La figura di Carlo Donat-Cattin, e per riflesso il suo archivio personale, rappresenta un tassello notevole per la comprensione della storia che, procedendo dalla costruzione dell’Italia repubblicana, percorre tutta la seconda metà del Novecento, passando attraverso i mutamenti politici, economici e sociali – a volte determinandoli – e gli eventi di snodo della storia nazionale ed europea.
La parola che guida la vita di Donat-Cattin è partecipazione attiva, dalla Resistenza, al sindacato, alla politica, al governo: segretario provinciale della Cisl torinese, consigliere comunale e provinciale di Torino, deputato, sottosegretario di Stato alle Partecipazioni statali, ministro del Lavoro, del Mezzogiorno, dell’Industria e della Sanità, senatore; leader della sinistra democristiana, fondatore della corrente di Forze nuove, vicesegretario della Dc, autore dello storico «preambolo» del 1980.
Il suo archivio ne rappresenta il temperamento impetuoso, attento a una operatività sempre declinata al presente, noncurante di una organizzazione della propria memoria per i posteri: un complesso di documenti di lavoro, destinati allo svolgimento quotidiano della sua attività, finalizzati alla soluzione del tema sul tavolo nella successione dei suoi incarichi.
Anche la natura della formazione dell’archivio – risultato dell’aggregazione, dopo la scomparsa di Donat-Cattin, delle carte provenienti dall’ultimo ufficio romano con quelle dell’ufficio torinese – ne spiega il carattere, fatto di discontinuità, lacune, dispersioni, accanto a sezioni per converso ricche e ben documentate.
La composizione del fondo archivistico è varia, costituita da carte più strettamente private, da carte ufficiose e da carte ufficiali; da corrispondenza, appunti, relazioni, bozze e minute, materiale preparatorio per interventi e discorsi in occasione di convegni, congressi e incontri; da giornali, ritagli di giornale e materiali di studio utilizzati quale strumento di lavoro; da fotografie e audiovisivi. Come spesso accade negli archivi personali, l’archivio trova il suo elemento caratterizzante nella corrispondenza: sono più di un migliaio, infatti, le lettere conservate, per un arco cronologico che va dal 1942 alla morte; il carteggio, composto delle lettere ricevute ma anche di molte preziose minute con cittadini e con i principali attori della storia politica e sociale del secondo Novecento, offre elementi di grande interesse per far luce sugli scambi non ufficiali e sugli orientamenti autentici che preludono ai processi decisionali, documentati poi dalle fonti istituzionali.
Il valore dell'archivio, oltre a quello naturale di documentare vita e azione di Donat-Cattin, risiede nell'aver conservato carte relative alla storia del partito e del sindacato torinese e dei legami con i vertici nazionali, per gli anni '40 e '50 del Novecento. Si tratta di documentazione non continuativa, ma importantissima nella sua unicità – è noto come la dispersione, la perdita, e l'inconsapevolezza dell'esistenza di queste fonti sia uno dei problemi per lo studio della storia politica del secolo scorso.
L’Archivio è stato riconosciuto dallo Stato “di notevole interesse storico in quanto costituisce una fonte di cospicua importanza per la storia delle correnti politiche e sindacali di ispirazione cattolica in Piemonte e sul piano nazionale”.
L’archivio, organizzato in 10 aree tematiche, è composto di 1695 unità semplici e complesse, 210 schede descrittive F e FF (fotografia e fotografia - aggregazione per un corpus di un migliaio di fotografie), 8 schede audiovisive per un arco cronologico che va dal 1930 al 1991.