione tuttavia era fortemente influenzata, nell’indirizzo politico e ideologico, da Olivetti e spesso gli operai che facevano riferimento al PCI non vi si riconoscevano. Questa caratteristica divenne deflagrante con la nascita del movimento di Comunità nel 1956, di cui gli intervistati forniscono un breve profilo. Il movimento Comunità venne creato nel 1947 da Adriano Olivetti e si presentò alle elezioni politiche nel 1958, ma non ottenne il successo auspicato e nei successivi due anni sparì. Il movimento era fondamentalmente culturale affiancato da intellettuali di sinistra. Nel dopoguerra esistevano tre giornali di fabbrica: Comunità di fabbrica, il Tasto (giornale della cooperativa) ed il Giornale della CISL. “Il Tasto” quindicinale, venne fondato nel 1952, a seguito di un concorso tra i lavoratori e continuò le pubblicazioni fino al 1962. Il giornale, gestito nei primi anni dagli operai e poi controllato dal sindacato, fu di fatto l’unica voce di opposizione. A pagamento e a diffusione interna, il Tasto arrivò ad una tiratura di 3-4000 copie. Quando si arrivò all’unità sindacale, il giornale non venne più pubblicato in attesa di un periodico di impostazione unitaria. Gli intervistati parlano quindi delle altre esperienze di circoli nel Canavese. Ricordano la Cantina sociale per agricoltori e viticoltori delle Serre; l’Associazione dei contadini e allevatori di Montalenghe; Centro comunitario di Palazzo; le Società di mutuo soccorso e cooperative nell’Alto Canavese (Valperga, Cuorgné, Pont Canavese, Forno Canavese, Rivara), il Centro comunitario Canavesano che di fatto fungeva da coordinamento di tutte le attività sociali del territorio. Una gran parte delle iniziative hanno avuto una vita legata alle sovvenzioni di Olivetti. A questo proposito, nell’intervista è costante il riferimento alla contrapposizione tra le istanze culturali del movimento operaio e quelle borghesi, rappresentate dalla cultura paternalistica di Adriano Olivetti. Si ricordano infine alcune delle personalità legate all’entourage Olivetti: Libero Bigiaretti e Volponi che erano i coordinatori delle attività culturali Olivetti; Fichera (uno dei direttori del Centro Culturale Olivetti); Geno Pampaloni; Franco Momigliano (che non condivideva assolutamente l’idea comunitaria, ma lavorava con Olivetti in ambito sindacale); Luciana Nissim. L’intervista termina con un breve consuntivo sull’esperienza di Comunità.


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